Legali italiani su contenziosi virtuali tra aziende del settore moda e lusso
Oggigiorno, molte aziende commerciali si confrontano con la realtà virtuale e le possibilità che essa racchiude. Per esempio, i marchi della moda e del lusso sviluppano già prodotti e servizi specifici per battere la concorrenza anche nel metaverso. Intuibile è che ciò comporta anche nuovi contenziosi e problemi legali inediti sui quali anche gli avvocati italiani si stanno confrontando.
Avvocati difendono contenziosi NFT dell’alta moda nel metaverso, primi contenziosi in USA
Si parla di metaverso, ma sarebbe meglio parlare di metaversi, dato che ne esistono già di diversi, come ad esempio:
- Meta (di Facebook);
- Roblox;
- The Sandbox;
- Decentraland.
A questi mondi paralleli e virtuali di realtà aumentata già si affacciano le prime grandi aziende, specialmente nel settore della moda. Un esempio fra tutti è Gucci, che crea lo spazio virtuale “Vault” e diverse esperienze su Roblox. Tra queste, citiamo la versione digitale della borsa Dionysus, che è già stata venduta per circa 4.100 dollari.
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I primi ricorsi legali hanno luogo negli Stati Uniti e si legano agli NFT – non fungible token. Ricordiamo che si tratta di opere digitali uniche, immodificabili e la cui proprietà si certifica attraverso la blockchain. Ognuna di queste opere può potenzialmente essere venduta per cifre molto alte. Vediamo ora due casi d’esempio.
Le battaglie legali per gli NFT di Hermès e Nike
Principalmente, fa scalpore la battaglia legale tra Hermès e l’artista Mason Rotschild. Quest’ultimo viene citato in giudizio per violazione del copyright a seguito della creazione delle “Metabirkin Nft”. Si tratta di una serie limitata di 100 modelli che si ispirano alla celebre borsa dell’azienda francese, che tuttavia si dice all’oscuro del progetto.
Perciò, l’artista fa appello al Primo Emendamento: ritiene che la sua creazione si possa comparare alla “Campbell’s soup cans” di Andy Warhol. Ora, la parola spetta ad un giudice di New York.
Altro caso che ruota sempre attorno agli NFT riguarda il contenzioso tra Nike e StockX. Quest’ultima è una piattaforma di rivendita dal valore di 3,8 miliardi di dollari. Al proposito, i legali di Nike sostengono che tale piattaforma vendesse oltre 500 NFT di scarpe Nike senza la loro autorizzazione. Così facendo avrebbero danneggiato il marchio di scarpe tra i più conosciuti al mondo.
L’importanza di registrare il proprio marchio nelle realtà virtuali
Nonostante il mondo NFT e il metaverso siano ancora da scoprire, molti si stanno già interessando ad occupare il proprio spazio anche in tale universo. Ad esempio, notiamo come McDonalds registrava una decina di giorni fa il proprio marchio McDelivery per aprire ristoranti virtuali. Con questi, sarà possibile prenotare i propri pasti, da degustare nel mondo reale.
Invece, per quanto riguarda il mondo della moda, molti avvocati si trovano d’accordo nel sostenere che le battaglie legali tra brand siano già molte. A tal proposito, vediamo quali sono alcuni pareri legali in merito a queste nuove realtà e concorrenze digitali. Innanzitutto, l’esperta in fashion law Daniela Ampollini afferma che:
“Qualcosa si muove, sul fronte dei brand. Molti stanno cercando di ampliare o modificare la sfera di tutela del marchio e rivendicare nuove categorie o nuove diciture, come quella dei prodotti virtuali nella classe 9, quella dei software. Altri stanno approntando nuovi servizi per il monitoraggio di ciò che avviene sulle piattaforme, che per ora non sono diverse da un social ma sicuramente molto più complesse”.
A questo parere si aggiunge quello di Riccardo Traina Chiarini, associato nel medesimo studio dell’avvocatessa (Trevisan & Cuonzo):
“Un Nft è un certificato digitale di proprietà del file a esso associato, pertanto il solo fatto di creare un Nft a mio parere non costituisce, di per sé, una violazione. Né, d’altro lato, il solo fatto di creare un Nft conferisce all’immagine digitale a esso associata protezione sotto il cappello del diritto d’autore.”
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