digitalizzazione della giustizia

Digitalizzazione della giustizia: attivo da oggi in sette sedi il tribunale “online”

Tribunali più smart per una giustizia più vicina ai bisogni dei cittadini. Parte oggi la sperimentazione del progetto ‘Tribunale online’. Sette le sedi coinvolte: Catania, Catanzaro, L’Aquila, Marsala, Napoli Nord, Trento e Verona.

L’iniziativa, realizzata dalla Direzione generale per i sistemi informativi automatizzati del Dipartimento per la transizione digitale della giustizia, è stata finanziata nell’ambito del Pon Governance 2014-2020, in coerenza con le priorità indicate dal Pnrr.

Il portale, fruibile da qualsiasi dispositivo, è costituito da una sezione pubblica accessibile a tutti, di natura informativa, e da una sezione riservata, in cui i cittadini dotati di identità digitale possono depositare autonomamente alcune istanze nei procedimenti di volontaria giurisdizione e monitorarne le fasi

L’obiettivo è quello di offrire a cittadini e utenza qualificata servizi informativi e strumenti digitali in grado di semplificare l’accesso alla giustizia, al tempo stesso riducendo e razionalizzando l’affluenza alle cancellerie. Fra i primi procedimenti ammessi al deposito telematico ci sono quelli riguardanti l’amministrazione di sostegno, la gestione di eredità giacente e la nomina del curatore.

Il nuovo portale del ‘Tribunale online’ rappresenta un’evoluzione importante nel processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione, per avvicinare e guidare il cittadino nella fruizione dei servizi del comparto Giustizia.

Rosa Colucci


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Mai così tanti detenuti nelle carceri minorili

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Mai così tanti detenuti nelle carceri minorili

È stato recentemente pubblicato un rapporto dell’associazione Antigone per quanto riguarda la situazione delle carceri minorili italiane. Leggiamo nel rapporto che i detenuti all’interno delle carceri minorili, all’inizio del 2024, sono circa 500: si tratta di un numero che non si vedeva da più di dieci anni.

Secondo il rapporto dell’associazione Antigone, questa è una conseguenza del “decreto Caivano”, approvato lo scorso settembre con lo scopo di contrastare la criminalità minorile.

Nel decreto viene abbassata la soglia per l’utilizzo della custodia cautelare nelle carceri minorili, consentendo di ordinare il carcere preventivo per tutti quei reati che prevedono delle pene di almeno sei anni, mentre precedentemente la soglia era fissata a 9.

È stata abbassata anche l’età minima per ordinare il Daspo urbano, da 18 a 14 anni e sono state aumentate le sanzioni per lo spaccio e per il porto d’armi.

Nel rapporto viene segnalato che le persone entrate nelle carceri minorili nel 2023 sono state 1.143: un numero che non si raggiungeva da almeno 15 anni.

Nel gennaio 2024, ci sono state 340 persone in custodia cautelare, rispetto alle 243 dell’anno precedente. Cresce anche l’ingresso nelle carceri minorili di persone che violano la legge sugli stupefacenti, registrando un aumento del 37,4% nel corso di un anno.

Secondo il rapporto, all’inizio del 2024, nelle carceri minorili erano presenti soprattutto giovani tra i 16 e i 17 anni, e i minorenni sono in maggioranza del 60%.


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Aggressione avvocato a Cassino: la condanna del CNF

Riforma fiscale: nuove opportunità per gli avvocati tributaristi

Aggressione avvocato a Cassino: la condanna del CNF

Il Consiglio Nazionale Forense esprime la più ferma condanna per la vile aggressione subita dall’avvocato Roberto Angelosanto, avvenuta nelle scorse ore a Cassino. Il professionista è stato colpito al volto e al costato da un uomo, controparte di un cliente assistito dall’avvocato del Foro di Cassino, in prossimità di un bar. L’aggressione ha causato la rottura di due costole e un trauma cranico all’avvocato Angelosanto, che è stato trasportato all’ospedale Santa Scolastica della città.

Il Cnf esprime vicinanza al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Cassino, che per primo ha denunciato il fatto, e sottolinea come questo episodio sia l’ennesimo di una deriva culturale che identifica l’avvocato con la parte assistita.

Rosa Colucci


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Riforma fiscale: nuove opportunità per gli avvocati tributaristi

Avvocati Tributaristi: “Convinti sulla via della specializzazione”

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Riforma fiscale: nuove opportunità per gli avvocati tributaristi

L’attuazione della delega fiscale apre nuovi spazi professionali per gli avvocati tributaristi, che necessitano però di una specifica specializzazione. Lo sottolinea l’Uncat (Unione nazionale delle Camere degli avvocati tributaristi), evidenziando come la riforma abbia ampliato i compiti attribuiti agli avvocati in materia di tax compliance e consulenza aziendale.

