23 Luglio 2025 - GIUSTIZIA | Ordinamento giudiziario

Separazione delle carriere, via libera del Senato alla riforma costituzionale

Cartelli, proteste e accuse: clima infuocato in Aula. Meloni: “Sistema più efficiente e trasparente”. Conte: “Ingiustizia è fatta”

Con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astenuti, il Senato ha approvato in seconda lettura il disegno di legge costituzionale per la separazione delle carriere dei magistrati requirenti e giudicanti, dando così nuovo slancio alla riforma dell’ordinamento giudiziario che modifica profondamente il Titolo IV della Costituzione. Il provvedimento, già approvato dalla Camera, dovrà tornare a Montecitorio per la terza delle quattro letture previste.

Nel corso della seduta, non sono mancati momenti di forte tensione politica. Il Movimento 5 Stelle ha inscenato una protesta sollevando cartelli con le immagini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino accostate, in contrasto, a quelle di Licio Gelli e Silvio Berlusconi. “Non nel loro nome”, si leggeva sui cartelli gialli sotto i volti dei due magistrati uccisi dalla mafia, mentre la scritta nera “nel loro” campeggiava accanto alle immagini dei simboli della P2 e del fondatore di Forza Italia, a sottolineare l’accusa al centrodestra di strumentalizzare l’eredità morale dell’antimafia.

Anche il Partito Democratico ha manifestato il proprio dissenso in modo simbolico, mostrando nell’emiciclo una copia della Costituzione capovolta, per denunciare – nelle parole del capogruppo Francesco Boccia – una riforma che “sovverte l’equilibrio dei poteri”.

Durissimo il giudizio del leader del M5s, Giuseppe Conte: “Hanno in testa un disegno ben chiaro: pubblici ministeri trasformati in superpoliziotti sotto il controllo del Ministro della Giustizia di turno, meno garanzie per i cittadini, più impunità per i potenti. È una giustizia su misura per chi ha potere: ingiustizia è fatta”.

Di segno opposto le reazioni della maggioranza. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un messaggio su X, ha rivendicato con soddisfazione il risultato: “L’approvazione al Senato segna un passo importante verso un impegno preso con gli italiani. Il percorso non è ancora concluso, ma confermiamo la nostra determinazione nel dare all’Italia un sistema giudiziario più efficiente, equo e trasparente”.

Ancora più esplicito il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, che ha definito il voto “una giornata storica” per il Paese: “Si realizza il sogno di Berlusconi”, ha dichiarato ai cronisti.

I contenuti della riforma

Il disegno di legge introduce una netta separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, istituendo due distinti Consigli superiori della magistratura: uno per la magistratura giudicante e uno per quella requirente. Entrambi saranno presieduti dal Presidente della Repubblica e includeranno, come membri di diritto, rispettivamente il primo presidente e il procuratore generale della Corte di Cassazione.

I restanti componenti saranno sorteggiati per due terzi tra i magistrati e per un terzo da un elenco di professori universitari e avvocati redatto dal Parlamento in seduta comune. I vicepresidenti di ciascun Consiglio saranno scelti tra i membri provenienti da quest’ultimo elenco.

Tra le novità più rilevanti anche l’introduzione dell’Alta Corte disciplinare, organo indipendente per la responsabilità disciplinare dei magistrati. Sarà composta da 15 membri: tre nominati dal Presidente della Repubblica, tre sorteggiati da un elenco parlamentare, sei scelti tra magistrati giudicanti e tre tra quelli requirenti, tutti in possesso di specifici requisiti di professionalità.

Un percorso ancora lungo

La riforma, voluta con forza dalla maggioranza di governo, deve ora affrontare le due letture finali previste dall’art. 138 della Costituzione. Se il testo dovesse essere approvato con la stessa maggioranza semplice nelle successive votazioni, potrebbe comunque essere sottoposto a referendum qualora ne facciano richiesta un quinto dei membri di una Camera, cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.


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