La Cassazione, con ordinanza numero 12142/2024, ha confermato la legittimità del licenziamento di un lavoratore che aveva pubblicato un post offensivo nei confronti della sua azienda su Facebook.
Nonostante l’ex dipendente avesse rimosso il post e contestato la validità delle prove presentate dall’azienda, la Corte ha ritenuto che la condotta fosse grave e meritasse il licenziamento. La diffusione di un messaggio diffamatorio su una piattaforma social come Facebook, anche se inizialmente visibile solo ad un cerchio ristretto di persone, ha una potenzialità virale che può danneggiare gravemente l’immagine dell’azienda.
La Cassazione ha sottolineato come la rimozione del post non sia sufficiente a riparare al danno causato e che la potenzialità diffamatoria del messaggio sia sufficiente a giustificare il licenziamento.
Questa sentenza conferma la necessità per i lavoratori di prestare la massima attenzione a ciò che pubblicano sui social media, soprattutto quando riguarda il proprio datore di lavoro. Un commento avventato può infatti avere conseguenze molto gravi sulla propria carriera professionale.
Iscriviti al canale Telegram di Servicematica
Notizie, aggiornamenti ed interruzioni. Tutto in tempo reale.
LEGGI ANCHE

Green pass ai soli vaccinati: è legittimo?
Per evitare il rialzo della curva dei contagi si sta discutendo se sia necessaria un’ulteriore stretta Certificazione Verde non rilasciata a chi fa il tempone…

Come funzionano oggi i cyber attacchi e come possiamo difenderci
Il cybercrime cambia pelle e aumenta sempre di più. In Italia, il 70% degli attacchi informatici punta al furto dei dati, mentre il lavoro ibrido…

Abolire l’obbligo di iscrizione a Cassa Forense? Presentata la proposta di legge.
Poche settimane fa l’On. Bignami (FDI) ha presentato in Parlamento la proposta di legge 2030 con l’obiettivo di abolire l’obbligo di iscrizione a Cassa Forense.…