Aperta alla libera fruizione la Banca Dati di merito Pubblica

Da giovedì 14 dicembre 2023 sarà disponibile online la Banca Dati di merito pubblica (BDP).

Realizzata dal Dipartimento per la Transizione Digitale, l’Analisi Statistica e le Politiche di Coesione, attraverso la Direzione Generale per i Sistemi Informativi Automatizzati (DGSIA), la BDP sarà aperta alla libera fruizione.

Nella Banca Dati di merito pubblica potranno essere consultabili tutti i provvedimenti civili, come decreti, sentenze e ordinanze, che sono stati pubblicati dal 1° gennaio 2016 sino all’attualità nei Tribunali e nelle Corti d’Appello.

Il collegamento alla BDP sarà presente sul PST, il Portale dei Servizi Telematici. A seguito dell’autenticazione, attraverso i sistemi previsti dal d.lgs. del 7 marzo 2005, n. 82 (Spid, CIE e CNS), si potranno ricercare i provvedimenti attraverso diversi criteri di ricerca, sintattici e semantici.


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Una delle applicazioni di Intelligenza Artificiale più famosa in assoluto è ChatGPT, e di recente si è resa protagonista anche del mondo giudiziario.

ChatGPT avrebbe infatti creato delle sentenze inesistenti, su “ordine” di alcuni avvocati, condannati successivamente ad una sanzione di 5.000 dollari. OpenAI, società produttrice di ChatGPT, è stata citata in giudizio, poiché l’AI avrebbe inventato prove e diffamato persone.

Leggi anche: Sanzione di 5.000 dollari per due avvocati che hanno utilizzato ChatGPT

Ci si chiede, a questo punto, se prima o poi l’intelligenza artificiale andrà a sostituire avvocati e giudici.

In uno studio legale, o in un tribunale, le principali attività che vengono svolte sono ricerca, interpretazione, redazione di atti ed infine decisione. Gran parte del lavoro consiste nel ricercare la normativa specifica e i precedenti giudiziari.

Questa parte potrebbe essere affidata senza problemi a dei sistemi automatizzati, che non coincidono per forza con sistemi di intelligenza artificiale.

Da tempo ormai la ricerca giuridica si svolge su banche dati: i sistemi di intelligenza artificiale vanno però oltre, deducendo termini rilevanti per la ricerca e classificando le decisioni trovate in contrarie e favorevoli.

Ma è l’avvocato a decidere quale strategia utilizzare. Se l’intelligenza artificiale raccoglie pro e contro di una data strategia, con l’indicazione delle varie percentuali di successo, sarà l’avvocato a prendere in considerazione tutti gli elementi del contesto specifico per arrivare ad una decisione finale.

Il sistema di intelligenza artificiale potrebbe prospettare una decisione giudiziaria in base ai pattern individuati, in assistenza o al posto del giudice. Ogni sentenza, comunque, deve essere motivata, e ogni decisione spiegabile, e quindi impugnabile.

«L’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale», si legge nella proposta dell’AI Act, «può fornire sostegno, ma non dovrebbe sostituire il potere decisionale dei giudici o l’indipendenza del potere giudiziario, in quanto il processo decisionale finale deve rimanere un’attività e una decisione a guida umana».

Dunque, certamente alcune funzioni verranno sostituite, come ricerca e redazione, anche se nel breve periodo la maggior parte delle decisioni e delle attività creative saranno prerogativa umana.


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In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il Guardasigilli Carlo Nordio esprime la propria opinione sul femminicidio di Giulia Cecchettin: «Come nella mafia esistono i reati spia, così nei femminicidi ci sono gli atteggiamenti spia: sintomi di un possibile aggravamento di violenza. Prepariamo un opuscolo, con una grafica molto comprensibile, da diffondere in scuole, social, posti di lavoro».

Prosegue il ministro: «Ciò che ieri poteva sembrare galanteria, insistenza, messaggi social può essere invece la spia di una futura violenza. E occorre informare anche i maschietti dei reati prefigurati e dei rischi che si corrono con certi comportamenti perché l’addensamento di questi reati mi fa pensare anche a una sorta di emulazione».

