Gli effetti del rialzo dei tassi non si stanno riversando sulla remunerazione dei conti correnti italiani. Per l’ultimo report dell’Abi, a ottobre 2022 il tasso medio praticato su conti correnti, certificati di deposito e depositi a risparmio è stato dello 0,37%, contro lo 0,34% del mese precedente.
In tale contesto, la crescita dei depositi si è fermata. Infatti, ad ottobre, i soldi registrati sui depositi in Italia si attestavano sui 1.835 miliardi di euro, con variazione piatta su base annua. (+0,1%).
Questa è la prima volta che nel giro di 12 mesi la variazione tendenziale si annulla. I depositi si attestano poco al di sotto del picco di luglio di 1.873. Sono valori al di sopra di quanto è stato registrato prima della pandemia, tre anni fa, ovvero 1.565 miliardi.
Qualcosa, tuttavia, sembra essere cambiato negli ultimi mesi nel comportamento dei cittadini italiani. È probabile che l’inflazione si stia facendo sentire, riducendo le effettive disponibilità tra i cittadini italiani.
I rendimenti sui conti potrebbero essere ridotti, è vero. Ma il vero tasto dolente sono i costi, che premono molto sui conti correnti, soprattutto in quelli tradizionali.
L’ultimissimo rapporto di Bankitalia ha fotografato un trend in crescita delle spese annue dei conti correnti. Ma soprattutto, si nota come sia difficile diminuire il fenomeno di penalizzazione degli utenti più fedeli: se il conto bancario è particolarmente longevo, i costi risultano ancora maggiori.
Un cliente che ha aperto un conto da più di 10 anni, in media, spende 113 euro, rispetto ai 64 di un cliente con un conto aperto da un solo anno. Parliamo di costi complessivi praticamente dimezzati.
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Spiega il responsabile nazionale credito Adiconsum Carlo Piarulli: «Ancora una volta dal rapporto Bankitalia sui conti corrente emerge questo fenomeno increscioso per cui i clienti più fedeli alla banca sono più penalizzati in termini di costi rispetto ai nuovi clienti».
«Capisco» continua, «che le banche devono trovare sempre nuove modalità per essere più attrattive, ma alla fine quello che emerge è un turnover della solita clientela che gira tra gli istituti». Su questo fronte, d’altronde, la mobilità è molto rara.
Secondo un’indagine condotta da Altroconsumo, 8 persone su 10 non hanno cambiato conto corrente nel corso degli ultimi 5 anni. In Italia, inoltre, si stima che non abbia un contro corrente tra il 12% e il 15% dei cittadini.
«Quello che noi suggeriamo ai consumatori più fedeli è di controllare sempre gli oneri che gravano sui conti. Se notano costi anomali o aumenti insostenibili è sempre importante rivolgersi al proprio sportello e chiedere una ricontrattazione delle proprie condizioni, soprattutto se il cliente ha un rapporto di lunga durata e i costi sono sproporzionati rispetto alla nuova clientela».
Nel caso in cui un cliente sia insoddisfatto, «può sempre cambiare banca e gli istituti sono obbligati a fare il passaggio entro 12 giorni lavorativi. È bene che i consumatori siano dinamici su questo fronte e che le banche si attrezzino con offerte più competitive per non perdere la clientela».
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