Nasce Effe Legal, società tra avvocati con forte connotazione tecnologica

Dalla cooperazione tra il Gruppo Fire e un gruppo di esperti legali con esperienza nella gestione e nel recupero giudiziale e stragiudiziale dei crediti bancari, utility e commerciale, consumer finance, nasce una nuova Società tra Avvocati, Effe Legal, caratterizzata da una grandissima connotazione tecnologica.

Effe Legal si approccia alla governance legale orientandosi direttamente ad obiettivi e a performance che possono essere misurate, puntando ad offrire dei servizi legali efficienti ed efficaci, riducendo al tempo stesso i tempi e i costi per la valorizzazione delle posizioni.

Dichiara l’Amministratore Delegato di Effe Legal, Alessandro Barbaro: «Effe Legal risponde ad una necessità del mercato del credito di cui c’è una consapevolezza ancora limitata, quella di servizi legali progettati ed implementati per salvaguardare valore a favore di tutte le parti coinvolte, facendo leva su un’interazione ottimale fra fattore umano e tecnologico, per un impatto positivo su società ed economia. Siamo convinti che il futuro della professione vada in questa direzione».

Prosegue: «I nostri avvocati sono professionisti al centro di un universo informativo e tecnologico e, coniugando la loro esperienza con le opportunità offerte dall’innovazione, intelligenza artificiale inclusa, forniscono una consulenza ritagliata sul singolo caso».


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Acquisti in Rete Pa: nuove modalità di autenticazione

Nuove norme Ue: raddoppiano gli illeciti ambientali

Acquisti in Rete Pa: nuove modalità di autenticazione

Il Nuovo Codice degli appalti avrà piena efficacia dal prossimo 1° gennaio 2024 per quanto riguarda le procedure di affidamento. Questo andrà ad influire anche sul portale degli Acquisti in Rete della Pubblica Amministrazione.

Uno step per il passaggio al nuovo Codice è stata la pubblicazione di nuovi bandi a partire dal 1° luglio 2023, che ha consentito agli Operatori Economici di continuare ad operare sul portale.

In questa operazione viene coinvolto anche l’intero sistema di sicurezza e di protezione dei dati. Dal 1° gennaio 2024 avverrà una rivoluzione anche delle credenziali.

Leggi anche: In vigore il Nuovo Codice degli Appalti: il problema della qualificazione delle stazioni appaltanti

Dal prossimo 1° gennaio 2024 non sarà più possibile accedere alla piattaforma telematica Acquisti in Rete PA attraverso le credenziali precedentemente rilasciate dal Sistema.

Per potersi conformare ai nuovi standard di sicurezza introdotti dalle Regole tecniche di AgID nel nuovo Codice degli Appalti, per accedere al Portale bisognerà utilizzare:

  • SPID di livello 2 (personale o professionale);
  • Carta d’Identità Elettronica di livello 2;
  • Funzionalità del nodo eIDAS italiano [FICEP] per gli utenti che provengono dagli altri Stati membri dell’UE.

Per tutti quegli operatori economici che provengono dai Paesi extra Ue o che non hanno aderito alla piattaforma eIDAS, ci sarà un’autenticazione alternativa.

Per quel che concerne SPID, Acquisti in Rete permetterà di accedere con diverse tipologie quali:

  • SPID persona fisica;
  • SPID persona fisica per uso professionale;
  • SPID persona giuridica per uso professionale.

Per poter accedere al Portale e per svolgere tutte le attività sarà sufficiente effettuare il login, utilizzando le nuove modalità di autenticazione, da associare al proprio profilo di abilitazione.

Quando si accede, si potrà selezionare quale profilo utilizzare. Il Legale Rappresentante potrà successivamente abilitare uno o più collaboratori all’interno del Sistema, al fine di ottenere supporto nelle varie attività operative.

Per alcuni servizi presenti nella Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND) si potrebbe richiedere Spid e Cie di livello 3.


