Redazione 7 Novembre 2024

“Meno killer, più professionisti”: le mafie si adeguano ai tempi, lo Stato resta indietro

La recente inchiesta sul “dossieraggio” ha rivelato un preoccupante scenario criminale, in cui informazioni riservate vengono vendute sul mercato nero al miglior offerente. Il criminologo Vincenzo Musacchio, docente e ricercatore indipendente specializzato nella lotta alla criminalità organizzata, analizza questo fenomeno definendolo, in un’intervista a Rainews, “un mastodontico mercato nero di informazioni riservate” che coinvolge organizzazioni mafiose e terroristiche. A suo avviso, siamo di fronte a nuovi scenari criminali che l’attuale sistema di sicurezza non è in grado di contrastare adeguatamente.

Informazioni riservate e manipolazione dell’economia e della politica

Le informazioni riservate possono influenzare politica ed economia. In questo mercato sommerso, le informazioni riservate vengono acquisite illegalmente e vendute a organizzazioni criminali, le quali usano tali dati per ottenere favori e vantaggi, senza necessariamente ricorrere alla corruzione economica diretta. “Oggi”, spiega Musacchio, “siamo di fronte a nuove forme di corruzione perpetrate spesso senza dazione di denaro. Basta la dimostrazione di possesso di informazioni compromettenti per ottenere quanto richiesto”. Questa dinamica si realizza tanto nel mondo fisico quanto in quello virtuale, alimentata dall’uso di Internet e delle tecnologie moderne.

Preoccupazioni per la sicurezza nazionale

Musacchio esprime forti preoccupazioni per la sicurezza nazionale, considerando la vasta quantità di violazioni dei dati personali già emerse. Ricorda, infatti, i numerosi attacchi a database istituzionali, tra cui quelli della Procura Nazionale Antimafia e delle forze di polizia. A suo avviso, siamo di fronte a una situazione al limite dell’eversione, che rappresenta una minaccia per la stabilità democratica. La sua preoccupazione deriva anche dalla consapevolezza che le infrastrutture di cybersicurezza del Paese sono estremamente vulnerabili.

L’interesse delle mafie nel cyberspazio

L’esperto sottolinea che le mafie moderne, al pari delle grandi organizzazioni terroristiche, hanno imparato a sfruttare il cyberspazio per attività illecite. Non è un caso che molti dei più grandi esperti di hacking abbiano scelto di lavorare per organizzazioni criminali anziché per gli Stati. Musacchio descrive il cyberspazio come “una delle tante metamorfosi delle moderne organizzazioni criminali”, dove le mafie sfruttano il dark web per frodi, riciclaggio e investimenti finanziari.

Un esempio concreto riguarda l’uso di piattaforme come Binance per il riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di droga, pratica osservata da agenzie internazionali come la DEA. Anche in Italia, la ‘ndrangheta ha iniziato a usare criptovalute per mascherare le sue transazioni illegali, dimostrando quanto le nuove tecnologie siano entrate nell’arsenale criminale.

“Meno killer, più professionisti”

Musacchio avverte che le mafie cambiano rapidamente per adattarsi ai tempi, mentre lo Stato resta indietro nelle strategie di contrasto. “Meno killer, più professionisti” è lo slogan che usa per spiegare ai suoi studenti questa trasformazione: le organizzazioni criminali si avvalgono di esperti altamente qualificati per operare nell’economia digitale, un contesto in cui la violenza fisica viene sostituita dalla coercizione tecnologica.

Il ruolo delle organizzazioni terroristiche

Le organizzazioni terroristiche, sebbene meno potenti economicamente delle mafie, utilizzano il cyberspazio per attività di propaganda, reclutamento e addestramento. L’esperto osserva che, se avessero il medesimo potenziale economico delle mafie, rappresenterebbero una minaccia ancor più grave per la sicurezza.

Una cyber-sicurezza 4.0 come necessità imperativa

Per Musacchio, la difesa contro queste minacce richiede investimenti significativi in risorse umane e tecnologiche, insieme a una formazione specifica per le forze dell’ordine e una cooperazione a livello internazionale. “Ad una mafia 4.0 dobbiamo contrapporre almeno un’antimafia 4.0”, afferma, indicando la necessità di un’azione coordinata per fronteggiare la criminalità moderna.


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