13 Giugno 2025 - SICUREZZA DATI | Criminalità informatica

SPID sotto attacco: così il furto dell’identità digitale passa per trappole invisibili

Dietro il boom di truffe digitali si nasconde un sistema che espone i cittadini a rischi invisibili: SPID diventa terreno fertile per furti d’identità e pratiche illecite, mentre mancano controlli e strumenti di prevenzione davvero efficaci.

Nel pieno della digitalizzazione dei servizi pubblici italiani, SPID è diventato molto più di un semplice sistema di autenticazione: è la chiave di accesso a dati personali, pratiche amministrative e diritti fondamentali. Ed è proprio questa centralità a renderlo oggi uno degli obiettivi più ambiti della criminalità informatica. Negli ultimi mesi, i casi di frode legati a SPID si sono moltiplicati, svelando una vulnerabilità non tanto nei sistemi informatici quanto nelle abitudini e nella consapevolezza degli utenti.

Il meccanismo è spesso subdolo e ingannevole. Arriva un SMS che sembra provenire dall’Agenzia delle Entrate o da un ente previdenziale, corredato di logo istituzionale e link plausibile. Il cittadino, spinto dalla fretta e dalla fiducia negli strumenti digitali, clicca senza troppe verifiche. Il resto lo fa l’ingegneria sociale: pagine di phishing ben costruite e messaggi automatizzati trasformano in pochi minuti dati sensibili e credenziali in strumenti per rubare l’identità.

Tra le frodi più insidiose c’è quella del cosiddetto doppio SPID, ossia la creazione di una seconda identità digitale a nome della vittima, attivata presso un altro Identity Provider sfruttando informazioni personali già trafugate. A rendere il tutto possibile sono falle procedurali nell’identificazione remota: selfie manipolati, documenti digitali alterati e una carenza di notifiche tra i vari gestori dell’identità digitale permettono ai criminali di muoversi indisturbati.

Il risultato è devastante: un truffatore può accedere al fascicolo sanitario elettronico, cambiare IBAN per ricevere bonifici o presentare pratiche INPS a nome della vittima. E spesso ci si accorge dell’attacco solo quando è troppo tardi.

La questione solleva interrogativi non solo tecnologici, ma anche giuridici e culturali. Chi è davvero responsabile di queste frodi? Quanto pesa l’ingenuità dell’utente rispetto alle lacune degli operatori? E soprattutto: quali strumenti concreti abbiamo per prevenire e contrastare questi fenomeni?

Se la tecnologia, sulla carta, è solida, è l’ecosistema a mostrarsi fragile: mancano campagne di sensibilizzazione efficaci, procedure di sicurezza uniformi tra i gestori SPID e sistemi di allerta rapidi per l’utente. In questo contesto, la prevenzione passa tanto dal rafforzamento dei protocolli tecnici quanto dalla formazione digitale dei cittadini, oggi più che mai indispensabile.


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