Rosa Colucci 18 Aprile 2025

Fondazione UNCC, il presidente Angelini: “Giustizia civile: innovare senza perdere l’equilibrio”

Virginio Angelini, presidente della Fondazione Unione Nazionale Camere Civili, parla di formazione continua, giustizia digitale, intelligenza artificiale e delle prossime sfide della professione forense. Un’analisi lucida su come traghettare l’avvocatura nel futuro, restando fedeli alla sua missione fondamentale: garantire una giustizia efficiente e vicina ai cittadini.

Presidente Angelini, quali sono gli obiettivi della Fondazione Unione Nazionale Camere Civili?

«La formazione continua degli avvocati è un requisito imprescindibile per far fronte alle costanti trasformazioni normative e giurisprudenziali.

Il ruolo della Fondazione è duplice: da un lato, mettiamo a disposizione strumenti formativi all’avanguardia, con programmi di specializzazione che puntano a temi chiave del diritto civile e interdisciplinari; dall’altro, sviluppiamo momenti di confronto e di ricerca che favoriscono lo scambio di esperienze e di best practice, con l’obiettivo di elevare l’intero livello professionale dell’avvocatura civilista. Siamo impegnati nell’organizzazione di convegni, webinar, workshop tematici, pubblicazioni e progetti di studio, assicurandoci che siano sempre orientati non solo all’aggiornamento, ma soprattutto allo sviluppo di competenze innovative.

Il tema della riforma della giustizia civile è sempre centrale. Qual è la posizione della Fondazione in merito alle ultime novità legislative e quali sono, a vostro parere, gli aspetti che necessitano ancora di interventi significativi?

«La Fondazione UNCC accoglie con favore le novità legislative in materia di riforma della giustizia civile, nella misura in cui tali interventi siano fondamentali per rendere il sistema più efficiente, trasparente e vicino alle esigenze dei cittadini. In particolare, la spinta verso la digitalizzazione e la semplificazione dei procedimenti rappresenta un passo avanti significativo, capace di ridurre i tempi e i costi della giustizia, nonché di rendere più agevole la comunicazione tra gli operatori del diritto e le parti in causa.

Vi sono ambiti che necessitano di interventi incisivi?

«Primo fra tutti, è essenziale garantire un’adeguata formazione e un costante aggiornamento professionale per tutti gli attori del processo: magistrati, avvocati e personale amministrativo. Solo in questo modo le innovazioni legislative potranno tradursi in prassi operative efficaci, evitando disparità di interpretazione o di applicazione della norma.

Un secondo aspetto cruciale riguarda l’implementazione di misure che favoriscano la definizione stragiudiziale delle controversie, come la mediazione e l’arbitrato. Questi strumenti, se integrati in modo organico e sostenuti da incentivi concreti, possono contribuire in maniera rilevante alla riduzione dell’arretrato, liberando le corti da un carico eccessivo di cause.»

«La Fondazione UNCC, in linea con la propria missione, sostiene la necessità di proseguire su questa strada e si impegna a promuovere attività di studio, formazione e confronto per accompagnare e supportare al meglio l’evoluzione del nostro sistema di giustizia civile.»

Quali sono, a suo avviso, le principali sfide e opportunità che l’avvocatura civile sta affrontando in questo momento storico?

«La Fondazione UNCC guarda con interesse all’intelligenza artificiale, consapevole che rappresenti una rivoluzione tecnologica di grande impatto nel settore legale e che possa offrire importanti opportunità per la professione forense. In particolare, l’AI può favorire un’accelerazione dei processi di ricerca giuridica e analisi documentale, contribuendo a ridurre i tempi di elaborazione degli atti e liberando risorse che gli avvocati possono dedicare ad attività di maggior valore, come l’approfondimento giuridico e il rapporto diretto con i clienti.

Tuttavia, l’introduzione delle nuove tecnologie comporta anche alcune criticità da non sottovalutare.

«In primo luogo, è fondamentale assicurare la correttezza e l’affidabilità degli algoritmi: le soluzioni basate sull’AI devono essere trasparenti, prive di bias e costantemente verificate da professionisti competenti. In secondo luogo, emerge la necessità di una tutela adeguata dei dati e della riservatezza delle informazioni gestite dalle piattaforme tecnologiche, affinché non venga compromesso il segreto professionale. Infine, occorre evitare che la spinta verso l’automazione si traduca in una standardizzazione eccessiva delle soluzioni legali, a scapito della qualità del servizio e della personalizzazione dell’assistenza.

