Redazione 30 Dicembre 2024

L’IA “noiosa”, elemento chiave per il futuro dell’Europa

L’intelligenza artificiale, soprattutto nella sua applicazione più visibile come l’IA generativa, è al centro delle trasformazioni globali. Ma il vero valore dell’IA risiede spesso in ciò che Stefano Quintarelli su La Repubblica definisce “IA noiosa”. Si tratta di un utilizzo consolidato e meno spettacolare di sistemi intelligenti per ottimizzare logistica, ridurre scorte, difettosità e inefficienze nei processi aziendali. Questo tipo di approccio, apparentemente meno ambizioso, si rivela spesso fondamentale per migliorare la marginalità delle imprese rispetto ai concorrenti che non lo adottano.

L’impatto sui modelli di business

La capacità di queste applicazioni di ottimizzare funzioni specifiche, pur lontana dai riflettori, ha effetti dirompenti sull’efficienza operativa. Le aziende che adottano questa tecnologia ottengono un vantaggio competitivo significativo, soprattutto in un contesto di globalizzazione che richiede rapide risposte a cambiamenti di mercato.

L’Europa di fronte al bivio dell’innovazione

Secondo Quintarelli, l’Europa potrebbe non soccombere alla pressione di giganti come gli Stati Uniti e la Cina, a patto di acquisire consapevolezza delle proprie risorse. La differenza principale non è tecnologica ma legata alla disponibilità di capitali: il vecchio continente soffre di un sistema finanziario prudente, che limita le scommesse su innovazioni audaci.

Il rischio maggiore, tuttavia, è quello di una deregolamentazione incontrollata come quella che potrebbe affermarsi negli Stati Uniti. Qui, figure come Elon Musk stanno spingendo per eliminare restrizioni sulla guida autonoma e altre applicazioni dell’IA. Al contrario, la Cina si orienta verso soluzioni collettive, con meno riguardo per i diritti individuali ma con una regolamentazione più rigorosa.

Le sfide dell’IA generativa

I grandi modelli linguistici (LLM), come ChatGPT, Gemini e Claude, stanno cambiando il modo in cui si producono e si consumano informazioni. Tuttavia, la tendenza a generare contenuti inesatti o “allucinazioni” rappresenta una minaccia per la qualità delle informazioni stesse. Quintarelli paragona questi modelli a “stagisti digitali” che possono essere utilissimi ma richiedono supervisione costante.

Un futuro di speranze e incertezze

Guardando al 2025, le domande sul futuro dell’IA restano molte: emergerà una vera intelligenza artificiale superiore a quella umana? Gli Stati Uniti domineranno il mercato o l’Europa riuscirà a mantenere la sua identità etica?

Quello che è certo, conclude Quintarelli, è che l’adozione dell’IA, sia nella sua forma più innovativa che in quella “noiosa”, sarà un elemento chiave per il progresso. Ma per sfruttare appieno questo potenziale, l’Europa dovrà ritrovare il coraggio di investire su se stessa e mantenere alta la propria bussola valoriale.


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