«Più che una legge organica», dichiara Nordio, «serve un intervento organico. E una radicale rieducazione soprattutto di giovani e adolescenti, per renderli consapevoli dei loro doveri in particolare verso le coetanee».

L’aggressività dimostrata da molti uomini ha fondamento «nella sedimentazione millenaria del dominio maschile sulla donna, iniziato ai primordi della civiltà quando l’unico criterio di supremazia era la forza muscolare. Da lì la subalternità femminile nell’ambito militare, politico, culturale e sessuale».

«Solo negli ultimi decenni abbiamo preso atto della pari dignità di genere». Tuttavia, se ancora si accettano queste situazioni, vuol dire che «il nostro codice genetico è difficile da rimodulare. Poiché le sue radici sono profonde, è su queste che dobbiamo incidere. Ecco perché occorre educare e informare, ascoltare i giovani ma anche dare risposte adeguate».

Nordio risponde anche alla proposta di Schlein sulla creazione di una legge per l’istituzione dell’educazione al rispetto e all’effettività: «Una nuova legge si può anche fare, e ben venga se serve almeno in questo settore a trovare un accordo con l’opposizione. Ma le leggi sfrondano i rami, solo l’educazione sradica i pregiudizi. E su quello bisogna agire».


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Smartphone e pc hanno compromesso in qualche modo la nostra capacità di lettura?

Questa è la domanda che si sono posti alcuni studiosi norvegesi, arrivando alla conclusione che «potremmo essere testimoni dell’inizio della fine dell’era della lettura prolungata come la conosciamo».

In quest’epoca di digitalizzazione, infatti, ci si domanda spesso se la capacità di concentrazione nel leggere testi lunghi e articolati stia subendo qualche cambiamento.

La capacità di lettura da parte degli adolescenti norvegesi, per esempio, viene valutata periodicamente: dal 2000 al 2018 non sembra che le competenze di lettura in Norvegia abbiano subito variazioni particolari, nonostante le trasformazioni culturali e sociali, come, per esempio, la diffusione dei social.

Leggere testi lunghi e per svago, rispetto al 2000, non è più una cosa così frequente. Tuttavia, parallelamente, si è osservato un aumento della lettura online.

Si è riscontrato, comunque, che chi comunica spesso via chat oppure cerca informazioni online ottiene migliori risultati nei test di lettura, anche se i risultati dello studio «evidenziano un calo nella lettura tra il 2015 e il 2018».

Lo studio «valuta specifiche capacità e abitudini di lettura, lasciando fuori altri aspetti come la persistenza nella lettura e la capacità di affrontare testi lunghi e complessi». Oggi «tendiamo a leggere brevi frammenti di testo e abbiamo meno familiarità con l’esperienza di dedicare tempo a un unico testo per periodi prolungati. Anche studenti, adolescenti e adulti segnalano di leggere meno libri e testi estesi, una tendenza confermata anche dagli insegnanti».

Per molti, leggere testi lunghi e complessi, è una sfida. Secondo gli esperti, in questi casi sarebbe più indicato privilegiare la lettura su carta, non per evitare del tutto la lettura digitale, ma per trovare un equilibrio tra le due.

Scegliere «tra supporto cartaceo e digitale dovrebbe dipendere dal tipo di testo e dall’obiettivo della lettura. È cruciale riconoscere che l’esperienza di leggere un testo coerente su carta ha un valore trasferibile alla lettura digitale, ma il contrario non è altrettanto vero».

Il processo di transizione verso la lettura digitale impatta negativamente sulla nostra capacità di affrontare testi complessi e lunghi: questo si deve al fatto che la maggior parte delle nostre letture quotidiane avvengono sullo smartphone, dispositivo che non è affatto ideale per leggere testi lunghi e per studiare.

La digitalizzazione, comunque, non ha eliminato la capacità di selezionare le informazioni più importanti di un testo: semplicemente, siamo distratti da stimoli differenti rispetto al passato.

