avvocato fax

Gli avvocati non possono ancora mandare in pensione il fax

Lo dice la Cassazione: nel 2024 non c’è alcuna nullità della notifica, se questa è stata inviata al difensore mediante fax e questo non abbia avuto modo di riceverla.

Secondo la Cassazione, infatti, i fax non possono ancora andare in pensione (sentenza n. 9004/2024). Per la Suprema Corte l’avvocato deve garantire l’operatività del fax, e ogni problematica tecnica che potrebbe compromettere la ricezione delle notifiche deve essere immediatamente segnalata all’autorità giudiziaria.

L’avvocato, dunque, non può mancare di diligenza nei confronti del suo mandato difensivo, comunicando prontamente la presenza di difficoltà con il fax. La sentenza, dunque, stabilisce che la mancata ricezione di una notifica per il malfunzionamento del fax non incide in alcun modo sulla nullità del procedimento giudiziario.

Il caso riguardava un’istanza di rescissione del giudicato dopo una condanna del Tribunale di Perugia risalente al 2017. Secondo il difensore, il non aver ricevuto la notifica era da attribuire ad un malfunzionamento del fax dello stesso.

La Corte di Appello di Perugia, tuttavia, ha deciso di rigettare l’istanza, poiché l’imputato, avendo eletto domicilio presso il difensore, doveva essere a conoscenza del procedimento.

Ora arriva la conferma della Cassazione, che ribadisce che è l’avvocato a doversi assicurare che il fax funzioni affinché possa ricevere notifiche. Oltretutto, la Cassazione respinge l’eccezione circa la nomina di difensori d’ufficio differenti durante il procedimento, poiché la questione non era mai stata sollevata e non c’erano prove dei danni apportati al diritto alla difesa dell’imputato.

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L’intelligenza artificiale di Elon Musk è aperta a tutti

È stato reso pubblico il codice sorgente di Grok, l’intelligenza artificiale della società xAI, fondata da Elon Musk. In questo modo, secondo il miliardario, tutti potranno sperimentare il sistema di intelligenza artificiale e modificarlo, rendendo l’accesso all’IA più democratico.

L’intelligenza artificiale Grok era stata presentata l’anno scorso, a novembre, in quanto alternativa a chatbot famosi come ChatGPT di OpenAI. La società xAI è stata fondata da Musk nel 2023, al fine di «comprendere la vera natura dell’Universo».

Leggi anche: Elon Musk presenta la sua nuova intelligenza artificiale: si chiama Grok e «ha un animo ribelle»

Musk era tra i fondatori di OpenAI, ma aveva abbandonato questo progetto poiché non aveva raggiunto il controllo desiderato nella società, accusandola, successivamente, di aver sottovalutato i problemi legati allo sviluppo delle intelligenze artificiali.

Secondo Musk, Grok potrebbe “superare” ChatGPT. L’IA potrà essere utilizzata soltanto da chi possiede un abbonamento Premium di X (il social in precedenza noto come Twitter), ma una buona parte del codice di Grok è stata pubblicata sul sito GitHub, utilizzato per diffondere e collaborare per quanto riguarda la gestione dei dati e dei software.

Attualmente, comunque, xAI non ha condiviso i dati che sono stati utilizzati per allenare il sistema di IA, che sono stati ottenuti con le informazioni a disposizione su X. Ci sono, dunque, limitate possibilità d’utilizzo, anche se offrono comunque l’opportunità di vedere quali sono i criteri utilizzati per sviluppare il sistema.


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La Corte di Cassazione, con sentenza n. 7035 del 15/03/2024, chiarisce che il compenso del consulente tecnico della parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato deve essere liquidato in base al Dm. n. 115/2002, e non sulle tariffe professionali.

È stato accolto, infatti, il ricorso di un professionista che ha svolto l’attività di biologo genetista forense, in favore della parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato.

