L’idea che i sistemi di Intelligenza Artificiale possano sostituire o affiancare l’uomo in attività tipicamente umane, come quella giudiziaria, non è più solo un’ipotesi fantascientifica, ma una realtà sempre più diffusa in diversi Paesi. Tuttavia, l’adozione di questi strumenti varia enormemente in base agli ordinamenti e ai principi giuridici di ciascuna nazione, con implicazioni che spaziano dall’efficientamento del sistema giudiziario al rischio di pregiudizi e limitazioni dei diritti fondamentali.
Il caso del Brasile: l’AI per smaltire gli arretrati giudiziari
In Brasile, dove il sistema giudiziario è oberato da oltre 80 milioni di procedimenti pendenti – uno ogni 2,6 abitanti – si è deciso di affidare alla tecnologia il compito di snellire il lavoro della Corte Suprema. Dal 2018, il Victor AI System analizza i ricorsi presentati al Supremo Tribunale Federale, determinandone l’ammissibilità secondo il criterio della repercussão geral (l’interesse generale del caso).
Il confronto tra il lavoro umano e quello dell’AI è impressionante: mentre un funzionario impiega circa 40 minuti per vagliare una richiesta, Victor riesce a elaborare lo stesso processo in appena 5 secondi, sfruttando un dataset di quasi tre milioni di fascicoli.
Argentina e Regno Unito: AI per accelerare le decisioni e valutare i rischi
L’Argentina ha adottato un modello simile con Prometea, un sistema in uso presso gli uffici della Procura di Buenos Aires dal 2017. Questo software analizza automaticamente le pratiche pendenti e suggerisce bozze di decisioni basate su precedenti analoghi. Il tempo di elaborazione è ridotto a venti secondi, consentendo una maggiore rapidità nei procedimenti amministrativi e giudiziari.
Nel Regno Unito, l’impiego dell’AI si è concentrato sulla sicurezza e la prevenzione. Il sistema HART (Harm Assessment Risk Tool), utilizzato dalle forze di polizia, valuta la pericolosità sociale di un sospettato analizzando dati relativi alla sua situazione economica, familiare e criminale, assegnando un livello di rischio che varia da “basso” ad “alto” o addirittura in percentuale esatta.
Negli Stati Uniti l’AI decide su recidiva e libertà su cauzione
Negli Stati Uniti, il ricorso agli algoritmi è ormai parte integrante del sistema giudiziario, con l’adozione di software come COMPAS (Correctional Offender Management Profiling for Alternative Sanctions) o SAVRY per la valutazione del rischio di recidiva. Questi strumenti vengono utilizzati per determinare la severità della pena o la concessione della libertà su cauzione in stati come Pennsylvania, Kentucky, New Jersey e Wisconsin.
Tuttavia, questi strumenti hanno sollevato non poche polemiche. Se da un lato permettono un’analisi rapida ed efficiente, dall’altro sono stati criticati per la mancanza di trasparenza e per il rischio di discriminazioni basate su bias socio-economici e razziali. Non esistono, infatti, protocolli chiari per garantire che le decisioni prese dagli algoritmi siano eque e prive di pregiudizi. Inoltre, l’AI viene impiegata quasi esclusivamente per rafforzare il law enforcement, senza fornire strumenti equivalenti alla difesa per garantire un’equità processuale.
L’AI al servizio della difesa: l’iniziativa del Barreau di Parigi
In un panorama in cui l’Intelligenza Artificiale sembra essere utilizzata principalmente come strumento di repressione e controllo sociale, l’iniziativa dell’Ordine degli Avvocati di Parigi segna una svolta significativa. Nel 2024, il Barreau ha acquistato e messo gratuitamente a disposizione dei suoi iscritti una licenza per un sistema AI specializzato nel settore giuridico.
L’obiettivo è garantire ai difensori, soprattutto quelli economicamente svantaggiati, l’accesso a strumenti tecnologici avanzati, riducendo il divario tra accusa e difesa e riequilibrando il sistema giudiziario. Questa iniziativa rappresenta un segnale importante nella direzione di un’AI al servizio della giustizia, che non sia solo uno strumento di efficienza, ma anche un mezzo per tutelare i diritti e garantire la parità delle armi nel processo.
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