Rush finale alla Camera sulla norma che restringe l’uso delle intercettazioni giudiziarie a un massimo di 45 giorni, salvo proroghe motivate da elementi “specifici e concreti”. La misura, voluta dal governo Meloni e promossa dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, non prevede eccezioni nemmeno per reati gravi come femminicidi, pedopornografia e revenge porn.
Nel corso della discussione parlamentare, tutte le proposte di modifica avanzate dalle opposizioni sono state respinte, scatenando proteste in aula. Deputati del PD, M5S e AVS hanno accusato la maggioranza di indebolire la lotta alla criminalità, con accuse di “vergogna”, “scempio giuridico” e “gioco sulla pelle delle donne”. Federico Gianassi (PD) ha denunciato: “Non siamo contro una regolamentazione delle intercettazioni, ma questo è un provvedimento assurdo. Vi accanite contro le indagini necessarie, ma non contro le intercettazioni abusive”.
A difesa della norma, il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto ha ribadito che non si tratta di uno stop alle intercettazioni, ma di una regolamentazione per evitare abusi e derive come la cosiddetta “pesca a strascico”. Tuttavia, l’ex procuratore antimafia Federico Cafiero de Raho (M5S) ha duramente contestato il provvedimento: “Senza intercettazioni per più di 45 giorni, molte indagini cruciali rischiano di fallire. Questa norma è un regalo ai delinquenti”.
L’opposizione ha anche criticato la presunta incoerenza del governo, che da un lato limita gli strumenti investigativi contro crimini gravi, dall’altro aumenta le restrizioni nel ddl Sicurezza. Valentina D’Orso (M5S) ha attaccato: “Ieri avete sancito la resa dello Stato contro il grande spaccio, oggi vietate persino le infiorescenze di canapa. Una schizofrenia legislativa pericolosa”.
La giornata alla Camera si è chiusa con una sconfitta per le opposizioni e l’approvazione della norma, che ora passerà al Senato per il via libera definitivo. Una riforma destinata a far discutere, con possibili ripercussioni sulle indagini più delicate del Paese.
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