Oggi si convoca il Consiglio dei Ministri per discutere e mettere un punto alla riforma del Consiglio Superiore della Magistratura e ordinamento giudiziario. Se il premier Mario Draghi sembra voler chiudere la questione, M5S e Lega sollevano diversi dubbi sulla questione. Tra il pacchetto di proposte messe a punto dalla Ministra della Giustizia Marta Cartabia figura “niente toga per tre anni dopo incarichi al governo”.
Riforma della Giustizia: news per politici dal pacchetto di proposte di Marta Cartabia
Fino ad oggi, se un magistrato prendeva parte ad incarichi politici poteva in seguito tornare tranquillamente a ricoprire la carica. Invece, tra le proposte più significative nel merito troviamo un no turning back. Così recita la proposta:
“i magistrati che hanno ricoperto cariche elettive di qualunque tipo o incarichi di governo (da parlamentare nazionale ed europeo, consigliere e presidente di giunta regionale, a consigliere comunale e sindaco) al termine del mandato, non possono più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale”.
Cosa accade invece dopo l’approvazione della Riforma? I magistrati ordinari si collocheranno fuori ruolo presso il Ministero di appartenenza. E “i magistrati amministrativi e contabili presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ovvero sono destinati allo svolgimento di attività non direttamente giurisdizionali, né giudicanti né requirenti”.
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Cosa prevede la Riforma della Giustizia per le categorie di magistrati
Proseguendo nell’analisi di questa riforma troviamo invece che per alcune categorie di magistrati si riserva un altro futuro. Ci riferiamo ai magistrati:
- Ordinari;
- Amministrativi;
- Contabili;
- Militari.
Se questi svolgevano incarichi apicali nei ministeri o incarichi di governo non elettivi, al termine dell’attività non svolgeranno funzioni giurisdizionali per tre anni. Poi, la loro collocazione si individuerà dai rispettivi organi di autogoverno. Inoltre, la medesima disciplina si applicherà ai magistrati con candidatura in politica ma senza elezione.
Riforma della Giustizia: news per politici e Sistema elettorale misto
A questo punto, non possiamo tralasciare la questione del sistema elettorale misto, ossia che si basa su collegi binominali. Questi eleggono ciascuno due componenti del Csm e anche una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale. Quindi, non ci sono liste, ma candidature individuali. Ora, i componenti del Consiglio dei Ministri tornano come un tempo a 30, così suddivisi:
- 20 con toga;
- 10 laici.
Inoltre, il Cms prevede che nello spazio per il sistema elettorale misto ci sia possibilità di sorteggio. In effetti, questo servirà a:
- Assicurare che in ogni collegio binominale si raggiunga il minimo di 6 candidati;
- Riequilibrare le candidature del genere meno rappresentato.
La riforma al Consiglio dei Ministri è un pilastro della Riforma della Giustizia, che già modificava il processo penale e civile. Inoltre, è frutto dell’impegno dell’Italia nel trovare e ottenere fondi del Recovery Fund. Poi, si tratta di una riforma ambita anche per contrastare il potere politico interno alla magistratura.
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