Per uscire da questa brutta abitudine dovremmo immergerci in un testo, come se fosse un allenamento di tipo fisico. Si migliora soltanto attraverso la pratica. «Finché la nostra capacità di concentrazione è normale, saremo in grado di tornare a quello che stiamo facendo dopo esserci distratti».


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Giovedì 16 novembre 2023 il Consiglio dei ministri ha approvato un severo “pacchetto sicurezza”, contenente tre disegni di legge, che prevedono: maggiori tutele per le forze dell’ordine, un’operazione di riordino della polizia locale, inasprimenti di pena ed introduzione dei reati di blocchi stradali e rivolte in carcere.

Nel caso in cui entrasse in vigore il ddl sulle forze dell’ordine, queste avranno la possibilità di portare sempre con loro un’arma differente rispetto a quella di ordinanza, anche nei momenti in cui non sono in servizio e soprattutto senza licenza.

Il reato di blocco stradale, attualmente, è soltanto un illecito amministrativo. Tuttavia il governo ha intenzione di trasformarlo in reato «nel momento in cui [la fattispecie] risulti particolarmente offensiva ed allarmante, sia per la presenza di più persone sia per il fatto che sia stata promossa e organizzata preventivamente».

Se il pacchetto sicurezza venisse approvato, si vedrebbero aumenti di pena da due a sei anni nel caso di truffe nei confronti di persone anziane. Sanzioni anche per coloro che impiegano «minori nell’accattonaggio».

Niente più obbligo del differimento della pena per donne incinte oppure madri di figli minori sino a tre anni.

Altre tutele anche per le forze dell’ordine, poiché ci saranno inasprimenti di pena per coloro che commettono reati di minaccia, violenza, resistenza oppure lesioni nei confronti di un agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza.

Aumento delle pene anche per «chi imbratta beni mobili o immobili» appartenenti alle forze dell’ordine.


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L’Avvocatura generale dello Stato si è espressa in merito alla proposta di legge regionale sul fine vita. La competenza non spetta alla Regione, e l’approvazione della legge potrebbe anche venire impugnata dalla Corte Costituzionale.

Il parere è arrivato sia alla Regione Veneto che al Fvg. Il presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga dichiara: «E’ palesemente così, purtroppo anche in questo caso alcuni gruppi politici utilizzano una materia così delicata e sensibile per fare propaganda perché la regione non può legiferare e tutti i costituzionalisti interpellati lo sottolineano, ma non solo».

Per Fedriga, la maggioranza chiederà di «fare quello che possiamo fare, ossia potenziare le cure palliative (tra cui la sedazione profonda in alcuni casi), monitorare con grande attenzione un rischio che oggi non vediamo ma dobbiamo combattere, ossia l’accanimento terapeutico».

«Tutto il resto è propaganda sulla vita e la morte dei cittadini e io mi voglio tenere lontano dalla propaganda per quanto riguarda un bene inviolabile come la vita», conclude il governatore.


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I consumatori saranno ancora più tutelati dalle truffe telefoniche. Infatti, un contratto non sarà valido se il cliente non ha confermato di aver correttamente ricevuto la documentazione relativa. Per il risparmio in bolletta, invece, comincia la promozione per utilizzare il contatore intelligente.

Si tratta di novità che sono state proposte dal ddl sulla concorrenza 2022, che ha ottenuto la fiducia al Senato e consentirebbe all’Italia di avvicinarsi agli standard europei, rispettando le richieste del Pnrr.

Il 15 novembre 2023 è stato votato in Senato il disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza, con 79 voti favorevoli, 57 contrari e 6 astensioni. Ora il provvedimento è atteso alla Camera.

Nel ddl vengono introdotte delle novità finalizzate alla promozione della concorrenza in vari settori dell’economia italiana, inserendosi all’interno degli interventi previsti dal Pnrr.

Nel testo si parla dell’utilizzo di contatori intelligenti e del potenziamento della rete elettrica nazionale. Il ddl parla di Arera come ente che disciplina l’obbligo di assicurare la corretta informazione dei clienti sulle funzionalità dei contatori.

