fase 2 della giustizia

La Fase 2 della Giustizia: “una vera e propria babele”

La Fase 2 della Giustizia inizia domani 12 maggio e terminerà il 31 luglio 2020.

Questa fase inizia dopo due mesi di stop in cui sono stati garantiti solo pochi procedimenti: nel civile, quelli relativi alla famiglia e alla tutela delle persone; nel penale, quelli per le convalide di arresto o quelli in cui i difensori dei detenuti hanno chiesto di procedere.

Queste trattazioni continueranno a essere garantire e, piano piano, altre verranno riprese, ma i procedimenti meno urgenti verranno posticipati a settembre.

Sarà possibile tornare alla realtà precedente a COVID-19? Non da subito e forse mai.

GLI OSTACOLI DELLA FASE 2 DELLA GIUSTIZIA

La riapertura delle attività della Giustizia non avviene certo a emergenza risolta.

Il coronavirus è ancora fra noi e molte sono le misure di sicurezza sanitaria alle quali avvocati, giudici, personale ausiliario e cittadini dovranno sottostare.
Misure che rendono l’operatività molto più complicata di un tempo e che non si limitano certo all’obbligo di mascherine, guanti, gel disinfettante ed eventuali barriere che possano limitare la diffusione del virus.

Chi di voi frequenta i palazzi della Giustizia sa, infatti, che molti non sono strutturati per garantire la distanza interpersonale ed evitare gli assembramenti.
A queste limitazioni ambientali si aggiungono alcune abitudini, come quella di fissare tutte le udienze alla medesima ora costringendo gli avvocati ad attendere il proprio turno in uno spazio apposito.
Questa abitudine è stata spazzata via dalle misure di contenimento dei mesi appena trascorsi, durante i quali si è preferita una programmazione delle udienze distanziate nel tempo.

Proprio la necessità di garantire il distanziamento sociale ed evitare gli assembramenti, fa prevedere una Fase 2 della Giustizia caratterizzata da:
ingressi limitati,
prenotazioni,
turni e orari flessibili del personale,
utilizzo limitato agli spazi più grandi e aerati,
– udienze in remoto o a numero chiuso o a porte chiuse,
– promozione della trattazione scritta (nel civile ove non sia richiesta la presenza dei difensori),
– promozione delle videoconferenze,
– ulteriore spinta al processo civile telematico (già ampliato a tutti gli atti introduttivi e alla Cassazione).

Che dire poi delle carenze tecnologiche? Basti pensare che per il personale amministrativo in smart working è ancora impossibile accedere da remoto a registi e fascicoli

IL VERO PROBLEMA DELLA FASE 2

Ciò che abbiamo descritto non è certo insormontabile: con una buona organizzazione tutto può essere gestito, snellito, risolto.

Appunto, servirebbe un’organizzazione che favorisse una Fase 2 della Giustizia omogenea a livello nazionale.

Ma a poche ore dalla ripresa delle attività giudiziarie, questa organizzazione manca completamente.

Anzi, ciò che è successo è esattamente il contrario.

In assenza di un piano di azione condiviso, i capi degli uffici hanno potuto scegliere in modo autonomo le regole da applicare alle attività giudiziarie durante la Fase 2.

Ciò significa che da domani ci troveremo con una Giustizia che funziona in modo diverso da sede a sede: a Venezia varranno delle regole, a Roma altre, a Palermo altre ancora.

L’Organismo Congressuale Forense ha segnalato la presenza di “oltre duecento provvedimenti dei capi degli Uffici Giudiziari. Una vera e propria babele”.

L’OCG aveva già sottolineato la necessità di un piano nazionale condiviso che potesse far riprendere le attività giudiziarie in modo omogeneo in tutto il paese sia da un punto di vista di procedure, ma anche di risorse umane e materiali.

La conseguenza di questa disomogeneità è che molte sedi stanno posticipando l’avvio completo delle attività, mantenendo la situazione vista durante i mesi di emergenza, garantendo un ridotto numero di procedimenti a discapito dei cittadini.
Il timore è che la ripresa totale della Giustizia avvenga persino dopo l’estate.

Davanti a questa Fase due della Giustizia caotica e alle sue conseguenze, l’Organismo Congressuale Forense ha proclamato in via d’urgenza lo stato di agitazione dell’avvocatura, rimettendo all’Assemblea la decisione delle iniziative da prendere in tal senso.

[Fonti: Il Sole 24 Ore]

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