ROMA – La fotografia scattata all’interno dei ministeri italiani è impietosa: manca un dipendente su tre. Una voragine negli organici che sta mettendo a dura prova il funzionamento della macchina statale e la qualità dei servizi offerti ai cittadini. Per tentare di arginare questa emorragia di risorse umane, il governo ha dato il via libera a un piano di assunzioni che prevede l’ingresso di oltre 4mila nuove unità di personale nelle amministrazioni centrali dello Stato nel corso di quest’anno.
A guidare la lista dei dicasteri con maggiore necessità di rinforzi è il Ministero della Giustizia. Via Arenula si prepara ad accogliere ben 1.734 nuovi dipendenti, tra cui 369 funzionari destinati al Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria. Un investimento significativo, con una spesa complessiva che supera i 55 milioni di euro, volto a colmare le gravi lacune che affliggono uffici giudiziari e tribunali in tutta la penisola.
Se la maggior parte delle nuove leve arriverà tramite l’espletamento di concorsi pubblici, il piano prevede anche misure di stabilizzazione per il personale precario e progressioni tra le aree professionali. Un piccolo spiraglio anche per l’Ufficio centrale archivi notarili, dove si prevede di coprire 17 posti attraverso lo scorrimento delle graduatorie. Tuttavia, la situazione rimane critica, con una pianta organica sottodimensionata rispetto alle reali esigenze operative dell’amministrazione, come si evince dal Piano integrato di attività e organizzazione (Piao) del ministero. A settembre 2024, il personale in servizio contava solo 387 unità (424 includendo comandati e distaccati), un numero ancora lontano dalle necessità.
L’Associazione nazionale magistrati (Anm) ha da tempo lanciato l’allarme sulla carenza di personale amministrativo, definendolo “essenziale per il funzionamento degli uffici giudiziari”. Tra le proposte avanzate al governo per una giustizia più efficiente spicca un piano straordinario di assunzioni mirato proprio a colmare le scoperture di organico e a stabilizzare il personale precario dell’Ufficio per il Processo. Richieste che, secondo l’Anm, rappresentano un’urgenza ben più impellente rispetto alla riforma Nordio.
Tuttavia, sull’annunciato piano di assunzioni non mancano le voci critiche. Claudia Ratti, segretario generale di Confintesa Funzione Pubblica, pur riconoscendo la necessità di stabilizzare il personale precario, spiega: “Nessuno deve dimenticare che i dipendenti del Ministero della Giustizia hanno un Contratto Collettivo Integrativo fermo al 2010, dunque ben 15 anni nei quali i problemi si sono aggravati a causa di una politica del personale miope. Nuove assunzioni sì, ma solo dopo aver sanato tutti i problemi del personale in servizio. La sfida per il governo sarà quella di trovare un equilibrio tra la necessità di rimpinguare gli organici e la gestione delle dinamiche interne alla Pubblica Amministrazione, per evitare che le nuove assunzioni si traducano in ulteriori disagi per chi lavora già da tempo nel settore”
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