Emergenza carceri, gli avvocati romani scrivono al Capo dello Stato per lanciare un grido d’allarme e chiedere un suo intervento diretto affinché stimoli la politica ad intervenire di fronte ad una situazione intollerabile, indegna di un paese civile. I 59 detenuti suicidi dall’inizio dell’anno, le migliaia di atti di autolesionismo, le decine di rivolte, il sovraffollamento con 14 mila reclusi in più rispetto alla capienza degli istituti di pena, rimandano la fotografia di una situazione disastrosa che non può più essere ignorata.
“Illustrissimo Signor Presidente della Repubblica – scrive il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma Paolo Nesta – l’Avvocatura romana, da me rappresentata, vive con particolare sofferenza le drammatiche condizioni delle persone private della libertà personale ristrette nelle carceri italiane e in particolare nei 14 istituti penitenziari della Regione Lazio. Noi Avvocati siamo diretti testimoni di questa intollerabile situazione di illegalità diffusa nelle carceri che costringe i detenuti a resistere in condizioni disumane di sovraffollamento e spesso in assenza di servizi minimi e indispensabili”.
“Le pene – prosegue la lettera del Presidente del COA Roma – come in maniera cristallina afferma l’articolo 27 della nostra Costituzione, non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Al contrario, purtroppo, oggi siamo costretti ad assistere inermi al grido di dolore che si leva dalle persone detenute e, come ha già autorevolmente detto Lei solo qualche giorno addietro, non c’è bisogno di spendere grandi parole di principio per ricordare le decine di suicidi di detenuti in poco più di sei mesi in quest’anno”.
“A nome del Consiglio dell’Ordine da me presieduto e di tutta l’Avvocatura romana ci affidiamo a Lei affinché intervenga per sensibilizzare le forze politiche sull’urgenza di introdurre quelle norme necessarie per fermare questa drammatica emergenza, incompatibile con uno Stato di Diritto quale è il Nostro. Il tempo oramai è scaduto e lo dimostrano i suicidi dei detenuti che ad oggi sono 59 da inizio anno: l’ultimo è di un giovane che a soli 30 anni pochi giorni fa si è tolto la vita nel carcere di Rebibbia. È incomprensibile l’ennesimo rinvio in Parlamento della proposta di liberazione anticipata speciale, in assenza di alcuna altra soluzione contro il sovraffollamento”.
“Il carcere disumano e che toglie la speranza ai detenuti non realizza la finalità di reinserimento sociale sancita dalla nostra Costituzione – conclude la sua lettera il Presidente Nesta – al contrario aumenta la recidiva e fa diventare gli istituti penitenziari una fucina di criminalità, perché nessuna restrizione in condizioni disumane rende un uomo migliore. La profonda stima e l’affetto che Ella gode nel nostro ceto rassicura tutti noi del Suo impegno anche in questi giorni feriali, notoriamente i più difficili per le persone private della libertà personale, anche perché sono quelli nei quali si riduce drasticamente il riscontro giudiziario alle istanze individuali, rendendo così ancora più dura la vita dietro le sbarre”.
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