I dati resi noti dall’ufficio statistico della Corte di Cassazione, e anticipati da Il Sole 24 Ore, evidenziano che i tempi di attesa per la definizione dei processi civili davanti alla Suprema Corte restano lunghi, superando i tre anni. Tuttavia, vi sono segnali incoraggianti che potrebbero far sperare in un allineamento con gli obiettivi fissati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).
Al 30 giugno 2024, il “disposition time”, un indicatore che stima il tempo medio necessario per giungere a sentenza, è sceso a 971 giorni, in netto miglioramento rispetto ai 1.302 giorni registrati nel 2019. Questo dato suggerisce che l’obiettivo finale di ridurre il tempo medio a 977 giorni, previsto dal Pnrr per il 2026, potrebbe essere raggiunto in anticipo.
Tuttavia, quando si considerano i tempi effettivi dalla data di iscrizione alla decisione, il quadro si complica. Nei primi sei mesi del 2024, la durata media complessiva dei processi civili in Cassazione è salita a tre anni, cinque mesi e 23 giorni, pari a 1.268 giorni, segnando un aumento rispetto ai 1.208 giorni del primo semestre del 2023 e ai 1.225 giorni dello stesso periodo del 2022.
Un fattore determinante nell’allungamento dei tempi è rappresentato dai processi tributari, la cui durata media ha raggiunto i 1.722 giorni, equivalenti a quattro anni e otto mesi. Nonostante una riduzione rispetto ai 2.152 giorni del 2022, si è registrato un aumento rispetto ai 1.629 giorni del primo semestre del 2023.
Sul fronte degli arretrati, vi sono notizie positive: nel primo semestre del 2024, si è registrata una diminuzione del 14% rispetto al 2022 e del 9% rispetto al 2023. Tuttavia, i procedimenti fiscali, che costituiscono circa il 43% dell’arretrato totale (39.498 casi), rappresentano ancora un problema significativo, con molte cause che risalgono a oltre dieci anni fa. Nonostante un calo dell’8,6% rispetto al 30 giugno 2023, l’arretrato fiscale rimane lontano dall’essere eliminato, con 21.153 cause per imposte dirette e 9.356 per tributi locali ancora pendenti.
A complicare ulteriormente la situazione vi è l’aumento delle nuove iscrizioni. Nei primi sei mesi del 2024, si è registrato un incremento rispetto allo stesso periodo del 2023, con 14.311 nuovi procedimenti iscritti rispetto ai 13.307 dell’anno precedente. La sezione tributaria, in particolare, ha visto un incremento del 36% nelle nuove impugnazioni rispetto al 2023, con 5.201 nuovi casi.
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