Una boccata d’ossigeno per migliaia di idonei in attesa di essere chiamati e più margine operativo per le amministrazioni pubbliche. Con la conversione in legge del decreto P.A. 25/2025, cambia ufficialmente la disciplina delle graduatorie concorsuali nel pubblico impiego, introducendo una serie di novità pensate per velocizzare le assunzioni e razionalizzare le procedure.
La principale innovazione riguarda la durata delle graduatorie, che resteranno valide per tre anni dalla pubblicazione, dando così più tempo agli enti per coprire i posti vacanti e ai candidati selezionati una finestra più ampia per l’assunzione. Una misura che riguarda non solo i concorsi futuri, ma anche quelli già conclusi con graduatorie ancora attive alla data del 15 marzo 2025.
Assunzioni più rapide e procedure semplificate
Non sarà più necessario attendere rinunce o dimissioni dei vincitori per scorrere una graduatoria: le amministrazioni potranno attingere direttamente alle liste degli idonei per soddisfare qualsiasi esigenza di personale, purché la graduatoria sia ancora in vigore. Inoltre, sarà possibile ricorrere a graduatorie approvate da altri enti, tramite appositi accordi, favorendo così una mobilità inter-ente più snella ed economica.
Un altro passaggio rilevante tutela chi, al momento della chiamata, non può ancora prendere servizio. La normativa prevede che basti l’individuazione formale dell’idoneo per garantirgli il diritto all’assunzione, anche se il contratto viene firmato in un secondo momento.
Stop temporaneo al tetto del 20% di idonei
Per le graduatorie approvate nel 2024 e 2025 viene sospeso il limite che fissava il numero massimo di idonei al 20% in più rispetto ai posti messi a concorso. Una misura pensata per ampliare il bacino di candidati a disposizione delle amministrazioni, agevolando il reperimento di personale senza dover bandire nuovi concorsi.
Mobilità volontaria più libera
Sul tema della mobilità tra enti pubblici, una recente sentenza del Consiglio di Stato (n. 3140/2025) ha ribadito che gli enti restano liberi di scegliere se ricorrere a graduatorie esistenti o puntare sulla mobilità volontaria, soprattutto quando i posti da coprire sono stati istituiti o modificati successivamente al concorso. Anche se l’obbligo di ricorrere prima alla mobilità per gli enti con oltre 50 dipendenti slitta al 2026, la sentenza consente già oggi di applicare questa facoltà.
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