Un Consiglio Superiore della Magistratura al lavoro su più fronti, tra revisione delle regole organizzative per le Procure, tensioni istituzionali e il dibattito ancora acceso sulla separazione delle carriere. È questo il quadro emerso dal Plenum di ieri, che ha approvato — a maggioranza e con otto astensioni — le modifiche alla circolare sull’organizzazione degli uffici di Procura, emanata il 3 luglio 2024 dopo l’entrata in vigore della riforma Cartabia.
Le novità per le Procure: semplificazione e più margini ai Procuratori
Su proposta della VII Commissione, il CSM ha snellito una serie di passaggi procedurali che avevano suscitato critiche e difficoltà applicative nei mesi successivi alla riforma. Tra le modifiche più rilevanti:
- la reintroduzione dei provvedimenti attuativi, che consentono ai Procuratori di disporre assetti organizzativi interni coerenti col progetto approvato, senza più bisogno del via libera del CSM ma con una semplice presa d’atto;
- la semplificazione delle modifiche al progetto organizzativo, che diventano immediatamente operative senza la preventiva consultazione di Presidente del Tribunale e Consiglio dell’Ordine degli Avvocati;
- un iter più snello per le assegnazioni dei procedimenti in deroga, con possibilità di differire la comunicazione ai magistrati interessati per esigenze di segretezza investigativa.
Il pacchetto di modifiche è il risultato di nove mesi di analisi e confronto tra CSM e capi delle Procure, per bilanciare semplificazione procedurale, partecipazione interna e tutela dell’obbligatorietà dell’azione penale, senza compromettere la riservatezza delle indagini.
Scontro Nordio–Massimario: il CSM corre ai ripari
A tenere banco però è anche il caso politico-istituzionale esploso dopo le parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che in un’intervista ha duramente criticato l’Ufficio del Massimario della Cassazione per la relazione tecnica con cui i giudici avevano segnalato criticità nel decreto sicurezza. Secondo Nordio, si sarebbe trattato di uno “sgarbo al Colle”, sostenendo che eventuali irregolarità sarebbero state rilevate dal Capo dello Stato al momento della promulgazione.
Parole che hanno scatenato la reazione dell’opposizione e anche del Consiglio Superiore della Magistratura. I consiglieri togati e i laici Roberto Romboli, Michele Papa ed Ernesto Carbone hanno infatti chiesto e ottenuto l’apertura di una pratica a tutela dei magistrati del Massimario, ritenendo che le reazioni politiche “abbiano travalicato i confini della dialettica istituzionale, restituendo all’opinione pubblica un’immagine distorta della funzione e del ruolo dell’Ufficio”.
Gasparri attacca: “Pareri strampalati”
A rincarare la dose è arrivato il commento di Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, che ha definito “eroici funzionari dello Stato” i magistrati del Massimario, salvo aggiungere che i pareri contestati sarebbero talmente infondati che “nessun magistrato avrebbe potuto scriverli nella vita”.
Separazione delle carriere: iter rallentato al Senato
Nel frattempo, a Palazzo Madama prosegue a rilento l’esame del disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Approvato l’articolo 2 nei giorni scorsi, la conferenza dei capigruppo ha aggiornato la tabella di marcia: l’8 luglio si terrà una nuova riunione per decidere se imprimere un’accelerazione. Il voto finale potrebbe slittare alla settimana successiva, complice l’accumulo di decreti legge da convertire prima della pausa estiva.
Un clima istituzionale teso e delicato
Il clima rimane dunque particolarmente teso: da un lato un Consiglio Superiore impegnato a riorganizzare il funzionamento delle Procure nel quadro della riforma Cartabia, dall’altro le polemiche su provvedimenti governativi controversi e una riforma costituzionale divisiva che, pur approvata a tappe forzate dalla maggioranza, si avvia verso un probabile referendum confermativo dall’esito tutt’altro che scontato.
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