Un ricorso che risulta oscuro, incoerente e privo di chiarezza può costare caro al ricorrente. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 7 maggio 2025, ha ribadito che la presentazione di atti giudiziari che non rispettano i requisiti di forma e contenuto previsti dal codice di procedura civile può portare non solo al rigetto dell’istanza, ma anche a sanzioni per lite temeraria.
Secondo quanto stabilito dalla Suprema Corte, la riforma Cartabia ha rafforzato l’obbligo di sinteticità e precisione nella redazione degli atti. Il ricorso deve esporre in modo chiaro e specifico i fatti e le ragioni di diritto alla base della domanda, altrimenti rischia di essere dichiarato inammissibile. Nel caso oggetto della sentenza, il ricorrente è stato condannato a rifondere oltre 8.800 euro di spese processuali per aver presentato un atto «incoerente e privo di esposizione logica», a tutela della correttezza e dell’efficienza del procedimento civile.
L’articolo 96 del codice di procedura civile, come modificato recentemente, consente al giudice di condannare chi agisce in giudizio con modalità abusive o dilatorie a risarcire le spese e i danni, favorendo un sistema giudiziario più snello e rispettoso del contraddittorio.
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