La Cassazione, con ordinanza numero 12142/2024, ha confermato la legittimità del licenziamento di un lavoratore che aveva pubblicato un post offensivo nei confronti della sua azienda su Facebook.
Nonostante l’ex dipendente avesse rimosso il post e contestato la validità delle prove presentate dall’azienda, la Corte ha ritenuto che la condotta fosse grave e meritasse il licenziamento. La diffusione di un messaggio diffamatorio su una piattaforma social come Facebook, anche se inizialmente visibile solo ad un cerchio ristretto di persone, ha una potenzialità virale che può danneggiare gravemente l’immagine dell’azienda.
La Cassazione ha sottolineato come la rimozione del post non sia sufficiente a riparare al danno causato e che la potenzialità diffamatoria del messaggio sia sufficiente a giustificare il licenziamento.
Questa sentenza conferma la necessità per i lavoratori di prestare la massima attenzione a ciò che pubblicano sui social media, soprattutto quando riguarda il proprio datore di lavoro. Un commento avventato può infatti avere conseguenze molto gravi sulla propria carriera professionale.
Iscriviti al canale Telegram di Servicematica
Notizie, aggiornamenti ed interruzioni. Tutto in tempo reale.
LEGGI ANCHE

Rapporto GRECO, Nordio: “L’Italia ha un robusto sistema di norme anticorruzione”
Nel rapporto viene evidenziato che “la posizione dell’Italia nei sondaggi dell’opinione pubblica è leggermente migliorata negli ultimi cinque anni, con punteggi compresi tra 50 e…

Sciopero nazionale degli avvocati penalisti, oggi manifestazione nazionale a Roma
Emergenza carceraria: l’Unione delle Camere Penali Italiane incrocia le braccia Con una delibera del 2 marzo 2024, la Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane (Ucpi)…

Gratuito patrocinio, il CNF boccia il limite alle materie imposto dal COA
Per il Consiglio Nazionale Forense nessuna norma consente ai Consigli dell’Ordine di restringere il numero di materie per cui un avvocato può patrocinare a spese…