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Nuove norme Ue: raddoppiano gli illeciti ambientali

Bonus Cultura: truffa da 300mila euro con falsi Spid

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Verranno rafforzate le indagini e l’azione penale nei confronti dei reati ambientali. Si vedrà l’aumento, infatti, da 9 a 18 degli illeciti che sono previsti attualmente dal diritto penale Ue, con sanzioni maggiormente severe, con sino a 10 anni di reclusione nel caso delle persone fisiche e sino a 40 milioni di euro, oppure corrispondenti al 5% del fatturato per le persone giuridiche.

Si tratta dell’accordo provvisorio che è stato raggiunto tra i negoziatori del Parlamento europeo e la presidenza del Consiglio dell’Ue per quanto concerne la nuova direttiva sulla criminalità ambientale.

L’obiettivo di questo accordo è stabilire quali sono le norme minime per definire i reati e quelli “qualificati”, o delle sanzioni che tutelano al meglio l’ambiente, sostituendo la direttiva del 2008 ormai obsoleta, visti tutti gli sviluppi del diritto ambientale sul territorio europeo.

Viene anche armonizzato il livello delle sanzioni per le persone fisiche e giuridiche di tutti gli Stati membri.

Nei nuovi reati troviamo il traffico di legame, le gravi violazioni sulle sostanze chimiche e il riciclaggio illegale delle componenti inquinanti delle navi. Si individuano anche i “reati qualificati”, quelli che vengono commessi intenzionalmente, che provocano danni irreversibili, duraturi, e distruzione di ecosistemi e habitat naturali in siti protetti, così come della qualità dell’aria, delle acque o del suolo.

Per tutti i reati dolosi che portano a catastrofi e al decesso delle persone, si prevede una pena massima di 10 anni. Pena massima di 8 anni, invece, per reati di grave negligenza. 5 anni di reclusione per reati di tipo doloso, con pena massima di 5 o 3 anni.

Nel caso dei reati più gravi per le persone giuridiche si prevede una sanzione pecuniaria corrispondente al 5% del fatturato totale, oppure a 40 milioni. Per gli altri reati la sanzione pecuniaria massima corrisponde al 3% del fatturato totale, oppure, a 24 milioni.


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Bonus Cultura: truffa da 300mila euro con falsi Spid

Aperta alla libera fruizione la Banca Dati di merito Pubblica

Bonus Cultura: truffa da 300mila euro con falsi Spid

La Procura di Trieste ha scoperto una maxi truffa sul Bonus Cultura, che riguarda circa un migliaio di giovani. Sono state aperte ulteriori indagini in tutta Italia, poiché il fenomeno potrebbe essere qualcosa di molto più esteso.

I responsabili della truffa, secondo le accuse, si facevano consegnare da 18enni inconsapevoli i loro dati anagrafici, per poter creare dei falsi Spid per accedere al Bonus Cultura attraverso la 18app. È stato aperto un fascicolo per truffa informatica pluriaggravata nei confronti del Ministero della Cultura. I carabinieri, fino ad ora, hanno scovato 620 vittime.

Il Bonus Cultura ha il valore di 500 euro, e viene utilizzato per l’acquisto di libri, materiale didattico e servizi. I neo 18enni, per poterlo utilizzare, si devono registrare al sito www.18app.italia.it con Spid o Cie.

Gli autori della truffa hanno individuato e contattato tantissimi diciottenni, spacciandosi per facilitatori della procedura per ottenere il buono. Altre volte, invece, si sono presentati in veste di impiegati comunali che avevano bisogno di verificare i loro documenti.

In questo modo sono state attivate delle false identità Spid, utilizzando un provider differente rispetto a quello dell’utente, effettuando in tal modo accessi abusivi alla 18app. Successivamente venivano effettuati degli acquisti presso ditte complici, che soltanto apparentemente fornivano materiale e servizi culturali.

A livello formale la procedura sembrava regolare, e per questo la società che è stata incaricata dal ministero della Cultura di effettuare la validazione ha avviato i bonifici. Tutti i soldi (parliamo di quasi 300.000 euro) sono finiti su un conto corrente di una banca di Trieste.

Spiega il procuratore Antonio De Nicolo: «Dalle indagini emerge che il fenomeno delittuoso sia molto più esteso di quanto finora emerso, tanto che indagini analoghe a quella di Trieste sono state aperte da altre Procure».

