La manovra finanziaria prende forma, ma non senza rinunce. Il taglio dell’Irpef tanto atteso non ci sarà, almeno per ora. Le risorse necessarie — 2,5 miliardi di euro — avrebbero dovuto provenire dalla seconda tranche del concordato preventivo biennale, ma finora sono stati raccolti solo 1,3 miliardi. Il governo rimanda la misura a un momento successivo, “dopo il consolidamento dei conti”.
La maggioranza ha invece deciso di tendere la mano alle imprese. In linea con le richieste di Confindustria, l’Ires scenderà dal 24% al 19% per le aziende che reinvestiranno almeno il 70% degli utili in assunzioni o investimenti. La Lega può rivendicare un passo avanti sulla flat tax, con l’innalzamento del tetto di reddito per i lavoratori dipendenti da 30 a 35 mila euro, mentre Forza Italia si vede costretta a rinunciare alla riduzione dell’Irpef dal 35% al 33% per il ceto medio.
Spunta inoltre una tassazione agevolata al 5% sugli straordinari per infermieri e specializzandi, insieme all’esclusione di forze dell’ordine ed enti locali dal blocco parziale del turn over, un punto su cui Fratelli d’Italia ha insistito con forza.
Il vertice di maggioranza, tenutosi a Palazzo Chigi con la presenza della premier Giorgia Meloni e dei vice Salvini e Tajani, ha richiesto due ore per definire le priorità. L’esame della manovra entra ora nel vivo in commissione Bilancio alla Camera, con l’obiettivo di arrivare in Aula la prossima settimana.
Le critiche delle opposizioni
Le opposizioni non fanno sconti. Il Partito Democratico chiede una “radicale revisione delle priorità” e più risorse per sanità, pensioni e salari. Durissimo il Movimento 5 Stelle, che definisce la manovra “disastrosa, tutta tagli e tasse” e ne invoca la riscrittura completa.
Intanto, con il veicolo del decreto Milleproroghe, il governo introduce alcune novità importanti: proroga di tre mesi (fino al 31 marzo 2025) per l’obbligo di polizze contro i danni da calamità naturali per le imprese e proroga dello scudo erariale per gli amministratori pubblici. La Lega incassa una sua storica battaglia: l’annullamento delle multe da 100 euro per chi non ha rispettato l’obbligo vaccinale durante la pandemia, anche se non sarà previsto alcun rimborso per chi ha già pagato.
Il cammino della manovra si preannuncia tutt’altro che semplice, con un confronto serrato in Parlamento e il peso degli emendamenti ancora da discutere.
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