Il ricorrente lamentava la violazione dell’art. 25 dm 115/2022, poiché il Tribunale aveva liquidato il compenso basandosi sulla tariffa professionale prevista per i biologi, dm 362/1993, e non sul Testo unico spese di giustizia.

Il ricorso, secondo la II Sezione civile, è fondato. Infatti, con sentenza n. 217/2019, la Corte Costituzionale ha uguagliato le modalità di recupero del compenso sia per gli ausiliari del giudice sia per i consulenti tecnici.

Il non poter applicare le tariffe professionali per la liquidazione del compenso del CTP:

«è confermata dalla consolidata giurisprudenza di questa Corte, secondo cui, in ordine al rimborso delle attività svolte dai prestatori d’opera, di cui il consulente d’ufficio sia stato autorizzato ad avvalersi, devono trovare applicazione le medesime tabelle con cui deve essere determinata la misura degli onorari dei consulenti tecnici, attesa la natura di munus publicum che caratterizza l’incarico assegnato al consulente, del quale l’ausiliario non può ignorare l’esistenza e che, inevitabilmente, si riflette anche sul rapporto tra l’ausiliario e il consulente».

Per concludere, la Cassazione stabilisce che il compenso del CTP deve essere liquidato sulla base del Testo unico in materia di spese di giustizia, non sulle tariffe professionali.

 


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Aumenta la violenza digitale

Secondo “State of Stalkerware 2023”, l’ultimo report diffuso da Kaspersky, la violenza digitale sta registrando una grossa crescita. Si stima che in tutto il mondo siano circa 30.000 gli utenti che vengono colpiti da stalkerware, un particolare software di sorveglianza che viene usato dai cybercriminali per riuscire a controllare le vittime.

Il dato è cresciuto nel corso del 2023, anno in cui è avvenuto un incremento del 6% rispetto al 2022. Lo stalking digitale, dunque, è un problema non indifferente, che richiede soluzioni urgenti.

Solitamente, l’utilizzo degli stalkerware serve per contrastare i furti oppure per attivare il parental control: dunque, si tratta di utilizzi che non sono vietati. Tuttavia, installare questa tecnologia sullo smartphone di altri è una condotta illegale, che può e deve essere punita dalla legge.

Sono migliaia, comunque, i casi in cui le persone hanno scelto di affidarsi a software del genere per controllare di nascosto il partner, alimentando una dinamica di violenza.

Il 14% degli intervistati Da Kaspersky, in Italia, dichiara di essere stato vittima di forme di stalking online. Dichiara Emma Pickering di Refuge: «Le statistiche evidenziate in questo report sono davvero preoccupanti, ma purtroppo non ci sorprendono. È probabile che questo fenomeno sia dovuto all’aumento delle funzionalità di stalkerware all’interno delle applicazioni di parental control che rendono sempre più accessibile la possibilità di stalking».

La tecnologia è uno strumento molto utilizzato dai criminali. «E’ inoltre molto importante notare che raramente una forma di abuso tecnologico viene utilizzata in modo isolato. Oltre allo stalkerware, gli aggressori usano spesso altre tecnologie per causare sofferenza e disagi».

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Revenge Porn: avviene anche in assenza di contatto fisico

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Revenge Porn: avviene anche in assenza di contatto fisico

Linee più severe contro il revenge porn. È soggetto a condanna per violenza sessuale consumata anche chi ricatta online la vittima al fine di ottenere immagini di autoerotismo, anche senza aver avuto contatti fisici.

Lo dice Suprema Corte, terza sezione penale, con sentenza n. 10692 del 14/03/2024, che conferma la condanna per un uomo che aveva ricattato una giovane per entrare in possesso di immagini mentre si masturbava ad un anno e quattro mesi di reclusione.

La difesa aveva sostenuto che la violenza sessuale non era stata in alcun modo consumata. La Corte d’Appello, secondo il legale, non aveva attestato di aver ottenuto le immagini intime della persona offesa, autoprodotte da lei e inviate a lui in un rapporto telematico consenziente.

