L’Istituto Superiore di Sanità, l’Iss, qualche settimana fa ha pubblicato una mappa dove sono rappresentate le «risorse territoriali», come cliniche, consultori e centri pubblici e privati che mettono a disposizione professionisti capaci di aiutare le persone che soffrono di una particolare dipendenza: quella da Internet.
In Italia, secondo la mappa, ci sono 102 risorse territoriali, e almeno 3.667 persone attualmente sono in cura per gestire la dipendenza da Internet. Non sembra esserci, tuttavia, un vero e proprio consenso a livello scientifico per quanto riguarda l’esistenza di tale fenomeno.
In un rapporto del 2022, l’Iss dichiara che «fin dalla sua comparsa nella letteratura scientifica questo fenomeno è stato accompagnato da vivaci dibattiti sulla sua definizione e concettualizzazione. Si discute molto sul fatto che le persone siano dipendenti da Internet stesso o dalle attività realizzate nell’ambiente di internet, e se utilizzare il termine dipendenza da internet o dipendenze da attività online specifiche come il gioco online o la dipendenza dal sesso virtuale».
La dipendenza da internet in psichiatria
Per gli esperti che hanno compilato la più recente edizione del DSM-5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, attualmente non ci sarebbero prove sufficienti per inserire la dipendenza da internet all’interno del manuale, nella categoria delle dipendenze comportamentali.
Spiega il professor Roberto Poli, direttore del dipartimento Salute mentale e dipendenze dell’Ospedale di Cremona: «Si dovrebbe piuttosto parlare di dipendenze da contenuti specifici, che prima si svolgevano offline e si sono poi sviluppate online con caratteristiche molto simili».
«Per esempio», continua, «oggi il gioco d’azzardo avviene meno con le slot machine e molto online, e lo stesso si può dire dello shopping compulsivo. Non c’è quasi mai una dipendenza dallo smartphone o dal computer in quanto strumenti, ma piuttosto dai contenuti e dalle attività che si possono raggiungere attraverso internet».
Che cos’è una dipendenza?
Per dipendenza, nella letteratura scientifica, viene intesa una condizione patologica che si caratterizza da una ricerca compulsiva di stimoli gratificanti, che persiste nonostante ci siano conseguenze avverse, associata, tipicamente, al modello dei disturbi correlati all’abuso di sostanze.
Da qualche decennio esiste un ramo di studio sulle dipendenze, che va ad esplorare le relazioni patologiche nei confronti di attività e comportamenti, ovvero, le dipendenze comportamentali (il disturbo da gioco d’azzardo rientra in questa categoria).
Alcuni psichiatri sono convinti che si possa sviluppare una dipendenza partendo da ogni attività che inizialmente risulta piacevole, come lo shopping, lo sport, il sesso e internet.
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La possibilità che le nuove tecnologie possano causare dipendenza è stata presa in considerazione a partire dalla fine degli anni ’90. Lo psichiatra Jerald Block, nel 1997 sostenne che internet potesse ispirare gli stessi modelli di utilizzo eccessivo delle sostanze stupefacenti, conducendo alle conseguenze negative delle dipendenze, come l’isolamento sociale, il distacco dalla scuola o dal lavoro e l’impossibilità di controllare il proprio comportamento.
Dalla diffusione degli smartphone in poi si è cominciato a discutere sempre più di questa dipendenza, soprattutto in relazione ai social media. Un tema controverso e confuso, visto che la maggior parte delle persone che hanno partecipato alla costruzione delle piattaforme più famose dice che la progettazione era destinata alla creazione di dipendenza, per riuscire a mantenere le persone sulle piattaforme il più a lungo possibile.
Ma per la scienza non è ancora possibile affermare che internet causi dipendenza. Sono stati fatti molti studi preliminari negli ultimi 20 anni, soprattutto per quanto concerne il rapporto con i social. Alcuni esperti interpretano l’abuso di internet come un sintomo di altri disturbi sottostanti. Infatti, chi dimostra un rapporto decisamente malsano con internet probabilmente convive con altri disturbi, come depressione, ansia, disturbo da deficit di attenzione e iperattività e disturbo ossessivo-compulsivo.