Nuove competenze e specializzazione

Tra le nuove opportunità per gli avvocati tributaristi si annoverano:

  • Tax control framework: la certificazione delle aziende per il controllo del rischio fiscale.
  • Strategia e pianificazione aziendale: consulenza specifica in materia di risk management fiscale.
  • Procedure previste dalla disciplina della crisi d’impresa e di compliance: assistenza alle aziende in difficoltà e nella gestione della conformità alle norme fiscali.

L’Uncat sottolinea come la specifica preparazione degli avvocati tributaristi, sia sostanziale che processuale, li renda figure chiave nella gestione del rischio fiscale e nella consulenza alle imprese.

La via della specializzazione

Per cogliere appieno le opportunità offerte dalla riforma fiscale, gli avvocati tributaristi devono necessariamente seguire un percorso di specializzazione. L’Uncat si impegna a supportare questo percorso, in collaborazione con il Consiglio Nazionale Forense.

Collaborazione con commercialisti e magistrati

L’avvocato tributarista, con la sua preparazione, può affiancare i clienti, imprese e cittadini, lungo tutto l’arco della relazione tributaria, in sinergia con i commercialisti.

L’Uncat auspica una collaborazione fattiva con commercialisti e magistrati per sciogliere i nodi normativi e organizzativi emersi dalla riforma.

Protocolli per l’efficienza del processo tributario

L’Uncat sta collaborando con il Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria per migliorare l’organizzazione delle Corti di giustizia tributaria, il funzionamento del processo tributario telematico e i concorsi per l’assunzione dei magistrati professionali.

In questo contesto si inseriscono i protocolli che si stanno elaborando sul territorio, come quello firmato dalla Camera tributaria di Milano e Corte di giustizia di primo grado, che prevede la condivisione di buone prassi per migliorare l’efficienza del processo tributario.

Rosa Colucci


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Avvocati Tributaristi: “Convinti sulla via della specializzazione”

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Avvocati Tributaristi: “Convinti sulla via della specializzazione”

Uncat, l’Unione nazionale delle Camere degli avvocati tributaristi, parla in merito alla nuova delega fiscale, che apre a nuovi spazi professionali che necessitano una specializzazione.

Come spiegato da una nota dell’Uncat, le opportunità in questione guardano ai nuovi compiti che interessano gli avvocati e i commercialisti. Si accenna, per esempio, al tax control framework, ovvero la certificazione delle aziende per il controllo del rischio fiscale, così come alla strategia/pianificazione aziendale.

In generale, comunque, si parla di tutte le procedure di compliance e della crisi d’impresa.

Dichiara l’avv. Gianni Di Matteo: «Buona parte degli avvocati tributari sono già revisori dei conti, e in quanto tali appongono il visto di conformità sui bilanci. La specifica preparazione sia sostanziale che processuale, con la capacità di prevedere le eventuali patologie, mettono oggi al centro della riforma l’avvocato tributarista come consulente privilegiato nel risk management fiscale».

Prosegue: «Occorre continuare convinti sulla via della specializzazione, in attesa che si chiarisca il quadro della formazione specialistica con il Consiglio Nazionale Forense. Uncat continuerà sulla strada della specializzazione, unica via a maggior ragione oggi dopo la riforma fiscale, appunto. Accogliamo con disponibilità fattiva gli inviti venuti dal presidente della commissione Finanze della Camera dei Deputati, Marco Osnato, e della presidente del Consiglio di presidenza tributaria, Carolina Lussana, al confronto operativo per sciogliere i nodi normativi e organizzativi».

Ribadisce Fabiola Del Torchio, vicepresidente Uncat: «L’avvocato tributarista, con la preparazione sostanziale e processuale, ben può affiancare i clienti, imprese e cittadini, lungo tutto l’arco della relazione tributaria, in sinergia con i commercialisti».

Per quanto riguarda l’organizzazione delle Corti di giustizia tributaria, i concorsi per l’assunzione dei magistrati professionali e il funzionamento del processo tributario telematico, Uncat sottolinea come sia stata avviato un dialogo di confronto con il Consiglio di Presidenza della Giustizia tributaria.

In tale quadro troviamo i protocolli che si stanno sviluppando sul territorio; in particolare ci si riferisce al protocollo firmato dalla Camera tributaria di primo grado e dalla Corte di giustizia di primo grado, che stabilisce le buone prassi destinate agli operatori nelle attività di cancelleria e nello svolgimento dell’udienza.