L’imputato avrebbe costretto la ragazza a mandare altre foto, e lei, per timore, avrebbe acconsentito. La giovane sarebbe stata costretta anche all’invio di video in cui era intenta in atti di autoerotismo.

La tesi è stata successivamente confermata dal Palazzaccio, terza sezione penale (art. 609-quater cod. pen.). Al fine del reato di violenza, non si parla soltanto del caso in cui gli atti siano stati praticati con costrizione dall’agente a terzi, ma anche nel caso in cui l’offesa sia stata costretta a praticarli su sé stessa.

Dunque, non si ritiene necessario il contatto fisico tra vittima e agente per configurare il reato di violenza.

Non si può negare la possibilità di realizzazione del reato per via telematica, mediante l’utilizzo di telefoni, videochiamate e chat per costringere l’offesa a compiere atti sessuali contro la sua volontà nonostante questi non comportino contatti fisici diretti con l’agente.

L’uomo è stato condannato ad un anno e mezzo di reclusione, e la Procura generale a richiesto di rendere la condanna definitiva.


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Antitrust: mega sanzione a TikTok per contenuti rischiosi per i minori

Tre società di ByteDance Ltd, TikTok Technology Limited, TikTok Information Technologies UK e TikTok Italy Srl sono state sanzionate dall’Antitrust, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, per 10 milioni di euro.

Le tre società, secondo l’Antitrust, non hanno svolto gli adeguati controlli sui contenuti considerati rischiosi per i minori e per le persone vulnerabili.

L’Antitrust, in un comunicato stampa, cita la “challenge della cicatrice francese”, una sfida molto popolare su TikTok che consiste nel stringere con forza la pelle delle guance del viso per farsi venire delle chiazze rosse.

Secondo l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, l’algoritmo incentiva la diffusione di tali contenuti, che vengono mostrati a tantissimi utenti senza effettuare adeguati controlli.


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Direttiva europea NIS 2: cosa devono fare le aziende per adeguarsi

Il 17 gennaio 2023 è entrata in vigore la Direttiva Ue NIS 2, ovvero un quadro normativo che punta alla creazione di una strategia di cybersicurezza comune a tutti gli stati Ue.

Non essendo un regolamento (come lo è il GDPR) ma una direttiva, tutti gli Stati Membri dovranno recepirla entro un periodo prestabilito, al fine di sviluppare un piano per la sicurezza e creare dei team di esperti: la data è stata fissata per il 18 ottobre 2024.

La Direttiva NIS 2 si aggiunge alle linee guida e alle norme Europee per la protezione dei dati e della privacy:

  • Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati UE 2016/679 (GDPR);
  • Regolamento DORA;
  • Direttiva CER;
  • Cyber Resilience Act;
  • Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica.

Per le aziende l’impatto della Normativa sarà significativo, poiché dovranno adottare maggiori misure di cybersicurezza. Verranno coinvolti, in particolare, i fornitori di servizi digitali, che avranno l’obbligo di notificare alle autorità competenti entro 24 ore gli incidenti di sicurezza.

La Direttiva prevede l’obbligatorietà di pubblicare, da parte dell’organizzazione colpita, la violazione subita sui propri canali.

La Direttiva NIS 2 è dedicata alle organizzazioni pubbliche e private che si occupano di servizi essenziali, quali:

  • Società di produzione e distribuzione energia;
  • Servizi sanitari;
  • Trasporti;
  • Infrastrutture di comunicazione elettronica;
  • Servizi bancari e finanziari.

Inoltre, la nuova Direttiva si applica anche ai fornitori di servizi digitali:

  • E-commerce;
  • Motori di ricerca;
  • Cloud computing;
  • Gestione dei servizi ICT, della PA e dello spazio.

