23 Gennaio 2025 - Lavoro e tecnologie

Lavoro trasferito e sostituito dall’IA, l’intelligenza artificiale entra esplicitamente tra le cause di licenziamento

Quattro dipendenti di Maersk, colosso del settore logistico e marittimo, sono stati lasciati a casa: le loro mansioni saranno trasferite nelle Filippine, sostituite in parte da algoritmi avanzati.

La notizia ha scatenato proteste e preoccupazione. Ieri, sotto gli uffici di Maersk, i sindacati hanno organizzato un presidio, denunciando la decisione dell’azienda di “spostare attività e sostituire parte delle mansioni con l’uso dell’intelligenza artificiale”, come ha spiegato Rinaldo Romagnoli (Filt Cgil). I lavoratori licenziati, tutti tra i 40 e i 50 anni, erano impiegati nel servizio di assistenza clienti.

Sindacati contro il modello di riorganizzazione
Secondo Antonio Vella (Fit Cisl), la modalità di licenziamento adottata da Maersk è particolarmente impattante: “Le famiglie di questi lavoratori sono state colpite senza preavviso significativo. Chiediamo che i dipendenti siano reintegrati e che si eviti di utilizzare simili metodologie in futuro”.

Il gruppo danese, da parte sua, ha precisato che i ruoli interessati non saranno più gestiti dall’Italia e che è stata offerta disponibilità per una conciliazione rispettosa delle leggi. Tuttavia, la decisione sembra ormai definitiva.

Un settore esposto alla tecnologia
La vicenda mette in luce i rischi dell’automazione per il settore delle agenzie marittime e delle spedizioni. “Questa è una delle categorie più vulnerabili alla riorganizzazione tecnologica”, ha sottolineato Enrico Poggi (Filt Cgil). Roberto Gulli (Uiltrasporti) ha aggiunto che le grandi società internazionali, come Maersk, possono ristrutturare il lavoro più facilmente rispetto a industrie locali, creando ulteriore incertezza per i lavoratori.

Prospettive e sfide per il futuro
Secondo Maurizio Calà (Cgil Liguria), il problema non riguarda solo il privato, ma anche la pubblica amministrazione, dove l’arretratezza dei sistemi informatici è cronica. “Dobbiamo discutere misure strutturali che garantiscano un equilibrio: chi adotta l’intelligenza artificiale deve contribuire anche al sistema sociale, come il pagamento delle pensioni”.

D’altra parte, per alcune categorie professionali come avvocati, giudici e notai, l’impatto potrebbe essere meno diretto. Stefano Savi, vicepresidente dell’Ordine degli Avvocati di Genova, spiega: “Il lavoro delle professioni intellettuali implica responsabilità e relazioni umane che l’intelligenza artificiale non può replicare. Ma bisogna monitorare da vicino questi cambiamenti”.


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