Smart working: l'accesso da remoto ai registri della cancelleria

Smart working: l’accesso da remoto ai registri della cancelleria

Pochi giorni fa, sul sito dedicato al processo civile telematico è stato pubblicato un intervento firmato da Enrico Consolandi, Presidente della sezione Famiglia del Tribunale di Brescia, in cui spiega come potrebbe essere possibile garantire l’accesso da remoto ai registri della cancelleria.
I contenuti dell’intervento sono stati ideati nella prima fase dell’emergenza COVID-19, ma continuano a rimanere validi anche ora che la Fase 2 della Giustizia è stata avviata.

La ripartenza della Giustizia non è iniziata con le migliori premesse, data la mancanza di un protocollo condiviso a livello nazionale che ha portato ogni ufficio giudiziario ad adottare le proprie regole.

Leggi l’articolo “La Fase 2 della Giustizia: una vera e propria babele”

E poi, come è noto a tutti che, nonostante siano passati due mesi dall’imposizione delle misure di contenimento per limitare la diffusione del coronavirus e dalla “conversione” allo smart working, non è ancora la possibilità di accede in remoto ai registri della cancelleria.

Enrico Consolandi propone quindi una sua soluzione: «una proposta di evoluzione tecnologica della giustizia nella direzione di rendere effettiva e concreta la possibilità di consentire ai cancellieri di tutta Italia di poter lavorare senza dover accedere fisicamente sul luogo di lavoro, con un progetto che si auspica trovi ampia condivisione e adesione.»

FINALITÀ DELLO SMART WORKING

La proposta si basa su un’evoluzione tecnologica che consenta il telelavoro.
Le finalità sono 3:

– GESTIRE L’EMERGENZA

Al fine di garantire una riduzione delle presenza presso gli uffici giudiziari, si dovrebbe permettere l’accettazione di atti difensivi e provvedimenti giurisdizionali depositati in via telematica da parte del personale in smart working o sottoposto a quarantena.
In questo modo, anche in caso di nuovi lock down, l’attività giudiziaria proseguirebbe.

– RISOLVERE CARENZE TERRITORIALI
Una volta passata l’emergenza sanitaria, si dovrebbe continuare con il lavoro da remoto in modo da favorire la flessibilità del personale e risolvere la «disomogeneità territoriale fra domanda di lavoro e necessità degli uffici giudiziari, alla base di una ormai strutturale carenza negli uffici del Nord Italia».

– MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI LAVORO
Lo smart working permetterebbe di ridurre gli spostamenti del personale. A fronte di una riduzione dei costi ad esso correlati, dovuti alla non-presenza in sede, i lavoratori potrebbe godere di un migliore rapporto tra vita lavorativa e vita privata.

COSA MANCA PER FARE IL SALTO DI QUALITÀ

GARANTIRE SICUREZZA, RISERVATEZZA E CONFIDENZIALITÀ

È necessario impostare delle regole che indichino al lavoratore quali comportamenti deve adottare per far sì che il suo lavoro non venga esposto a rischi.
Un esempio di rischio si avrebbe nel caso in cui il computer utilizzato per lo smart working fosse lo stesso utilizzato da altri membri del nucleo familiare.

AFFRONTARE GLI ASPETTI TECNICI/TECNOLOGICI

Ai lavoratori in remoto devono essere dati gli strumenti adeguati per svolgere le loro mansioni. Soprattuto, servono computer personali ottimamente configurati (ve ne sono di dismessi e riutilizzabili), collegamenti sicuri alla rete della giustizia (VPN ed Endpoint), accesso a internet veloce (con la consegna di modem portatili, le “saponette, i cui contratti sono stipulati dall’amministrazione e non dal lavoratore).
La stessa amministrazione deve potenziare la propria infrastruttura e le proprie misure di sicurezza e dotarsi di una rete di tecnici informatici pronti a intervenire.

QUANDO L’ACCESSO DA REMOTO AI REGISTRI DELLA CANCELLERIA?

L’articolo si conclude riportando il testo integrale della circolare del Ministero della Giustizia del 2 maggio 2020 in cui vengono spiegate le misure effettivamente intraprese nel periodo emergenziale per remotizzare il processo civile telematico:

In soli 15 gg si è operata una remotizzazione per alcuni applicativi in uso per il nostro personale per una platea assolutamente significativa:

  oltre 7.600 gli abilitati ad oggi che sugli applicativi da remoto di tipo “amministrativo”

  circa 26.000 gli utilizzatori ad oggi della piattaforma e-learning 

  circa 30.000 gli utenti oggi abilitati all’utilizzo dell’applicativo Teams per la videoconferenza (Licenze Microsoft Office 365 E1), comprensivi anche di magistrati ordinari e onorari e  di altra platea di utenti. 

Il Ministero spiega che «ciò precisato si sottolinea quindi alle SS.LL. la platea di soggetti abilitati da remoto sino ad oggi raggiunta, unita a quella che seguirà con l’ulteriore espansione degli applicativi da remoto, sia assolutamente sufficiente a supportare logiche di ampio uso dello smart working anche in fase due, specie se connesse al ventaglio di soluzioni organizzative per il lavoro in tale contesto suggerite nei paragrafi che precedono».

E aggiunge: «in una prospettiva di supporto al lavoro agile anche in vista di una fase tre, ma soprattutto in una ben diversa di approntamento di strumenti per un vero e proprio piano organizzativo per l’emergenza in generale, sta ragionando con gli interlocutori istituzionali anche a logiche di remotizzazione di larga parte dei servizi che possano consentire un rapido approntamento di remotizzazione di servizi mappati in casi di emergenza (terremoti, alluvioni ecc.), anche con garanzia di sicurezza che siano condivise doverosamente anche da altre competenti istituzioni (Dipartimento per l’Informazione e la sicurezza, Dipartimento per l’innovazione e la digitalizzazione e Agenzia per l’Italia digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri) e che tengano conto  dell’inserimento  di  alcuni  servizi  Giustizia nel  perimetro di servizi critici a  seguito dell’inserimento del Ministero della Giustizia nel perimetro di Sicurezza Nazionale.
L’acquisto di strumentazione hardware dedicata al lavoro agile è peraltro uno dei prerequisiti per una differente modalità di accesso ai registri informatizzati nel  rispetto delle politiche di sicurezza adottate dal Ministero della Giustizia».

Non è presente una risposta sul perché non sia ancora possibile  l’accesso da remoto ai registri della cancelleria (e se mai davvero lo sarà).

Qui il testo dell’articolo di Enrico Consolandi.

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