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Cassazione: l’anzianità come avvocato stabilito non conta per l’iscrizione all’albo speciale

La Cassazione, con la sentenza n. 5306 del 2024, ha chiarito che i dodici anni di anzianità richiesti per l’iscrizione all’albo speciale degli avvocati cassazionisti non includono il periodo in cui il richiedente ha svolto l’attività professionale come “avvocato stabilito”.

Le due figure professionali sono diverse:

  • L’avvocato stabilito è un professionista che ha acquisito il titolo abilitante all’estero e che può esercitare la professione in Italia in via subordinata, avvalendosi della collaborazione di un avvocato italiano.
  • L’avvocato cassazionista è un avvocato italiano che ha maturato una specifica esperienza e che può patrocinare le cause davanti alle Corti supreme.

Il periodo di “integrazione” non conta come anzianità:

L’avvocato stabilito che ha esercitato in Italia per tre anni può chiedere l’iscrizione all’albo ordinario dopo aver superato un esame di idoneità. L’anzianità maturata come avvocato stabilito non è cumulabile con quella maturata come avvocato ordinario ai fini dell’iscrizione all’albo speciale.

La normativa italiana è in linea con il diritto europeo:

La direttiva 98/5/CE del Parlamento Europeo non impone agli Stati membri di equiparare l’anzianità di avvocato stabilito a quella di avvocato ordinario. Il legislatore italiano ha quindi la facoltà di stabilire regole specifiche per l’accesso alle Corti supreme, e la disciplina dettata per l’iscrizione all’albo speciale degli avvocati cassazionisti è conforme ai principi espressi dalla Corte di giustizia.

Articolo scritto da Rosa Colucci


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Esame avvocato 2023: ecco i criteri di valutazione della prova orale

Sul sito del Ministero della Giustizia è stato pubblicato l’avviso che delinea i criteri di valutazione della prova orale dell’esame di avvocato, come individuati dalla Commissione per l’esame di Avvocato.

Le tre fasi dell’esame

La prova orale si articola in tre distinte fasi che si svolgono in un unico contesto e che concorrono a un punteggio complessivo minimo di 105 necessario per l’abilitazione.

Prima fase: esame e discussione di una questione pratico-applicativa (sotto forma di soluzione di un caso) che attiene a diritto sostanziale e processuale. Il candidato sceglie la materia tra diritto civile, penale e amministrativo e comunica la sua scelta secondo le modalità stabilite dal decreto del Ministro della giustizia.

Seconda fase: discussione di brevi questioni volte a dimostrare le capacità argomentative e di analisi giuridica del candidato. Le materie, di cui una di diritto processuale, sono scelte dal candidato tra diritto civile, penale, amministrativo, diritto processuale civile e diritto processuale penale.

Terza fase: verifica della conoscenza dell’ordinamento forense e dei diritti e doveri dell’avvocato.

I criteri di valutazione

I criteri di valutazione della prova orale ricalcano quelli normativamente previsti e includono:

  • chiarezza, logicità e rigore metodologico dell’esposizione;
  • capacità di risolvere concretamente specifici problemi giuridici;
  • padronanza dei fondamenti teorici degli istituti giuridici trattati;
  • abilità nel cogliere eventuali profili di interdisciplinarietà;
  • dominio delle tecniche di persuasione e argomentazione.

A questi criteri si può aggiungere la capacità di sintesi dimostrata dal candidato.

Durata dell’esame

La durata complessiva dell’esame orale è stata ritenuta ragionevole ed equa entro i 90-100 minuti, comprensivi di:

  • 30 minuti per l’esame preliminare del quesito della prima fase;
  • 60-70 minuti totali per l’esposizione in tutte e tre le fasi.

Il tempo di 30 minuti per la prima fase decorre dal momento della fine della dettatura del quesito.

Articolo scritto da Rosa Colucci


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Via libera ai test psicoattitudinali per i magistrati

Equo compenso: il CNF approva la nuova norma deontologica

test psicoattitudinali magistrati

Via libera ai test psicoattitudinali per i magistrati

La Commissione Giustizia del Senato ha approvato il parere presentato da Pierantonio Zanettin, introducendo i test psicoattitudinali per gli aspiranti magistrati.

Nel parere di Zanettin è prevista anche la possibilità di inserire nel fascicolo di valutazione del magistrato gli atti da lui prodotti nel corso della sua carriera, e non soltanto alcuni atti a campione.

Commenta Erika Stefani, capogruppo Lega in Commissione Giustizia: «I test psicoattitudinali sono previsti in moltissimi concorsi pubblici quindi non vediamo quale sia il problema».

È giusto», prosegue, «che quando si ricoprono ruoli così delicati e di responsabilità si valuti l’attitudine del candidato ad affrontare determinate situazioni di stress. È importante che ci sia un quadro completo e chiaro dell’operato di chi si deve andare a valutare».


