Gian Domenico Caiazza, già presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane (UCPI), ha espresso delle riserve sulla proposta di riforma della custodia cautelare avanzata dal deputato Enrico Costa. Nonostante l’amicizia che lo lega a Costa, Caiazza ha dichiarato di non essere convinto dalla nuova proposta, pur riconoscendo l’importanza di una riforma in tale ambito.
Caiazza ha sottolineato come sia assolutamente corretto mirare a una riscrittura rigorosa del concetto di “pericolo di reiterazione del reato”, considerato da molti come la principale causa dell’abuso della custodia cautelare in Italia. Tuttavia, egli non condivide l’idea di stabilire normativamente che a un incensurato, solo in quanto tale, non possa essere addebitato il pericolo di reiterazione del reato per cui è accusato, sebbene si tratti di reati di modesto allarme sociale.
Secondo Caiazza, la prognosi del pericolo di reiterazione del reato dovrebbe basarsi su elementi concreti e oggettivi, che possano essere verificati in modo sintomatico. Questo approccio, a suo avviso, toglierebbe alla valutazione del giudice il carattere soggettivo e intimo che spesso caratterizza le decisioni attuali. Caiazza critica in particolare la prassi attuale, che tende a fondare questa valutazione sulla mera gravità del reato ipotizzato, piuttosto che su prove oggettive.
L’ex presidente dell’UCPI propone invece di imporre ai giudici un “onere rafforzato” di motivazione nelle decisioni relative alla custodia cautelare. Questo onere, secondo Caiazza, potrebbe ridurre quella che definisce una “scorciatoia argomentativa” che facilita l’abuso della custodia cautelare nel Paese. Per Caiazza, l’abuso della custodia cautelare rappresenta una delle problematiche più gravi e scandalose del sistema giudiziario italiano, ed è necessaria una riforma che ponga dei paletti più stringenti al riguardo.
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