Il sentimento di sgomento davanti alle terribili notizie di aggressione mortale nei confronti di due donne, Sara Campanella e Ilaria Sula, ci costringe ancora una volta a riflettere su modelli e strumenti di prevenzione capaci di fornire risposte mirate ai diversi fattori di rischio e alle diverse situazioni in cui le condizioni del comportamento omicidiario sono precedute, “favorite” e spesso generate da un contesto che non è in grado di captare ed evitare la potenziale escalation di violenza.
Ciò che è accaduto a Sara Campanella è sintomatico di questa incapacità. Due anni di molestie verbali, di atti persecutori, di ossessione che Sara ha raccontato alle sue amiche, due anni di segnali che potevano essere riconosciuti come fattori di rischio nonostante la dinamica relazione è lontana dal contesto domestico o da quello della relazione di coppia.
Tuttavia, per entrambe abbiamo da una parte una donna che crede di poter gestire la circostanza e dall’altra un uomo che non accetta il rifiuto perché, non possiamo negarlo, per alcuni, essere uomo significa purtroppo ancora oggi dominare, scegliere e abbandonare. Essere, invece, abbandonati attiene ad una dimensione di vita legata alla sfera della passività, socialmente attribuita all’immagine femminile.
Partiamo da questa consapevolezza per non nascondere che vi è la necessità di una “formazione umana” non solo che abbia come obiettivo la parità di genere ma anche la costruzione di una cultura collettiva che abbia gli strumenti per riconoscere i fattori di rischio ed il senso di responsabilità civico di segnalarli senza remore.
Desideriamo esprimere il nostro apprezzamento per il significativo titolo scelto dal Presidente Avv. Valter Militi in occasione della presentazione del V Bilancio Sociale della Cassa Nazionale Forense: “La parità di genere è essere diversi ma con lo stesso peso”. Una formula che coglie perfettamente l’essenza del nostro impegno: riconoscere le differenze valorizzandole all’interno di una cornice di pari dignità, diritti e opportunità. È proprio questa visione che deve guidarci nel costruire quella cultura collettiva capace di prevenire e contrastare ogni forma di violenza di genere.
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