Previsto anche il rafforzamento dei poteri di accertamento, così come di quelli sanzionatori da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Verranno attribuite all’Agcm le funzioni presenti nel Digital Markets Act, che disciplina il mercato del digitale.

Approvato anche un emendamento per tutelare maggiormente i consumatori per quanto riguarda i contratti che vengono conclusi per via telefonica oppure con tacito rinnovo. Nel caso della conclusione per telefono, il consenso del consumatore sarà considerato valido soltanto nel caso in cui venga confermata la ricezione del contratto.

Nel tacito rinnovo, invece, il consumatore dovrà essere avvisato dell’imminente scadenza del contratto 30 giorni prima. Nell’avviso deve essere indicata la data in cui si può disdire il contratto: se non avviene questa comunicazione, allora il consumatore avrà la libertà di recedere dal contratto senza spese e quando vuole.

Per quanto riguarda il commercio ambulante su area pubblica, nel ddl si parla dell’assegnazione delle concessioni per più di 10 anni, basandosi su selezioni e rispettando l’imparzialità, la parità, la non discriminazione e la trasparenza.

Il provvedimento verrà attuato partendo da posteggi che non sono ancora stati assegnati, andando a salvaguardare l’affidamento dei concessionari attuali che possono vedere rinnovate le concessioni per 12 anni.


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Comincia oggi a Bari il XXVII Congresso dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati, che durerà tre giorni e avverrà all’interno del teatro Piccinni. Si prevede l’arrivo di più di 900 congressisti da tutta Italia.

Il Congresso comincerà nel pomeriggio e vedrà la presenza di alte cariche istituzionali, come Franco Cassano, presidente della Corte d’appello di Bari, Alfonso Pappalardo, presidente del Tribunale di Bari e Salvatore d’Aluiso, presidente del Coa di Bari. Presente anche il Guardasigilli Carlo Nordio.

Si terrà una tavola rotonda dal titolo “Verso il Congresso nazionale forense: un’occasione da cogliere”, che vedrà la partecipazione del presidente dell’Unione Camere Civili Antonio de Notaristefani di Vastogirardi, la vicepresidente del Movimento forense Elisa Demma, il segretario Anf Giampaolo Di Marco, la Presidente AGI Tatiana Biagioni, il coordinatore Ocf Mario Scialla e il vicepresidente del Consiglio nazionale forense Francesco Napoli.

Al termine della prima giornata congressuale ci sarà una conversazione sul linguaggio dei giuristi con l’ex magistrato e scrittore Gianrico Carofiglio.

Venerdì, invece, si discuterà sugli investimenti del Pnrr nel settore giustizia, della riforma penale, del sovraffollamento delle carceri e delle aggregazioni professionali. Interverranno Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Europei e i sottosegretari di Stato Andrea Delmastro e Andrea Ostellari.

Sabato 18 novembre il presidente nazionale Aiga Francesco Paolo Perchinunno, il presidente del Consiglio nazionale forense Francesco Greco, la presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano, il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto discuteranno sull’effettività della giurisdizione.

Per concludere, l’ultimo giorno avverrà l’elezione del presidente nazionale dell’Aiga. Dichiara Perchinunno ai microfoni del Dubbio: «Il Congresso dell’Aiga si annuncia come una grande occasione di riflessione sull’avvocatura. Lo dimostrano anche i numeri: più di 900 congressisti giungeranno a Bari, una cinquantina i relatori che si alterneranno negli incontri in programma da oggi fino a sabato».

«Sarà un momento di grande partecipazione», prosegue, «in cui affronteremo i temi più caldi della giustizia e della professione forense. Le sfide connesse alle riforme e agli ingenti investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza richiedono capacità di analisi. Sono, inoltre, una priorità che la giovane avvocatura sarà in grado di affrontare. Nei lavori congressuali ci soffermeremo sulla questione carceraria, che ha portato alla redazione del “Libro bianco sulle carceri”. È la sintesi del grande impegno profuso dall’Aiga nell’ultimo anno e mezzo di attività».