Altri settori critici

Viene introdotta una nuova tipologia di settori, chiamati “altri settori critici”:

  • servizi postali e di corriere;
  • gestione dei rifiuti;
  • fabbricazione, la produzione e la distribuzione di sostanze chimiche;
  • produzione, la trasformazione e la distribuzione di alimenti;
  • fabbricazione di dispositivi medici e di dispositivi medico-diagnostici in vitro;
  • fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica;
  • fabbricazione di apparecchiature elettriche;
  • fabbricazione di macchinari e apparecchiature n.c.a.;
  • fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi;
  • fabbricazione di altri specifici mezzi di trasporto;
  • fornitori di servizi digitali;
  • organizzazioni di ricerca.

Vengono introdotte anche due nuove categorie di attori: soggetti essenziali e soggetti importanti. Gli Stati membri, entro il 17 aprile 2025, dovranno definire l’elenco di tali soggetti, e ogni due anni dovranno aggiornarli.

Cosa devono fare le aziende?

Come prima cosa, bisogna capire se si rientra all’interno delle tipologie di soggetti importanti ed essenziali, dunque, soggetti che svolgono delle attività considerate fondamentali affinché società ed economia funzionino.

Successivamente, sarà necessario definire le misure operative, tecniche e organizzative, rifacendosi al principio di “Accountability” del Gdpr. Leggiamo nel sito Mondo Privacy“:

«Il “principio di accountability” potrebbe essere tradotto, nella lingua italiana, con “principio di responsabilizzazione e di rendicontazione”. Difatti, tale termine richiama almeno due accezioni, distinte tra loro ma fondamentali allo stesso tempo, che ricomprendono gli adempimenti richiesti al Titolare: l’adempimento al dettato normativo nonché la capacità di dimostrare e comprovare la conformità al Regolamento UE 679/2016».

Le misure da attuare

Nella Direttiva NIS 2 troviamo un elenco delle misure da attuare:

  1. Politiche di analisi dei rischi e sicurezza dei sistemi informatici;
  2. Sistemi per gestire gli incidenti;
  3. Soluzioni di business continuity che garantiscano la continuità operativa e la gestione della crisi;
  4. Misure di sicurezza dell’intera supply chain;
  5. Sicurezza dell’acquisizione, sviluppo e manutenzione dei sistemi e delle reti informatiche, inclusa la gestione e la divulgazione delle vulnerabilità;
  6. Strategie per valutare l’efficacia delle misure di gestione dei rischi di cybersecurity;
  7. Pratiche di igiene informatica basilari e formazione in materia di sicurezza informatica;
  8. Procedure circa l’utilizzo della crittografia e della cifratura;
  9. Misure per la sicurezza delle risorse umane;
  10. Uso di autenticazione a più fattori o di autenticazione continua, di comunicazioni vocali, video e testuali protette e di sistemi di comunicazione di emergenza protetti.

Data Breach Recovery Plan

Fondamentale è la definizione di una Data Breach Recovery Plan. Nel caso in cui avvenga un incidente importante, bisognerà rispettare una procedura di notifica alle autorità competenti:

  1. Per prima cosa, bisogna lanciare un preallarme entro 24 ore da quando si è scoperto l’incidente;
  2. Successivamente, è necessario emettere una notifica entro 72 ore da quando si è venuti a conoscenza dell’incidente, aggiornando le informazioni contenute nel preallarme;
  3. Per concludere, entro un mese bisognerà procedere alla redazione di una relazione finale.

Nella Direttiva NIS 2 troviamo anche la definizione di Incidente Significativo:

  • ha causato oppure è in grado di causare una grave perturbazione operativa dei servizi o perdite finanziarie per il soggetto interessato;
  • si è ripercosso oppure è in grado di ripercuotersi su altre persone, che siano esse fisiche o giuridiche, determinando perdite considerevoli.

Nel Data Breach Recovery Plan saranno presenti anche ulteriori misure organizzative, quali:

  • nominare un responsabile per la sicurezza informatica;
  • definire le responsabilità e i ruoli del personale che gestisce gli incidenti;
  • definire le procedure da seguire in caso di Data Breach.

Le sanzioni

Le sanzioni potranno essere amministrative o penali.