La Fondazione UNCC ritiene che la chiave per cogliere i vantaggi dell’AI sia la formazione continua: gli avvocati devono acquisire competenze digitali avanzate e saper valutare in modo consapevole le potenzialità e i limiti di questi strumenti. La Fondazione, pertanto, continuerà a promuovere iniziative di studio e confronto per accompagnare la trasformazione tecnologica e garantire che l’innovazione rimanga al servizio di una giustizia civile sempre più efficiente e vicina ai cittadini.»

Si può tentare un bilancio di questa prima fase “pioneristica” di introduzione della digitalizzazione nel processo civile?

«La digitalizzazione del processo civile ha già fornito risultati tangibili in termini di velocità e tracciabilità degli atti, offrendo strumenti come il deposito telematico, la consultazione online dei fascicoli e la possibilità di gestire alcune fasi del procedimento a distanza. Questi progressi hanno contribuito a ridurre i tempi e i costi amministrativi, rendendo il lavoro degli avvocati e l’operatività dei tribunali più efficienti. Tuttavia, il bilancio complessivo è ancora caratterizzato da alcune criticità che devono essere affrontate con urgenza.

In primo luogo, è necessario potenziare le infrastrutture tecnologiche su tutto il territorio nazionale, per garantire uniformità di servizi e ridurre gli episodi di malfunzionamento o rallentamento dei sistemi telematici. In secondo luogo, è indispensabile semplificare ulteriormente le procedure e migliorare le interfacce informatiche, affinché siano realmente intuitive e accessibili a tutti, compresi i professionisti meno avvezzi all’uso di strumenti digitali. Inoltre, un passaggio cruciale è rafforzare la sicurezza dei dati e la tutela della riservatezza, sia attraverso protocolli adeguati sia tramite la formazione specifica del personale e degli operatori.

Infine, è opportuno avviare una riflessione seria sulle potenzialità dell’intelligenza artificiale, valutandone l’impiego come supporto nella gestione dei fascicoli, nell’analisi documentale e in altre attività a elevato contenuto ripetitivo, senza mai perdere di vista la garanzia di un processo giusto e rispettoso dei diritti di tutte le parti.»

«La Fondazione UNCC continuerà a svolgere un ruolo attivo in questo percorso, promuovendo momenti di confronto e progetti di ricerca che possano consolidare e ampliare i risultati raggiunti, nella prospettiva di costruire un sistema di giustizia civile sempre più moderno, efficiente e al servizio del cittadino.»

Quali sono i progetti futuri della Fondazione in agenda?

«Ci stiamo focalizzando su tre grandi direttrici. Partiamo dall’innovazione digitale e formazione a distanza: la pandemia ci ha insegnato l’importanza di poter contare su piattaforme di e-learning efficaci, che consentano di seguire corsi, seminari e tavole rotonde anche da remoto, garantendo una fruizione flessibile e inclusiva. Svilupperemo ulteriormente i nostri strumenti digitali per rendere più accessibili e personalizzati i percorsi formativi. Importanti sono le collaborazioni interistituzionali: stiamo rafforzando la rete di partnership con università, centri di ricerca e associazioni specialistiche, al fine di offrire opportunità di studio e di scambio di elevato profilo. Vogliamo mettere in contatto avvocati, docenti universitari e esperti del settore per promuovere un dialogo costruttivo e sempre aggiornato. Coltiveremo la formazione di profilo internazionale: l’avvocato civilista oggi deve essere sempre più in grado di interagire con contesti e normative sovranazionali. Intendiamo avviare progetti che guardino alle esperienze estere più virtuose e che aprano canali di confronto con professionisti di altri Paesi, anche attraverso percorsi di specializzazione mirati.»

Di fatto alimenterete una cultura della formazione continua che non sia vista come un mero obbligo deontologico.

«Vogliamo creare opportunità di crescita, che elevino non solo il singolo professionista, ma l’intera comunità degli avvocati civilisti. Siamo convinti che, così facendo, contribuiremo a rendere l’avvocatura civile più solida, autorevole e attenta alle esigenze di una società in continua evoluzione.»


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