Prosegue: «I diciottenni diffidino di siti internet non ufficiali e di persone che, con varie scuse o spacciandosi per pubblici impiegati, richiedano loro documenti o dati sensibili o si prestino come facilitatori per l’ottenimento del bonus. È bene affidarsi alle sole indicazioni fornite dal sito ufficiale del ministero».

Al fine di scongiurare completamente la possibilità di truffe, De Nicolo invita all’istituzione «di un coordinamento efficace tra tutti i provider di Spid accreditati, in modo che non sia mai possibile ottenerne più d’uno, semplicemente contattando i vari fornitori».


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Aperta alla libera fruizione la Banca Dati di merito Pubblica

L’intelligenza Artificiale prenderà decisioni al posto di Avvocati e Giudici?

Aperta alla libera fruizione la Banca Dati di merito Pubblica

Da giovedì 14 dicembre 2023 sarà disponibile online la Banca Dati di merito pubblica (BDP).

Realizzata dal Dipartimento per la Transizione Digitale, l’Analisi Statistica e le Politiche di Coesione, attraverso la Direzione Generale per i Sistemi Informativi Automatizzati (DGSIA), la BDP sarà aperta alla libera fruizione.

Nella Banca Dati di merito pubblica potranno essere consultabili tutti i provvedimenti civili, come decreti, sentenze e ordinanze, che sono stati pubblicati dal 1° gennaio 2016 sino all’attualità nei Tribunali e nelle Corti d’Appello.

Il collegamento alla BDP sarà presente sul PST, il Portale dei Servizi Telematici. A seguito dell’autenticazione, attraverso i sistemi previsti dal d.lgs. del 7 marzo 2005, n. 82 (Spid, CIE e CNS), si potranno ricercare i provvedimenti attraverso diversi criteri di ricerca, sintattici e semantici.


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L’intelligenza Artificiale prenderà decisioni al posto di Avvocati e Giudici?

Femminicidi, Nordio: “Creeremo un opuscolo per riconoscere i segnali spia”

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Una delle applicazioni di Intelligenza Artificiale più famosa in assoluto è ChatGPT, e di recente si è resa protagonista anche del mondo giudiziario.

ChatGPT avrebbe infatti creato delle sentenze inesistenti, su “ordine” di alcuni avvocati, condannati successivamente ad una sanzione di 5.000 dollari. OpenAI, società produttrice di ChatGPT, è stata citata in giudizio, poiché l’AI avrebbe inventato prove e diffamato persone.

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Ci si chiede, a questo punto, se prima o poi l’intelligenza artificiale andrà a sostituire avvocati e giudici.

In uno studio legale, o in un tribunale, le principali attività che vengono svolte sono ricerca, interpretazione, redazione di atti ed infine decisione. Gran parte del lavoro consiste nel ricercare la normativa specifica e i precedenti giudiziari.

Questa parte potrebbe essere affidata senza problemi a dei sistemi automatizzati, che non coincidono per forza con sistemi di intelligenza artificiale.

Da tempo ormai la ricerca giuridica si svolge su banche dati: i sistemi di intelligenza artificiale vanno però oltre, deducendo termini rilevanti per la ricerca e classificando le decisioni trovate in contrarie e favorevoli.

Ma è l’avvocato a decidere quale strategia utilizzare. Se l’intelligenza artificiale raccoglie pro e contro di una data strategia, con l’indicazione delle varie percentuali di successo, sarà l’avvocato a prendere in considerazione tutti gli elementi del contesto specifico per arrivare ad una decisione finale.

Il sistema di intelligenza artificiale potrebbe prospettare una decisione giudiziaria in base ai pattern individuati, in assistenza o al posto del giudice. Ogni sentenza, comunque, deve essere motivata, e ogni decisione spiegabile, e quindi impugnabile.

«L’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale», si legge nella proposta dell’AI Act, «può fornire sostegno, ma non dovrebbe sostituire il potere decisionale dei giudici o l’indipendenza del potere giudiziario, in quanto il processo decisionale finale deve rimanere un’attività e una decisione a guida umana».

Dunque, certamente alcune funzioni verranno sostituite, come ricerca e redazione, anche se nel breve periodo la maggior parte delle decisioni e delle attività creative saranno prerogativa umana.


