L’intelligenza artificiale conquista anche i carrelli virtuali degli italiani. Negli ultimi dodici mesi l’utilizzo dell’AI per lo shopping è cresciuto del 47%, con un italiano su dieci che ha già sperimentato servizi basati su algoritmi e oltre la metà pronta a farlo in futuro. È quanto emerge dal Retail Report 2025 elaborato da Adyen, piattaforma tecnologico-finanziaria internazionale.
Dietro l’entusiasmo, però, si nasconde un rovescio della medaglia. Tra il 2024 e il 2025 il valore delle frodi ai danni dei consumatori italiani è aumentato del 21%, con impatti diversi a seconda delle generazioni: +10,6% per i baby boomer, +43,2% per la generazione X, +19,6% per i millennial e +21,4% per la generazione Z.
I baby boomer risultano i più vulnerabili per scarsa familiarità con il digitale, mentre la generazione X acquista molto online ma tende a sottovalutare i rischi. L’Italia, tuttavia, appare più resiliente rispetto ad altri Paesi: in Canada le frodi sono cresciute del 222% e nel Regno Unito del 143%. A fare la differenza sono la minore penetrazione dell’e-commerce (20-30% contro oltre il 50% britannico) e sistemi di pagamento più sicuri, con regole bancarie stringenti.
Le truffe più diffuse restano il phishing (email, sms o siti clone che rubano dati), il social engineering (manipolazioni psicologiche che inducono a fornire informazioni riservate) e le frodi sulle carte di pagamento. Il danno medio per utente in Italia si aggira intorno ai 600 euro.
Il report ricorda anche alcune regole pratiche per difendersi: verificare sempre il mittente prima di cliccare su un link, usare password forti e diverse, attivare l’autenticazione a due fattori per i pagamenti e monitorare regolarmente il proprio conto.
Ma se da un lato l’AI viene sfruttata dai truffatori per rendere i loro attacchi sempre più sofisticati e difficili da distinguere da comunicazioni autentiche, dall’altro rappresenta l’arma più efficace per contrastarli. L’intelligenza artificiale, infatti, è in grado di analizzare milioni di segnali in tempo reale ed è molto più rapida di qualunque operatore umano nel riconoscere anomalie.
Il futuro, insomma, si gioca sul crinale della fiducia: l’AI può diventare un alleato prezioso, ad esempio nell’organizzazione di un viaggio con un “agent” virtuale, ma resta aperta la domanda chiave: quanto ci si può fidare degli strumenti che utilizziamo? Chi riuscirà a garantire sicurezza totale?
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