Nonostante i progressi tecnologici e l’attenzione mediatica, l’Intelligenza artificiale (IA) non ha ancora trovato una diffusione capillare tra le imprese italiane. Nel 2024, solo l’11,4% delle aziende ha integrato l’IA nel proprio patrimonio tecnologico, un dato in crescita rispetto al 2021 ma ancora lontano da una piena adozione. Lo rivela un’analisi di Unioncamere e Dintec basata sui dati dell’Osservatorio Punti Impresa Digitale delle Camere di commercio.
Nel frattempo, le imprese italiane hanno concentrato gli investimenti in altre tecnologie, come il Cloud, i sistemi di pagamento digitali e la cybersicurezza. Tuttavia, l’IA è destinata a diventare centrale nei programmi futuri: tra il 2025 e il 2027, quasi il 19% delle aziende intende puntare su questa tecnologia, che balza al primo posto tra le priorità strategiche.
Un’adozione territoriale e settoriale non omogenea
L’adozione dell’IA in Italia non è uniforme e presenta una netta prevalenza nel Centro-Nord. Il 68% delle imprese che già la utilizzano si trova in Lombardia, Piemonte, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto. Tra le città più avanzate spiccano Milano, Roma, Torino, Verona e Reggio Emilia.
A livello settoriale, la maggior parte delle imprese che ha integrato l’IA opera nel comparto dei servizi, evidenziando un orientamento verso l’innovazione soprattutto nelle attività legate al digitale e alla gestione dati.
Uno sguardo al futuro
Nonostante i numeri attuali, il panorama appare promettente. L’interesse crescente verso l’IA dimostra che il sistema produttivo italiano sta prendendo consapevolezza del potenziale strategico di questa tecnologia. Con un aumento degli investimenti e una diffusione più equilibrata tra i territori, l’IA potrebbe diventare un elemento chiave per la competitività delle imprese italiane nei prossimi anni.
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