Redazione 21 Luglio 2025

Minori nell’era digitale: verso una nuova cittadinanza protetta online

La tutela dei minori nello spazio digitale è diventata una delle grandi sfide giuridiche, politiche ed etiche del nostro tempo. In un contesto in cui bambini e adolescenti trascorrono sempre più tempo online – spesso in ambienti non pensati per loro – si impone l’urgenza di definire regole chiare, efficaci e rispettose dei diritti fondamentali. Un’esigenza ormai riconosciuta a livello internazionale e che attraversa più livelli normativi, dal diritto internazionale alle legislazioni nazionali, fino alla strategia digitale dell’Unione Europea.

Il principio dell’interesse superiore del minore: un faro nell’ambiente digitale

Già la Convenzione ONU sui Diritti del Fanciullo del 1989 pone al centro delle politiche pubbliche il principio dell’interesse superiore del minore, da applicare anche al contesto digitale. Il Comitato sui Diritti del Fanciullo ha colto per tempo i segnali di rischio connessi all’uso non regolamentato della rete, anticipando nel Commento Generale n. 15 (2013) e poi nel n. 25 (2021) i pericoli legati a dipendenze, abusi, esposizione a contenuti nocivi e problemi di salute mentale. Gli Stati, viene ribadito, devono adottare un approccio proattivo e preventivo, fondato su ricerca, regolazione e vigilanza.

Europa: nuove regole per un Internet a misura di minore

Con il Digital Services Act (Reg. UE 2022/2065), l’Unione Europea introduce un paradigma innovativo di responsabilità per le piattaforme digitali. Il Considerando 89 esplicita l’obbligo di proteggere i minori da contenuti che possano compromettere il loro sviluppo psicofisico. La strategia “BIK+” (Better Internet for Kids) della Commissione mira a garantire un accesso sicuro, contenuti adeguati e la partecipazione attiva dei minori nello spazio digitale.

Nel 2022, la Commissione ha definito l’obiettivo di sviluppare sistemi efficaci di verifica dell’età, oggi al centro del dibattito europeo. Alcuni Paesi, come Francia, Spagna e Grecia, propongono di introdurre una “maggior età digitale europea”, fissando soglie minime per l’accesso autonomo ai social network. La proposta più avanzata è quella della Francia: vietare l’uso dei social ai minori di 15 anni in assenza di consenso genitoriale.

Verso sistemi integrati di protezione

Accanto agli strumenti normativi, emergono nuove soluzioni tecnologiche. La Grecia ha sviluppato il Kids Wallet, un’identità digitale minorile integrata nei servizi pubblici per certificare l’età online e supportare il controllo genitoriale. La Spagna ha introdotto l’obbligo di verifica dell’età per accedere ai siti per adulti, mentre la Francia, con la legge SREN del 2024, ha attribuito all’ARCOM poteri sanzionatori contro i siti non conformi.

Il GDPR (Reg. UE 2016/679) già prevede che i minori sotto i 16 anni non possano autorizzare il trattamento dei dati senza il consenso dei genitori, ma consente agli Stati di abbassare questa soglia fino ai 13 anni. L’Italia, ad esempio, ha optato per i 14 anni, mentre altri Paesi hanno adottato età diverse, creando una frammentazione normativa che l’Europa oggi tenta di superare.

La sfida dell’architettura digitale

Il dibattito non si limita all’età, ma riguarda anche la progettazione delle interfacce. Sistemi di autoplay, notifiche incessanti, algoritmi di profilazione e contenuti “comparativi” (come filtri estetici o messaggi pro-anoressia) possono avere effetti deleteri sulla salute mentale e sull’autostima dei più giovani. Per questo, si propone l’adozione di un design “a misura di minore”, limitando tecniche persuasive e promuovendo strumenti di media literacy e pensiero critico.

Il caso spagnolo e francese: tutela differenziata e responsabilità proattiva

In Spagna, la Ley Orgánica 3/2018 e la Ley General de Comunicación Audiovisual del 2022 impongono obblighi precisi ai fornitori di contenuti digitali, distinguendo tra fasce d’età e imponendo verifiche efficaci, sistemi di rating e classificazioni indipendenti. In Francia, la legislazione si fonda su un approccio collaborativo e rispetta il principio della privacy-preserving verification, in coerenza con le raccomandazioni del Conseil d’État.

Verso un patto europeo per la protezione online dei minori

Alla luce delle diverse esperienze nazionali, si rafforza la richiesta di armonizzare a livello UE le soglie di accesso ai servizi digitali, introducendo obblighi vincolanti per le piattaforme, standard comuni di verifica e meccanismi interoperabili. In questo quadro, la Commissione Europea sta testando soluzioni come il “mini wallet”, un’applicazione per la verifica dell’età direttamente sui dispositivi.

Ma la tutela dei minori non può fermarsi alla tecnologia. Occorre anche educare, coinvolgere le famiglie, sostenere scuole e insegnanti, promuovere un uso consapevole e critico del digitale.


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