Giulio Tremonti torna alla ribalta politica non solo come presidente della Commissione Esteri della Camera, ma soprattutto come economista e legislatore. Con un disegno di legge che punta dritto al cuore del sistema sociale, l’ex ministro dell’Economia propone una misura destinata a far discutere: l’esenzione totale da ogni tassa per le donazioni, presenti e future, a favore degli enti del Terzo Settore.
L’iniziativa, assegnata con tempismo record alla Commissione Finanze di Montecitorio, arriva in un contesto che lo stesso Tremonti definisce “preoccupante”: un’Italia in cui, complice la denatalità e l’invecchiamento della popolazione, si rischia non solo un “autunno demografico” ma anche – e soprattutto – un “autunno democratico”, in cui solo le fasce più ricche della popolazione potranno permettersi un welfare privato.
Il futuro secondo Tremonti: meno Stato sociale, più società civile
La visione è netta: se non si interviene oggi, la progressiva riduzione dell’assistenza pubblica porterà a una società spaccata. Da un lato, pochi in grado di garantirsi servizi essenziali come sanità e previdenza; dall’altro, la maggioranza costretta ad assistere al crollo del welfare pubblico senza alternative.
Per arginare questa deriva, Tremonti propone di rafforzare il ruolo del volontariato e del Terzo Settore, intercettando le grandi eredità che i baby boomers – nati tra il 1946 e gli anni ’60 – si apprestano a lasciare. Non si tratta di sostituire lo Stato, ma di affiancarlo attraverso meccanismi incentivanti che stimolino l’impegno privato a beneficio collettivo.
Il cuore della proposta: donazioni esenti, rendite esenti
Il disegno di legge – firmato anche da altri 18 deputati di Fratelli d’Italia, tra cui Sara Kelany e Ylenja Lucaselli – introduce una detassazione totale per tutte le liberalità a enti civili e religiosi che si occupano di assistenza, ricerca, educazione, studio e utilità pubblica. La norma riguarda sia le donazioni in vita sia quelle testamentarie, e prevede l’esenzione perpetua anche su rendite e proventi derivanti dai beni oggetto della donazione.
Un esempio pratico: un immobile donato a un’associazione di volontariato non sarà tassato né al momento della donazione né in futuro, salvo che cambi proprietà. Il beneficio si applicherà solo a enti già esistenti alla data di entrata in vigore della legge, mentre per le nuove realtà sarà necessario un periodo di almeno tre anni di attività.
Il costo stimato per le casse pubbliche è di circa 500 milioni di euro l’anno, cifra che Tremonti considera un investimento strategico nella resilienza sociale del Paese.
L’appello all’impegno civico
“Non basta incentivare natalità e famiglie – spiega Tremonti nella relazione introduttiva – bisogna anche valorizzare la crescente disponibilità all’impegno civile che vediamo emergere in tante aree del nostro Paese”. Lo dimostrerebbe, secondo lui, anche il proliferare di campagne televisive e iniziative sociali incentrate sulla solidarietà e sul dono.
Non è un caso, del resto, che questa proposta arrivi proprio da colui che, anni fa, ideò il celebre meccanismo del 5 per mille. Ora, la nuova sfida è intercettare e canalizzare quella “grande eredità” che può diventare linfa per la tenuta sociale futura.
Una misura tampone o un cambio di paradigma?
Il ddl Tremonti si colloca in un momento in cui cresce la consapevolezza di un lento ma inesorabile arretramento del welfare pubblico. In questo scenario, la proposta rappresenta un tentativo di rendere strutturale un nuovo patto tra Stato, cittadini e società civile.
Resta da vedere se l’idea sarà accolta con favore trasversale o si scontrerà con chi vede nel rafforzamento del Terzo Settore una “fuga” dalle responsabilità pubbliche.
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