A fronte di una giustizia civile ancora rallentata e di un arretrato ben superiore agli obiettivi fissati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il Ministero della Giustizia ha deciso di correre ai ripari. Dopo il via libera del Consiglio Superiore della Magistratura, è pronta a partire una task force composta da 500 magistrati che saranno temporaneamente applicati per occuparsi esclusivamente del contenzioso pendente.
Nonostante l’introduzione dell’Ufficio per il Processo, infatti, molte sedi giudiziarie – in particolare quelle più grandi – continuano a registrare numeri allarmanti. L’obiettivo di ridurre del 40% il carico di cause civili entro i tempi previsti dal PNRR appare lontano, e la situazione richiede misure straordinarie.
I magistrati coinvolti nel piano opereranno da remoto, senza spostarsi fisicamente dagli uffici di appartenenza. La loro attività verrà svolta in modalità agile e remunerata con fondi straordinari: il Ministero ha già ipotizzato uno stanziamento di circa 20 milioni di euro per coprire i compensi fino al prossimo anno.
Tra le criticità sollevate, anche dai rappresentanti del Consiglio Superiore e dagli avvocati, c’è la questione del giudice naturale e della continuità territoriale dei procedimenti. Le preoccupazioni riguardano soprattutto l’impatto sulla qualità delle decisioni e sulla stabilità delle udienze, oltre al fatto che, nonostante gli investimenti degli ultimi anni sull’Ufficio per il Processo, ci si trovi ora costretti a ricorrere a una misura d’emergenza.
Il Guardasigilli Carlo Nordio ha già ventilato la possibilità di rendere strutturale questo tipo di applicazioni, inserendo una modifica normativa nel prossimo intervento legislativo di settore. La questione approderà presto in Parlamento, ma nel frattempo l’obiettivo resta uno: alleggerire il peso dei fascicoli nei tribunali italiani prima della scadenza fissata dal PNRR.
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