ROMA, 6 maggio 2025 – Sarà la Corte Costituzionale a decidere il destino della riforma Nordio che ha cancellato dal codice penale il reato di abuso d’ufficio. L’udienza pubblica è fissata per mercoledì 7 maggio a Palazzo della Consulta, dove i giudici costituzionali discuteranno i rilievi di legittimità sollevati da 14 ordinanze provenienti da diverse autorità giudiziarie italiane.
Al centro del dibattito la compatibilità dell’abrogazione dell’articolo 323 del codice penale con i principi sanciti dalla Costituzione — in particolare gli articoli 3, 11, 97 e 117 — e con gli obblighi internazionali derivanti dalla Convenzione Onu contro la corruzione (Convenzione di Merida), sottoscritta dall’Italia nel 2003 e ratificata nel 2009.
A sollevare il caso è stata, tra gli altri, la Corte di Cassazione che, in una recente ordinanza, ha criticato la scelta del legislatore di eliminare il reato senza prevedere contestualmente strumenti di prevenzione amministrativa adeguati contro le condotte abusive e le violazioni dell’imparzialità da parte dei pubblici ufficiali. Secondo i giudici della Suprema Corte, questa decisione potrebbe compromettere il rispetto degli impegni internazionali assunti dall’Italia e ostacolare gli obiettivi fissati dalla Convenzione.
Anche il gup di Firenze, nell’ottobre scorso, ha rimesso alla Consulta il dubbio di costituzionalità, sostenendo che l’eliminazione del reato di abuso d’ufficio rischia di violare l’articolo 3 della Costituzione, che tutela il principio di uguaglianza e impone ragionevolezza nelle scelte legislative.
Relatore della causa sarà il vicepresidente della Corte, Francesco Viganò. In udienza pubblica interverranno i legali delle parti coinvolte e gli avvocati dello Stato Ettore Figliolia, Lorenzo D’Ascia e Massimo Di Benedetto. L’attesa è alta, anche alla luce delle polemiche che hanno accompagnato la riforma fin dal suo varo e delle ripercussioni che una decisione di incostituzionalità potrebbe avere sull’intero impianto normativo.
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