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Documento di calcolo

Equo compenso: il CNF approva la nuova norma deontologica

Censura per compensi ingiusti, avvertimento per mancata informativa al cliente

Il Consiglio Nazionale Forense (CNF) ha approvato la nuova norma deontologica in materia di equo compenso, prevista dalla legge 49 del 2023. La legge mira a garantire agli avvocati un compenso adeguato per la loro attività professionale, contrastando il fenomeno delle parcelle troppo basse o addirittura gratuite.

Il nuovo articolo 25-bis del codice deontologico forense

Il testo del nuovo articolo 25-bis è stato elaborato dalla Commissione deontologica del CNF e approvato in via definitiva nella seduta del 23 febbraio scorso. La norma stabilisce che l’avvocato non può concordare o preventivare un compenso che non sia giusto, equo e proporzionato alla prestazione professionale richiesta, e non sia determinato in applicazione dei parametri forensi vigenti.

Sanzioni per la violazione della norma

La violazione di questa norma comporta l’applicazione della censura in sede disciplinare. Inoltre, se l’avvocato stipula un accordo con il cliente, è obbligato ad avvertirlo per iscritto che il compenso per la prestazione professionale deve rispettare i criteri stabiliti dalla legge, pena la nullità della pattuizione. La violazione di questa seconda disposizione comporta l’applicazione della sanzione disciplinare dell’avvertimento.

Entrata in vigore

Le modifiche al codice deontologico degli avvocati entreranno in vigore dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, completando l’iter previsto dall’ordinamento forense.

L’approvazione della nuova norma deontologica rappresenta un passo importante per la tutela dei diritti degli avvocati e per la garanzia di un adeguato compenso per la loro attività professionale. La norma contribuirà a contrastare il fenomeno delle parcelle troppo basse o addirittura gratuite, che danneggiano sia gli avvocati che i clienti.

Articolo scritto da Rosa Colucci 


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Pignoramenti più veloci: addio ai tempi morti

Il decreto legge approvato in Cdm il 26 febbraio 2024 contenente le ultime disposizioni in merito all’attuazione del Pnrr prevede il pignoramento dei crediti con pagamenti più veloci e senza tempi morti.

Sono state inserite le misure per accelerare la definizione dei pignoramenti presso terzi, ovvero tutti quei procedimenti per cui, per avere il pagamento di quanto dovuto, il creditore deve richiedere al giudice l’assegnazione delle somme dovute al suo debitore da un terzo.

Il terzo, al posto di pagare il debitore, dovrà pagare il creditore. Questo corrisponde al caso in cui il creditore pignora lo stipendio al dipendente dal datore di lavoro, rispettivamente debitore moroso e terzo pignorato.

Nel caso in cui il creditore notifichi l’ordinanza del giudice di assegnazione delle somme dovute dal terzo, il creditore dovrà allegare una dichiarazione che contenga l’IBAN, con lo scopo di rendere più veloce il pagamento.

Al fine di sollecitare il creditore a non perdere tempo, viene stabilito che il creditore perda gli interessi se questo temporeggia nel notificare l’ordine giudiziale di assegnazione. Dunque, se ciò avviene dopo 90 giorni, perderà gli interessi.

Ci sarà, invece, la perdita dell’efficacia del pignoramento nel caso in cui i crediti siano notificati da oltre 10 anni, con liberazione del terzo da qualsiasi tipo di obbligo. Al fine di liberare il terzo e rendere le somme nuovamente disponibili al debitore pignorato, la cancelleria dovrà trasmettere una PEC comunicando l’ordinanza di estinzione per inattività del creditore.

Presente anche un terzo correttivo, per il ricalcolo delle somme da bloccare oltre l’ammontare del credito. Per l’attuale versione del codice di procedura civile (art. 546) il terzo, dopo aver ricevuto la notifica di pignoramento, dovrà bloccare le somme dovute al debitore pignorato: il credito dovrà essere aumentato della metà.

Vengono riviste anche le soglie e vengono inseriti crediti più bassi, introducendo un importo fisso da aggiungere al credito:

  • Crediti fino a 1.100 euro: 1.000 euro in più;
  • Crediti fino a 3.200 euro: 1.600 euro in più;
  • Crediti superiori a 3.200 euro: aumento della metà.

Nel disegno di legge si parla anche di giustizia riparativa, concedendo più tempo per la ricognizione dei servizi che vengono erogati dai soggetti pubblici privati. L’imputato, mediante ricorso potrà svolgere le attività meritevoli di beneficio penale: tale ricognizione dovrà terminare entro il 30 giugno 2024.


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