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La professione dell’avvocato è una delle più diffuse in Italia, e ogni anno continua ad esercitare un certo fascino sui neolaureati in Giurisprudenza, nonostante le grandi difficoltà nell’esercitare una libera professione.

Nel nostro Paese, gli avvocati sono 240.019 (126.327 uomini e 113.692 donne), e dagli anni ’80 la crescita degli avvocati praticanti non si è mai fermata.

Nel corso degli ultimi 35 anni, il rapporto tra avvocati e popolazione residente è aumentato di circa sei volte: oggi ne abbiamo più di 4,1 ogni 1000. Tuttavia, il numero degli iscritti alla Cassa risulta in calo (-0,7% nel 2022).

104mila avvocati praticanti arrivano dal Sud e dalle Isole, 81mila dal Nord e 54mila dalle regioni centrali. La maggior parte degli Avvocati si trova in Lombardia (35.474), in Campania (34.474) e nel Lazio (33.487). La Calabria detiene il primato nella relazione tra avvocati e popolazione residente (6,8 avvocati ogni mille abitanti).

Anche i guadagni variano in base al territorio in cui si svolge l’attività. Al Nord il reddito medio annuo è di 60mila euro, al Centro 47mila mentre al Sud e nelle Isole 25mila. In media, in Italia un avvocato dichiara redditi annui di 42.300 euro.

Il 49,6% del fatturato totale degli avvocati deriva dai processi in materia Civile, il Penale copre il 12,2% del fatturato mentre i processi in materia Amministrativa rappresentano il 2,2%.

Anche se la professione dell’avvocato continua ad attrarre giovani talenti, di certo non mancano timori e preoccupazioni collegati allo svolgimento di questo lavoro, un tempo considerato uno dei più redditizi.

Secondo il 48,6% degli avvocati, il principale fattore di rischio è legato all’eccessiva offerta di servizi legali. Preoccupa molto anche la burocrazia, l’apertura di questo mercato anche al mondo dei non avvocati e l’avvento dell’intelligenza artificiale.

Si pensi che nel 2022, il 34% dei professionisti ha pensato di lasciare la professione. Tra i principali motivi troviamo i costi eccessivi, la scarsa remuneratività e un calo nel numero dei clienti. Infatti, dopo la pandemia e le incertezze geopolitiche, la professione dell’Avvocato non è più considerata come un porto sicuro.


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Tornano i legali d’azienda sui banchi della Bocconi. Fino al 17 novembre ci sarà tempo per iscriversi al corso post laurea organizzato dall’ateneo per Legal counsel, sotto direzione dell’Avvocato Piergiuseppe Biandrino e del professor Luigi A. Bianchi.

Il corso nasce per la formazione avanzata di giuristi e legali d’azienda che devono affrontare le sfide quotidiane all’interno della dimensione aziendale, e da quest’anno ci sarà una nuova sessione, “La pratica del legal counsel”.

Si terranno anche interventi di alcuni legali d’azienda, come Eni, Edison, Snam, Investindustrial e Fincantieri, all’interno delle sezioni che tratteranno l’organizzazione, la gestione dell’impresa e la contrattualistica.

Spiegano Bianchi e Biandrino: «La nuova fisionomia del corso nasce dal fatto che ai legali d’azienda e agli avvocati si richiede sempre di più, oltre a una solida preparazione di base, l’attitudine e la capacità di affrontare e risolvere, con soluzioni pragmatiche ed efficaci, una varietà crescente di problematiche non solo strettamente legali».

Nasce da qui «la necessità per i legali del possesso anche di skill di natura organizzativa e relazionale, vista l’importanza cruciale della capacità della gestione di team di lavoro e di interlocuzione con le più diverse strutture aziendali».

Questo può essere utile nel gestire crisi aziendali, litigation, nell’assistenza alle funzioni aziendali di controllo e ad organi sociali. A tutto questo si deve aggiungere come «anche la diffusione, allo stato per la verità ancora embrionale, delle nuove tecnologie richiederà il possesso di significative doti di flessibilità e adattabilità ai rilevanti cambiamenti che si annunciano nell’immediato futuro per la professione del legale d’azienda».


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