Il mondo del lavoro cambia, e con lui si trasformano anche le controversie. Il 2024 ha registrato un netto aumento delle cause in ambito lavoristico e previdenziale, con 314.288 procedimenti iscritti presso i tribunali italiani, segnando un +11,7% rispetto all’anno precedente. In testa il pubblico impiego, soprattutto per le questioni legate al personale scolastico, seguito dalle controversie previdenziali e dai licenziamenti nel settore privato.
«Il contenzioso è parte integrante della professione forense, ma oggi gli avvocati giuslavoristi sono sempre più coinvolti anche nella consulenza preventiva», spiega Tatiana Biagioni, presidente dell’Agi, l’associazione italiana degli avvocati giuslavoristi. Le nuove sfide arrivano in buona parte dall’Europa: si pensi alla direttiva UE 70/2023 sulla trasparenza retributiva, che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro giugno 2026, o ai temi ESG e alla certificazione per la parità di genere, introdotta in Italia con il PNRR.
Proprio sicurezza, benessere e prevenzione saranno i temi centrali del prossimo congresso nazionale Agi, previsto a Cagliari dal 9 all’11 ottobre, intitolato “Lavoro sicuro”.
Intanto, sul fronte normativo, si amplia il ruolo della contrattazione collettiva a livello nazionale, territoriale e aziendale, sempre più chiamata a intervenire anche su premi di produttività, contratti a termine e partecipazione dei lavoratori alla gestione d’impresa. Lo testimonia la recente legge di iniziativa popolare approvata il 14 maggio, che apre a nuove forme di partecipazione.
Sul piano professionale, prende finalmente forma il percorso di specializzazione per gli avvocati giuslavoristi. Se i primi colloqui per il riconoscimento del titolo ai professionisti già esperti sono in corso, da questo autunno partirà un biennio formativo organizzato da sette università e altrettanti Consigli dell’Ordine, che rilascerà il titolo di avvocato specialista in diritto del lavoro e previdenza sociale.
In parallelo, si fa strada la riflessione sull’impatto dell’intelligenza artificiale nelle relazioni di lavoro. «Investire nella formazione è essenziale — conclude Biagioni — perché gli algoritmi, se non governati, rischiano di replicare discriminazioni già presenti nella società. La tecnologia può e deve essere un’opportunità, ma senza mai dimenticare i diritti delle persone».
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