Incomprensioni tra generazioni
Per qualcuno esiste anche un problema di incomprensione generazionale per quanto riguarda il ruolo di internet nelle vite dei più giovani. Spiega il ricercatore e psicologo Patrick Markey: «Se vediamo bambini che giocano ai videogiochi o guardano video di YouTube, ai nostri occhi è come se stessero perdendo tempo e non fossero produttivi. Potremmo desiderare che siano fuori a giocare a baseball o qualcosa del genere, ma per quella generazione quello è il loro parco giochi pixellato. Non tutto è un segnale di un comportamento patologico».
Adele Minutillo, un’autrice del rapporto dell’Iss sopracitato, spiega che in Italia, oggi, da un punto di vista clinico si utilizza la dipendenza da internet come un termine ombrello, nel quale vengono compresi atteggiamenti problematici online, come lo shopping compulsivo, l’eccessivo consumo di pornografia o di videogiochi, il rapporto malsano con le relazioni virtuali e la dipendenza dal gioco d’azzardo.
Spiega Minutillo: «Un comportamento è considerato problematico quando va a togliere qualcosa alla vita dell’individuo, quando diventa l’attività preminente nella sua vita quotidiana, togliendo spazio a relazioni affettive, relazioni amicali, attività lavorative».
La sintomatologia
Secondo l’Iss, i sintomi della dipendenza da internet sono:
- Una «preoccupazione per internet, come pensare alle attività che si svolgeranno durante il prossimo accesso alla rete»;
- La necessità di trascorrere sempre più tempo online per riuscire a raggiungere lo stesso grado di soddisfazione;
- Tentare e fallire di ridurre l’utilizzo di internet;
- Irritabilità, malumore e depressione nel caso in cui non si possa utilizzare internet;
- Affidarsi a internet per migliorare o regolare l’umore;
- Mettere a rischio relazioni o lavoro per riuscire ad utilizzare di più internet.
Nonostante la descrizione di una sintomatologia del disturbo da dipendenza da internet, «non c’è attualmente consenso sui criteri diagnostici per questa condizione in campo accademico e clinico, l’inclusione della diagnosi da disturbo da uso di internet rimane controversa e richiede ulteriori ricerche».
Curare e prevenire il fenomeno
In Italia non ci sono strutture che si concentrino esclusivamente sulla dipendenza da internet, anche se abbiamo centinaia di psichiatri e psicologi che hanno sviluppato un bagaglio di conoscenze per coloro che ritengono di avere un problema con la tecnologia.
Questi casi vengono trattati con la psicoterapia, che sia di gruppo, individuale o familiare. I comportamenti collegati alla dipendenza da internet di solito si manifestano negli adolescenti, e spesso è necessario includere i genitori nella terapia.
Alcuni centri si occupano di prevenzione del fenomeno, e cercano di educare ad un uso maggiormente consapevole della tecnologia. «Spesso prima di rendersi conto di star utilizzando qualcosa in una modalità dannosa per sé, che crea dei disagi e problemi di adattamento, ci vuole un po’ di tempo», spiega Micol Parolin, professoressa dell’Università di Padova che si occupa di dipendenze comportamentali.
Malesseri e bisogni
Non si tratta di una «tossicodipendenza tradizionale, in cui ci si addentra nei meccanismi dell’illegalità e del divieto ed è chiaro che si sta facendo qualcosa di dannoso. A ciò si aggiunge il fatto che in tutte le situazioni di dipendenza c’è un aspetto di negazione del problema e di difficile consapevolezza: tante persone arrivano magari a chiedere aiuto non tanto perché hanno un problema con internet ma perché sentono di stare molto male, di essere in un momento depressivo. È solo nella consultazione col professionista che emerge poi la consapevolezza di avere un problema con internet».
Altre volte, invece, sono i genitori a interpretare il fatto che i figli passino troppo tempo su internet come problema principale, mentre nella realtà si tratta di un sintomo di malessere più generalizzato. «Per questo è importante anche educare meglio i genitori, spiegando loro cos’è internet, quali sono le motivazioni e gli aspetti attrattivi che ha per i ragazzi, quale funzione sociale ha per loro il fatto di passarci molto tempo, per far sì che poi possano distinguere quello che è effettivamente un uso problematico da quello che è un uso eccessivo soltanto ai loro occhi. Perché spesso non hanno un’idea precisa di quali sono i bisogni dei ragazzi: internet ha una forte funzione socializzante, e questo va capito».
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