In Veneto, il posto fisso non è più così ambito, ma non per la precarietà del mercato del lavoro. Secondo la Cgia di Mestre, nel 2022 le dimissioni volontarie hanno superato quota 126.500, segnando un incremento del 35% rispetto al 2019. Questo fenomeno, noto anche come “Great Resignation,” non sembra però preoccupare i lavoratori: chi decide di lasciare il proprio impiego trova un nuovo lavoro in tempi record, spesso in meno di una settimana.
Dimissioni e rapida ricollocazione: i nuovi scenari nel mercato del lavoro veneto
I dati della Cgia mostrano che, se nel 2019 il tasso di ricollocamento entro sette giorni si attestava al 52%, nel 2022 è salito al 56%. Le aziende venete, soprattutto nel settore manifatturiero, edile e dei servizi, faticano a trovare profili con competenze adeguate e, per attrarre e mantenere i talenti, si stanno orientando verso pratiche innovative: stipendi più alti, contratti a tempo indeterminato, orari di lavoro flessibili, strumentazioni all’avanguardia, opportunità di carriera e un’ampia gamma di benefit e welfare aziendale.
Il rischio per le imprese: la concorrenza sui migliori talenti
Il Veneto si colloca al terzo posto in Italia per qualità del lavoro, preceduto solo da Lombardia e Provincia autonoma di Bolzano. Tuttavia, nonostante i miglioramenti nelle condizioni lavorative, la ricerca di nuove opportunità è in continua crescita. Con un’offerta di lavoro che supera la domanda, le imprese si trovano a competere per i dipendenti più qualificati, una dinamica che si è intensificata soprattutto dopo la pandemia.
Le ragioni del fenomeno: stipendi bassi, sovraccarico di lavoro e una nuova consapevolezza
Le motivazioni alla base delle dimissioni non sono solo economiche. Secondo Francesca Coin, docente di sociologia e autrice del libro Le grandi dimissioni, pubblicato da Einaudi, la precarizzazione e il calo dei salari in Italia hanno reso difficile per i lavoratori trovare una contropartita adeguata nel proprio impiego. Oltre agli stipendi insoddisfacenti, pesano anche il sovraccarico di mansioni, la scarsa autonomia e le difficoltà nel conciliare vita privata e obiettivi aziendali.
Il nuovo paradigma lavorativo: cercare il benessere oltre il salario
Se prima della pandemia molti lavoratori erano disposti ad accettare condizioni difficili pur di mantenere il posto di lavoro, oggi in molti hanno scoperto che il benessere personale vale più del sacrificio economico. Il fatto che nel giro di una settimana sia possibile trovare un nuovo impiego, spesso più gratificante e meno stressante, ha spinto sempre più persone a riconsiderare le proprie priorità, portando a un aumento senza precedenti delle dimissioni volontarie, almeno in Veneto.
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