ROMA – Dal 2024, gli avvocati con almeno 20-30 anni di iscrizione all’albo possono accedere, per un periodo limitato, a incarichi direttivi e semidirettivi nelle procure e nei tribunali, contribuendo così alla gestione dell’arretrato giudiziario. È quanto previsto da un emendamento alla legge di conversione del Decreto Giustizia, promosso dall’Osservatorio dei Laici con il supporto dell’Ordine degli Avvocati di Milano.
La misura riguarda magistrati a tempo determinato, selezionati tramite concorso, che entrerebbero immediatamente in servizio senza un periodo di tirocinio. Questi nuovi giudici affiancheranno i magistrati ordinari con pari prerogative in termini di stipendio e rappresentanza nel Consiglio Superiore della Magistratura (Csm).
Un altro aspetto innovativo riguarda il loro ruolo nei Consigli Giudiziari e nel Consiglio Direttivo della Corte di Cassazione, dove già oggi gli avvocati partecipano alla valutazione della professionalità dei giudici. Da quest’anno, potranno esprimere pareri anche per il conferimento di incarichi direttivi e semidirettivi.
L’idea di ampliare il reclutamento ai professionisti del foro nasce dall’esigenza di una giustizia più efficiente e celere, senza stravolgere l’attuale impianto costituzionale. L’ingresso degli avvocati nella magistratura temporanea, infatti, garantirebbe un contributo esterno alle dinamiche interne della magistratura, spesso criticate per logiche corporative e correntizie.
La proposta, tuttavia, solleva interrogativi su costi e sostenibilità economica per lo Stato, oltre che sulla coesistenza tra magistrati ordinari e nuovi giudici selezionati tra gli avvocati. Il dibattito è aperto e il provvedimento promette di essere uno dei temi più caldi nella riforma della giustizia.
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