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Femminicidi, Nordio: “Creeremo un opuscolo per riconoscere i segnali spia”

La digitalizzazione ha influito sulla nostra capacità di lettura?

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In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il Guardasigilli Carlo Nordio esprime la propria opinione sul femminicidio di Giulia Cecchettin: «Come nella mafia esistono i reati spia, così nei femminicidi ci sono gli atteggiamenti spia: sintomi di un possibile aggravamento di violenza. Prepariamo un opuscolo, con una grafica molto comprensibile, da diffondere in scuole, social, posti di lavoro».

Prosegue il ministro: «Ciò che ieri poteva sembrare galanteria, insistenza, messaggi social può essere invece la spia di una futura violenza. E occorre informare anche i maschietti dei reati prefigurati e dei rischi che si corrono con certi comportamenti perché l’addensamento di questi reati mi fa pensare anche a una sorta di emulazione».

«Più che una legge organica», dichiara Nordio, «serve un intervento organico. E una radicale rieducazione soprattutto di giovani e adolescenti, per renderli consapevoli dei loro doveri in particolare verso le coetanee».

L’aggressività dimostrata da molti uomini ha fondamento «nella sedimentazione millenaria del dominio maschile sulla donna, iniziato ai primordi della civiltà quando l’unico criterio di supremazia era la forza muscolare. Da lì la subalternità femminile nell’ambito militare, politico, culturale e sessuale».

«Solo negli ultimi decenni abbiamo preso atto della pari dignità di genere». Tuttavia, se ancora si accettano queste situazioni, vuol dire che «il nostro codice genetico è difficile da rimodulare. Poiché le sue radici sono profonde, è su queste che dobbiamo incidere. Ecco perché occorre educare e informare, ascoltare i giovani ma anche dare risposte adeguate».

Nordio risponde anche alla proposta di Schlein sulla creazione di una legge per l’istituzione dell’educazione al rispetto e all’effettività: «Una nuova legge si può anche fare, e ben venga se serve almeno in questo settore a trovare un accordo con l’opposizione. Ma le leggi sfrondano i rami, solo l’educazione sradica i pregiudizi. E su quello bisogna agire».


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La digitalizzazione ha influito sulla nostra capacità di lettura?

Smartphone e pc hanno compromesso in qualche modo la nostra capacità di lettura?

Questa è la domanda che si sono posti alcuni studiosi norvegesi, arrivando alla conclusione che «potremmo essere testimoni dell’inizio della fine dell’era della lettura prolungata come la conosciamo».

In quest’epoca di digitalizzazione, infatti, ci si domanda spesso se la capacità di concentrazione nel leggere testi lunghi e articolati stia subendo qualche cambiamento.

La capacità di lettura da parte degli adolescenti norvegesi, per esempio, viene valutata periodicamente: dal 2000 al 2018 non sembra che le competenze di lettura in Norvegia abbiano subito variazioni particolari, nonostante le trasformazioni culturali e sociali, come, per esempio, la diffusione dei social.

Leggere testi lunghi e per svago, rispetto al 2000, non è più una cosa così frequente. Tuttavia, parallelamente, si è osservato un aumento della lettura online.

Si è riscontrato, comunque, che chi comunica spesso via chat oppure cerca informazioni online ottiene migliori risultati nei test di lettura, anche se i risultati dello studio «evidenziano un calo nella lettura tra il 2015 e il 2018».

Lo studio «valuta specifiche capacità e abitudini di lettura, lasciando fuori altri aspetti come la persistenza nella lettura e la capacità di affrontare testi lunghi e complessi». Oggi «tendiamo a leggere brevi frammenti di testo e abbiamo meno familiarità con l’esperienza di dedicare tempo a un unico testo per periodi prolungati. Anche studenti, adolescenti e adulti segnalano di leggere meno libri e testi estesi, una tendenza confermata anche dagli insegnanti».

Per molti, leggere testi lunghi e complessi, è una sfida. Secondo gli esperti, in questi casi sarebbe più indicato privilegiare la lettura su carta, non per evitare del tutto la lettura digitale, ma per trovare un equilibrio tra le due.

