L’oscuramento del profilo Twitter di Trump ha portato nuovamente all’attenzione generale il difficile rapporto fra democrazia e grandi colossi digitali che, ricordiamolo, in ultima analisi sono aziende il cui obiettivo è generare un profitto.
Forse non tutti sanno che esiste un tribunale di Facebook, l’Oversight Board.
Da sempre gli utenti di Facebook hanno la possibilità di segnalare all’amministrazione la presenza di contenuti inappropriati. L’assistenza si occupa di verificare che siano effettivamente in contrasto con le regole della Community e, in caso, di rimuoverli. Lo stesso sistema funziona anche su Instagram, di proprietà di Facebook.
Finora chi si vedeva eliminare un contenuto non poteva fare altro che accettare la decisione del social, a meno di non passare alle vie legali. Ma quanti erano disposti a farlo? Un post può valere i costi e tempi di un processo tradizionale?
L’OVERSIGHT BOARD
L’Oversight Board è l’entità alla quale ora gli utenti possono rivolgersi per obiettare la rimozione dei propri contenuti.
Questo tribunale di Facebook si occuperà però principalmente dei casi che hanno una maggiore eco a livello pubblico.
Sebbene l’organismo abbia iniziato le sue attività solo nell’ottobre del 2020, fu Zuckerberg stesso a pensarlo ancora nel 2018, in concomitanza con una generale perdita di fiducia verso il social dovuta allo scandalo Cambridge Analytica.
Il tribunale di Facebook si compone di 40 membri, selezionati tra dipendenti di Facebook, ufficiali governativi, attivisti e professori universitari. La composizione è variegata, con membri da più di 20 paesi, parlanti più di 20 lingue diverse e di generazioni diverse.
All’Overisight Board si affianca dal 2019 l’Oversight Board Trust, organo indipendente a garanzia dell’imparzialità dell’Oversight Board e che si occupa della retribuzione dei membri dell’organismo. I fondi derivano dalle entrate di Facebook.
COME FUNZIONA IL TRIBUNALE DI FACEBOOK
Non è solo l’utente che si vede rimuovere un contenuto a potersi rivolgere all’Overisight Board, anche Facebook stessa può sottoporre dei casi particolari.
Il caso viene esaminato da una selezione di componenti del Board e la loro conclusione sarà poi presentata al consiglio intero. Entro 90 giorni dalla risposta dell’assistenza Facebook all’utente ricorrente, il Board comunica la propria decisione.
Facebook non può contestarla a meno che non sia in contrasto con altre leggi vigenti.
Le decisioni saranno pubblicate e consultabili, nel rispetto della privacy degli utenti coinvolti.
I DUBBI
Che cos’è esattamente l’Oversight Board? Un organo extragiudiziale che si occupa di redimere controversie in modo alternativo ed emette decisioni vincolanti.
Potrebbe dunque apparire come una forma di arbitrato, ma ci sono alcuni elementi da considerare.
Nelle controversie fra Facebook e l’utente, il Board non è l’organo scelto da entrambe le parti. Al contrario, è l’unico canale a disposizione dell’utente per ottenere “giustizia”. L’utente non ha quindi altra scelta.
Inoltre, l’imparzialità dell’organismo è discutibile. Certo, l’Oversight Board Trust ha il compito di garantirla, ma i membri dell’organismo sono scelti (e stipendiati) da Facebook.
Infine, c’è da chiedersi come l’attività del tribunale di Facebook possa inserirsi nelle strutture giuridiche dei diversi paesi: fino a che punto è possibile consentire a un’azienda privata di assumere decisioni irrevocabili che vanno a toccare i diritti fondamentali degli individui?
[Per approfondire: Nasce la Corte Suprema di Facebook, si chiama Oversight Board]
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