Non esiste un listino delle sanzioni, poiché la Direttiva NIS 2 lascia facoltà agli Stati Membri di adottare il proprio regime sanzionatorio.

Sono, tuttavia, previsti dei limiti massimi: gli operatori essenziali potranno incorrere in sanzioni per un massimo di 10 milioni di euro, mentre gli operatori importanti saranno interessati da sanzioni non oltre i 7 milioni di euro.

In ambito penale ogni singolo Stato Membro dovrà attenersi alla propria legislazione. In Italia, per esempio, si prevede la reclusione sino a 7 anni in caso di gravi violazioni della privacy.

L’adeguamento alla direttiva NIS 2 non è soltanto un modo per mettersi in regola, ma è anche un’ottima occasione per introdurre una cultura della sicurezza in azienda.

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Arriva la legge italiana sull’Intelligenza Artificiale

Dichiara Alessio Butti, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica: «Entro marzo la legge italiana sull’intelligenza artificiale». Per quanto riguarda la PA, «nel 2024 puntiamo a 400 progetti attivi».

Butti ha parlato durante l’evento CyberSec 2024, avvenuto il 7 marzo 2024: «Stiamo elaborando una normativa sull’intelligenza artificiale che incorporerà le direttive dell’AI Act europeo. Il documento dovrà designare un ente regolatore, dovrà gestire i litigi che stanno diventando sempre più frequenti in ambito giudiziario, e ci sarà la questione del finanziamento perché l’intelligenza artificiale senza risorse non può prosperare. Lasciamo gli aspetti tecnici all’Europa, noi dobbiamo personalizzare questo decreto basandoci sulle peculiarità nazionali».

Ci saranno, inoltre, altre attività che connetteranno il mondo delle università e della ricerca con le imprese. «Credo che, immediatamente dopo la riunione ministeriale di Trento, nella settimana tra il 15 e il 22 marzo, il Governo approverà il documento e poi inizierà il processo in uno dei due rami del Parlamento».

«Per il 2025», ricorda Butti, «l’obiettivo da raggiungere è di almeno 150 progetti di intelligenza artificiale già avviati dalla pubblica amministrazione e che arriveranno nel 2026 a 400. Abbiamo sfide affascinanti da affrontare e da superare».

Conclude Butti: «Credo che in questi 14 mesi il governo abbia fornito una visione abbastanza chiara dei nostri obiettivi, non solo sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione ma anche sull’implementazione dell’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione e un particolare riguardo e attenzione per la cybersecurity che è fondamentale».

Anche la presidente del Consiglio Meloni, in un videomessaggio inviato per l’evento L’intelligenza artificiale per l’Italia, dichiara: «Il Governo sta predisponendo un provvedimento di legge che ha come obiettivo quello di stabilire alcuni principi, determinare le regole complementari a quelle del regolamento europeo che è in via di approvazione e individuare le misure più efficaci per stimolare il nostro tessuto produttivo».

«Stiamo lavorando», aggiunge, «per individuare l’organismo più idoneo a svolgere le funzioni di Autorità competente sull’uso delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale. Noi siamo convinti che possa e debba esistere una via italiana all’intelligenza artificiale, una via italiana allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, una via italiana al governo dell’intelligenza artificiale».

È una strada che può essere costruita «attraverso un forte sostegno alla ricerca, alla sperimentazione, a quelle realtà produttive che in Italia già esistono ma che hanno ovviamente bisogno di essere valorizzate per diventare più forti e competitive».


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Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legislativo che riordina il sistema nazionale della riscossione, con l’obiettivo di renderlo più efficacie, imparziale ed efficiente, tutelando al contempo i diritti dei contribuenti.

