13 Settembre 2021

pop up cookies servicematica

Troppi pop-up dei Cookies nei siti? La soluzione del Garante della Privacy britannico

Chi di noi, entrando in un sito e vedendo comparire il pop-up dei cookies, non ha sbuffato almeno una volta?

Elizabeth Denham, presidente dell’ICO, il Garante della Privacy britannico, coglie l’occasione del G7 per chiedere alle sue controparti internazionali di risolvere il problema dei banner e dei pop-up per la gestione delle opzioni privacy dei siti.

Queste finestre sono viste come degli ostacoli alla navigazione e per questo mal sopportate sia dagli utenti internet che dai gestori dei siti.

POP-UP, COOKIES E PRIVACY A RISCHIO

Anche chi si occupa di privacy però ha i suoi dubbi sulla loro efficacia. Quanti utenti leggendo davvero il contenuto del pop-up o del banner? Quanti scelgono con consapevolezza le opzioni disponibili? Quanti invece accettano i setting predefiniti pur di far sparire la finestra e continuare la navigazione? Può essere che i banner siano costruiti proprio per spingere le persone a non leggere?

La gente è stanca di avere a che fare con tutti questi cookie pop-up”, ha detto Denham alla BBC, “questa fatica fa sì che la gente lasci molti più dati personali a disposizione di quanto realmente vorrebbe”.

UNA POSSIBILE SOLUZIONE

La presidente dell’ICO propone di registrare nel browser o nella memoria del dispositivo, una sola volta per tutte, le preferenze dell’utente.

Quest’ultimo dovrebbe dunque sobbarcarsi una sola volta l’onere di leggere la privacy policy e scegliere le sue preferenze sui cookies. Ciò eviterebbe di dover rispondere alle richieste dei pop-up ogni volta che si entra in un sito e consentirebbe quindi una migliore navigazione.

La Denham dice che è già fattibile da un punto di vista tecnologico ed è compatibile con la normativa in tutela della privacy. Mancherebbe solo la collaborazione delle aziende tecnologiche.

Al momento le Big Tech adottano approcci diversi. Per esempio, Apple ha scelto una limitazione accentuata come impostazione di default nel momento in cui un utente utilizza un software o un dispositivo. Google invece punta a un nuovo standard in cui il consenso di altri produttori di software non è contemplato.

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