Redazione 16 Luglio 2025

L’altra bilancia commerciale: gli Stati Uniti incassano in Europa con i servizi, tra big tech e alta finanza

Mentre la retorica politica continua a concentrarsi sul deficit statunitense nei beni, spesso agitato come arma nelle dispute commerciali con Bruxelles, i dati raccontano una storia più complessa. E assai più favorevole agli Stati Uniti.

Nel 2024, a fronte di un disavanzo di 236 miliardi di dollari nell’interscambio di merci con l’Unione Europea, Washington ha registrato un surplus nei servizi di oltre 76 miliardi di dollari, che secondo stime europee sale addirittura a 148 miliardi di euro. Risultato: il disavanzo commerciale complessivo Usa con la UE si riduce a circa 50 miliardi di euro, meno del 3% del volume degli scambi bilaterali.

Una cifra sorprendente, in grado di ridimensionare l’immagine di un’America perdente sul piano commerciale con l’Europa. E che rivela la forza degli Stati Uniti in settori strategici a forte valore aggiunto: tecnologia, finanza, assicurazioni, consulenza e proprietà intellettuale.

Europa, cliente d’oro dei servizi Made in USA

Le grandi aziende americane trovano nel Vecchio continente una miniera di ricavi. Meta ottiene dall’Europa oltre il 17% dei suoi introiti globali. Alphabet, casa madre di Google e YouTube, ha visto crescere del 12,2% i ricavi dalla regione EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) nel primo semestre 2025. Netflix, pioniere dello streaming, ha incassato 3,4 miliardi di euro nel solo primo trimestre di quest’anno dalla stessa area, con un +15% rispetto al 2024.

Anche i colossi della finanza non sono da meno. Goldman Sachs attribuisce all’EMEA il 23% del suo fatturato. Morgan Stanley ne trae oltre l’11%. JP Morgan non dettaglia più per aree geografiche, ma continua a segnalare «robusti risultati» dall’Europa.

Secondo la BCE, circa un terzo dell’avanzo commerciale europeo nei beni è in realtà generato dalle vendite di filiali europee di aziende statunitensi, che contribuiscono al surplus americano nei servizi.

Il ruolo cruciale dei servizi nell’economia americana

Negli Stati Uniti, i servizi sono il vero motore dell’economia: rappresentano l’84% dell’occupazione e sono la principale fonte di innovazione e crescita. Solo nel 2024, hanno generato un attivo di 293 miliardi di dollari nella bilancia commerciale.

L’Europa rappresenta il 25% di tutto l’interscambio di servizi statunitense, con il 42% su scala globale. Una centralità che supera nettamente quella dell’Asia-Pacifico, del Canada o del Messico.

Il valore delle esportazioni americane verso l’UE è impressionante: 100 miliardi di dollari nei servizi professionali e tecnici, quasi 50 miliardi per la proprietà intellettuale (esclusa l’informazione), oltre 33 miliardi da finanza e assicurazioni, circa 20 miliardi dal comparto viaggi, e più di 16 miliardi dai servizi informativi.

Europa strategica anche nei numeri societari

Secondo l’American Chamber of Commerce presso l’Unione Europea, nel 2024 oltre il 54% dei profitti esteri delle imprese statunitensi è arrivato dall’Europa, per un totale che supera i 300 miliardi di dollari. La metà delle vendite globali delle controllate Usa avviene nel Vecchio continente, dove si concentra anche il 63% degli asset d’oltreconfine.

Relazioni solide, ma non esenti da rischi

Nonostante questi legami profondi, il rischio di tensioni commerciali resta elevato. La retorica protezionista e le minacce di nuovi dazi — come emerse nuovamente con Donald Trump in campagna elettorale — potrebbero incrinare un equilibrio basato su rapporti consolidati e altamente profittevoli per le imprese a stelle e strisce.

Mark Zandi, capo economista di Moody’s, ha recentemente ricordato come «i servizi siano l’ingrediente segreto della crescita americana». E l’Europa, in questo schema, è l’alleato silenzioso ma indispensabile di una macchina economica che sa incassare anche quando sembra perdere.


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