Le principali novità:

  • Pianificazione annuale: L’Agenzia delle entrate-riscossione (AdER) dovrà pianificare annualmente le attività di riscossione, con l’obiettivo di notificare tempestivamente le cartelle di pagamento e gli atti interruttivi della prescrizione.
  • Discarico automatico: A decorrere dal 2025, i ruoli affidati ad AdER saranno automaticamente “scaricati” dopo 5 anni dal loro affidamento, ad eccezione di quelli i cui crediti sono oggetto di procedure esecutive, concorsuali o di accordi di ristrutturazione del debito. Il discarico non comporta l’estinzione del debito, che potrà essere riscosso autonomamente dall’Ente creditore o, in presenza di determinate condizioni, riaffidato ad AdER.
  • Controllo e responsabilità: Il Ministero dell’economia e delle finanze e l’Ente creditore avranno il controllo sull’azione di recupero dei crediti affidati ad AdER e sul discarico automatico. L’agente della riscossione sarà responsabile in caso di dolo o colpa grave.
  • Commissione per i discarichi pregressi: Una Commissione apposita sarà istituita per individuare soluzioni legislative per i discarichi dei ruoli affidati ad AdER dal 2000 al 2024.
  • Risorse proprie UE e aiuti di Stato: Le “risorse proprie tradizionali” dell’Unione Europea e le somme dovute a titolo di recupero di aiuti di Stato non saranno soggette al discarico automatico e alla reiscrizione a ruolo.
  • Rateizzazione dei debiti fiscali: Il numero massimo di rate per la rateizzazione ordinaria dei debiti fiscali sarà progressivamente esteso dalle attuali 72 a 120. In caso di comprovato peggioramento della situazione economica del debitore, il periodo potrà essere prorogato di una sola volta per un periodo di pari durata.
  • Concentrazione della riscossione: Le ipotesi di concentrazione della riscossione nell’accertamento saranno estese.
  • Semplificazione delle procedure per i rimborsi fiscali: Le procedure amministrative e gli adempimenti connessi all’erogazione dei rimborsi fiscali di competenza dell’Agenzia delle entrate saranno semplificati in presenza di debiti iscritti a ruolo a carico dei beneficiari.

In sintesi, la riforma del sistema nazionale della riscossione mira a:

  • Migliorare l’efficacia e l’efficienza del sistema
  • Tutelare i diritti dei contribuenti
  • Ridurre il contenzioso fiscale
  • Semplificare le procedure di riscossione

Rosa Colucci


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Decreto ingiuntivo semplificato: al Senato la proposta per una giustizia più rapida

Sciopero Avvocati Penalisti del 20 marzo 2024

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Decreto ingiuntivo fino a 10.000 euro: in arrivo una procedura semplificata?

Il Disegno di legge che introduce un nuovo “procedimento d’ingiunzione semplificato” è approdato in Commissione Giustizia del Senato. La proposta, già presentata nel 2019 e respinta, mira a velocizzare il recupero dei crediti e alleggerire il carico di lavoro dei Giudici di Pace.

Come funziona la nuova procedura?

L’idea è di attribuire agli avvocati il potere di emettere decreti ingiuntivi per crediti di importo fino a 10.000 euro, in presenza dei presupposti già previsti dal codice di rito. In questo modo, si eviterebbe il ricorso al giudice per le somme di minore entità, decongestionando il sistema giudiziario.

Recepimento della Direttiva europea sul credito ipotecario

La proposta si inserisce nel quadro del recepimento della Direttiva europea sul credito ipotecario 2014/17/UE, recepita in Italia con il decreto legislativo n. 72 del 2016.

Quale futuro per la proposta?

Le premesse sono positive, ma l’iter parlamentare è ancora lungo. L’auspicio è che il progetto veda la luce al più presto, nell’interesse dei creditori che attendono una giustizia più rapida e meno farraginosa.

Un passo avanti verso una giustizia più efficiente?

L’introduzione di un decreto ingiuntivo semplificato rappresenterebbe un passo avanti verso una giustizia più efficiente e snella. La riduzione dei tempi di recupero dei crediti favorirebbe la crescita economica e la fiducia nel sistema giudiziario.

Rosa Colucci


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