Una commissione per limitare le cause giudiziarie contro medici e strutture sanitarie

Martedì 18 aprile sono cominciate le riunioni della commissione creata dal ministero della Giustizia, finalizzate alla limitazione e alla riduzione delle cause giudiziarie che vengono presentate contro i medici.

L’obiettivo, spiega il ministro Nordio, non è la depenalizzazione degli errori medici, ma attuare una modifica alle leggi attuali, evitando dunque gli aspetti negativi delle cause giudiziarie che riguardano la sanità, come l’intasamento dei tribunali, ma anche la “medicina difensiva”, ovvero, la prescrizione di un grande numero di visite ed esami per minimizzare eventuali rischi medici.

Per Nordio «Il malato è la prima vittima della medicina difensiva, diventata una zavorra per l’operatore sanitario, che ha il diritto di lavorare con tranquillità».

Adelchi d’Ippolito presidente della commissione

La commissione si compone di esperti di diritto penale e di medicina. Il presidente è l’ex procuratore aggiunto a Venezia con delega all’antiterrorismo, Adelchi d’Ippolito, in pensione dall’anno scorso. La Commissione avrà un anno per analizzare approfonditamente tutte le leggi attuali, studiando le proposte di modifica, che verranno attentamente valutate da Parlamento e governo.

Dunque, l’obiettivo non è soltanto lo studio del fenomeno, ma un investimento concreto. Dice d’Ippolito: «I medici italiani, e gli operatori sanitari in generale, sono vittime di una vera e propria aggressione giudiziaria. È sbagliato credere che delle norme severe ci restituiscano medici più attenti. Anzi, accade esattamente il contrario: un dottore impaurito tende a fare troppo o troppo poco, e in entrambi i casi non va bene».

Troppe cause accumulate nei tribunali

Secondo Anaao-Assomed, in Italia, ogni anno vengono presentate 35.600 cause giudiziarie nei confronti di medici e di strutture sanitarie. Visti i lunghi tempi della giustizia, tantissime cause si sarebbero accumulate nei tribunali, attendendo di essere discusse. Soltanto il 2% delle cause si conclude con l’effettiva condanna del medico.

Demoskopika, che tutti gli anni pubblica un’indagine svolta nei confronti del SSN, stima che nel corso del 2019, le spese legali destinate a contenziosi, liti o sentenze sfavorevoli sostenute direttamente dal sistema sanitario italiano ammontavano a 203,5 milioni di euro, registrando un aumento del 7% rispetto all’anno precedente.

Al Sud, le spese pagate sono state più alte rispetto al Nord, con 128,1 milioni di euro contro 29,7 milioni di euro. Al centro risultano pagati 45,7 milioni di euro. Tali dati dimostrano come i provvedimenti che sono stati introdotti nel corso degli ultimi anni non hanno affatto risolto i problemi presenti.

Come ultimo tentativo troviamo la Gelli-Bianco del 2017, che andò a modificare la legge Balduzzi. In poche parole, la Gelli-Bianco sostiene che il medico che causa morte o lesioni personali ad un paziente non può essere ritenuto responsabile a livello penale se ha seguito in maniera corretta le linee guida.

Viene giudicato colpevole, tuttavia, se l’errore è causa di un’imperizia oppure in assenza di linee guida apposite. La legge attuale, quindi, lascia più possibilità per presentare denunce contro i medici.

La commissione appena costituita dovrà studiare un metodo di intervento alternativo rispetto alla legge attuale, che non preveda la completa depenalizzazione degli errori medici, una cosa «impensabile» secondo Nordio.

Medicina difensiva

Ma la più grande preoccupazione riguarda le conseguenze di tali cause sull’intero SSN. Ci sono alcuni studi, infatti, che certificano che la paura di venire coinvolti in un procedimento giudiziario spinge i medici alla prescrizione di più visite ed esami rispetto a quelli necessari.

Nel 2014 è stato realizzato un sondaggio su un campione di 1.500 medici ospedalieri: il 58% ha dichiarato che pratica la medicina difensiva, mentre il 64% dice che la pratica riduce tantissimo il rischio di errore. Il 69% considera la medicina difensiva qualcosa di limitante per l’esercizio della professione, mentre il 93% pensava che la pratica sarebbe aumentata sempre più nel corso degli anni.

Le conseguenze economiche dell’eccessiva premura medica

Ma la medicina difensiva avrebbe anche conseguenze economiche. Esami e visite dovute all’eccessiva premura dei medici costituiscono il 10% dell’intera spesa sanitaria, ovvero, parliamo di 10 miliardi di euro all’anno.

La pratica causa anche l’eccessivo allungamento delle liste d’attesa e, in generale, dei tempi d’attesa per visite ed esami. Recenti studi sulla gestione dei sistemi sanitari attestano che una delle soluzioni al problema è proprio chiedere a specialisti e medici di famiglia di fare meno prescrizioni, favorendo la cosiddetta “appropriatezza prescrittiva”.

Gli obiettivi della commissione

Dunque, visite ed esami inutili dovrebbero essere evitati. Per risolvere il problema si dovrebbe analizzare sistematicamente il sistema di visite ed esami, individuando l’esatto tasso di prescrizioni di medici e specialisti in base alla patologia.

La commissione osserverà anche la legislazione francese, che predilige il risarcimento economico per l’azione legale. Il paziente, in poche parole, ha diritto ad ottenere un indennizzo nel caso in cui rinunci a fare causa: in tal modo, sa di essere risarcito senza pesare eccessivamente sui tribunali.

Una soluzione possibile avanzata da d’Ippolito è l’introduzione di provvedimenti nei confronti di chi presenta denunce “temerarie”, ovvero tentativi di risarcimento anche in assenza di errore medico. Per il presidente della commissione, non si può soltanto spingere i tribunali all’archiviazione delle denunce temerarie velocemente, ma anche condannare coloro che le presentano.

In un’intervista al Corriere del Veneto d’Ippolito dice: «Chi presenta accuse clamorosamente infondate nei confronti del medico, dovrà rispondere della temerarietà della propria querela, ad esempio versando una pena pecuniaria».

«Nessuna impunità sarà garantita ai camici bianchi, perché la legge è uguale per tutti. Ma è evidente che questo problema va risolto: quella medica è una professione diversa da gran parte delle altre, sia per la rilevanza che riveste per i cittadini che per la misura con la quale finisce con l’incidere sulle finanze dello Stato», conclude.

LEGGI ANCHE:


ChaosGPT: l’intelligenza artificiale che potrebbe sterminare l’umanità

Esame avvocato: candidato non ammesso all’orale vince il ricorso

TORNA ALLE NOTIZIE

Servicematica

Nel corso degli anni SM - Servicematica ha ottenuto le certificazioni ISO 9001:2015 e ISO 27001:2013.
Inoltre è anche Responsabile della protezione dei dati (RDP - DPO) secondo l'art. 37 del Regolamento (UE) 2016/679. SM - Servicematica offre la conservazione digitale con certificazione AGID (Agenzia per l'Italia Digitale).

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Agid
RDP DPO
CSA STAR Registry
PPPAS
Microsoft
Apple
vmvare
Linux
veeam
0
    Prodotti nel carrello
    Il tuo carrello è vuoto