Scegliere «tra supporto cartaceo e digitale dovrebbe dipendere dal tipo di testo e dall’obiettivo della lettura. È cruciale riconoscere che l’esperienza di leggere un testo coerente su carta ha un valore trasferibile alla lettura digitale, ma il contrario non è altrettanto vero».

Il processo di transizione verso la lettura digitale impatta negativamente sulla nostra capacità di affrontare testi complessi e lunghi: questo si deve al fatto che la maggior parte delle nostre letture quotidiane avvengono sullo smartphone, dispositivo che non è affatto ideale per leggere testi lunghi e per studiare.

La digitalizzazione, comunque, non ha eliminato la capacità di selezionare le informazioni più importanti di un testo: semplicemente, siamo distratti da stimoli differenti rispetto al passato.

Per uscire da questa brutta abitudine dovremmo immergerci in un testo, come se fosse un allenamento di tipo fisico. Si migliora soltanto attraverso la pratica. «Finché la nostra capacità di concentrazione è normale, saremo in grado di tornare a quello che stiamo facendo dopo esserci distratti».


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Giovedì 16 novembre 2023 il Consiglio dei ministri ha approvato un severo “pacchetto sicurezza”, contenente tre disegni di legge, che prevedono: maggiori tutele per le forze dell’ordine, un’operazione di riordino della polizia locale, inasprimenti di pena ed introduzione dei reati di blocchi stradali e rivolte in carcere.

Nel caso in cui entrasse in vigore il ddl sulle forze dell’ordine, queste avranno la possibilità di portare sempre con loro un’arma differente rispetto a quella di ordinanza, anche nei momenti in cui non sono in servizio e soprattutto senza licenza.

Il reato di blocco stradale, attualmente, è soltanto un illecito amministrativo. Tuttavia il governo ha intenzione di trasformarlo in reato «nel momento in cui [la fattispecie] risulti particolarmente offensiva ed allarmante, sia per la presenza di più persone sia per il fatto che sia stata promossa e organizzata preventivamente».

Se il pacchetto sicurezza venisse approvato, si vedrebbero aumenti di pena da due a sei anni nel caso di truffe nei confronti di persone anziane. Sanzioni anche per coloro che impiegano «minori nell’accattonaggio».

Niente più obbligo del differimento della pena per donne incinte oppure madri di figli minori sino a tre anni.

Altre tutele anche per le forze dell’ordine, poiché ci saranno inasprimenti di pena per coloro che commettono reati di minaccia, violenza, resistenza oppure lesioni nei confronti di un agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza.

Aumento delle pene anche per «chi imbratta beni mobili o immobili» appartenenti alle forze dell’ordine.


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L’Avvocatura generale dello Stato si è espressa in merito alla proposta di legge regionale sul fine vita. La competenza non spetta alla Regione, e l’approvazione della legge potrebbe anche venire impugnata dalla Corte Costituzionale.

Il parere è arrivato sia alla Regione Veneto che al Fvg. Il presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga dichiara: «E’ palesemente così, purtroppo anche in questo caso alcuni gruppi politici utilizzano una materia così delicata e sensibile per fare propaganda perché la regione non può legiferare e tutti i costituzionalisti interpellati lo sottolineano, ma non solo».

Per Fedriga, la maggioranza chiederà di «fare quello che possiamo fare, ossia potenziare le cure palliative (tra cui la sedazione profonda in alcuni casi), monitorare con grande attenzione un rischio che oggi non vediamo ma dobbiamo combattere, ossia l’accanimento terapeutico».

«Tutto il resto è propaganda sulla vita e la morte dei cittadini e io mi voglio tenere lontano dalla propaganda per quanto riguarda un bene inviolabile come la vita», conclude il governatore.


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Servicematica

Nel corso degli anni SM - Servicematica ha ottenuto le certificazioni ISO 9001:2015 e ISO 27001:2013.
Inoltre è anche Responsabile della protezione dei dati (RDP - DPO) secondo l'art. 37 del Regolamento (UE) 2016/679. SM - Servicematica offre la conservazione digitale con certificazione AGID (Agenzia per l'Italia Digitale).

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