Redazione 16 Aprile 2025

Tornano in pista ex assessori e consiglieri: il governo apre ai dirigenti “a chiamata” negli enti locali

La riserva obbligatoria per le mobilità nei piccoli Comuni e il vincolo di accesso alla dirigenza tramite concorso stanno per saltare. Il governo ha dato il via libera a un emendamento di Forza Italia, approvato in Commissione alla Camera, che riscrive le regole sul conferimento degli incarichi dirigenziali a termine negli enti pubblici. Si tratta di un correttivo al decreto sulla Pubblica Amministrazione destinato a modificare profondamente l’assetto normativo costruito nel 2013 sull’onda dell’“anticasta”.

La nuova norma permetterà agli ex assessori, ex presidenti ed ex consiglieri regionali o comunali di tornare nell’amministrazione come dirigenti, anche nello stesso ente in cui hanno esercitato potere politico, senza più l’obbligo del concorso pubblico.

Fino ad oggi, la normativa vietava l’accesso a incarichi dirigenziali in Regione o negli enti controllati nei due anni successivi alla fine del mandato. Con il nuovo emendamento, si cancella il vincolo di non conferibilità per gli incarichi a termine “intuitu personae”, ossia quelli fiduciari, nei cosiddetti uffici di staff. Una deregolamentazione che consente a chi ha appena lasciato una giunta o un consiglio locale di rientrare subito nei vertici amministrativi, aggirando la selezione tramite concorso.

Non si tratta dell’unico ritocco previsto nel pacchetto di modifiche. Un’altra proposta, contenuta nel testo in fase di approvazione, punta a eliminare l’obbligo di riservare almeno il 5% delle nuove assunzioni al personale in mobilità, sia nei grandi Comuni (con almeno 100 dipendenti) sia nei piccoli enti che effettuano meno di dieci assunzioni l’anno. Obiettivo: rendere più fluide le procedure di reclutamento, ma al prezzo — secondo i critici — di un indebolimento delle tutele per il personale già in servizio nella pubblica amministrazione.

Si smantella così, pezzo per pezzo, l’impianto di norme introdotto nel 2013 per contrastare la lottizzazione politica negli enti territoriali. Una linea che ora sembra definitivamente archiviata, insieme all’ondata di rigore che l’aveva ispirata.


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