L’operazione di rafforzamento amministrativo della Pa segna un risultato del -0,12%. Il dato, ricavato dalle proiezioni del «conto annuale del personale», effettuato dalla Ragioneria generale dello Stato, fotografa l’evoluzione negli enti territoriali degli organici.
Parliamo, quindi, del ramo della Pa considerato quello maggiormente in difficoltà, vista la moltiplicazione di cinque volte delle capacità di spesa degli investimenti richiesti dal Pnrr.
Per tentare di rimediare a tanti anni di turn over, il Governo Conte 2 e quello Draghi hanno cambiato le regole più di una volta, al fine di allargare gli organici delle Regioni, delle Province, delle Città metropolitane e dei Comuni.
Nel 2022 si sarebbero dovuti vedere i primi effetti di questo cambio di rotta. Invece, la Ragioneria generale, ha calcolato che lo scorso anno i dipendenti, al posto di aumentare, sono diminuiti di qualche centinaio, mentre nel resto della Pa si è notato un leggero aumento dei dipendenti.
Eccezione, anche, per le agenzie fiscali, che nel 2022 hanno perso quasi il 2% dei dipendenti. Anche nelle Province e nelle Città metropolitane, invece, si registra una riduzione, rispettivamente, dello 0,99% e dello 0,97%.
Iscriviti al canale Telegram di Servicematica
Notizie, aggiornamenti ed interruzioni. Tutto in tempo reale.
Per quanto riguarda il personale a tempo determinato, invece, le assunzioni sarebbero dovute avvenire entro il tempo stabilito dal Pnrr. A fine 2021, infatti, era stato introdotto un emendamento, il quale avrebbe dovuto incentivare l’assunzione di 15mila esperti e tecnici nei Comuni.
Ma anche in questo caso, i dati parlano chiaro: si calcolano 2.492 ingressi, che corrispondono a meno di un quinto di quanto previsto.
Ci potrebbero essere moltissime spiegazioni. La prima è puramente improntata ai conti, dato che, a differenza di quanto accade all’interno dei ministeri, le assunzioni degli enti territoriali sono permessi da norme nazionali, ma pagate da bilanci a livello locale.
L’aiuto dello Stato è riservato ai tecnici a tempo determinato presenti nei Comuni fino a 5mila abitanti. Ma anche qui, il decreto che ha predisposto 30 milioni di euro per pagare 1.026 tecnici è arrivato ben 14 mesi dopo la norma.
«I professionisti non vengono a lavorare da noi», spiegano gli amministratori locali e il presidente dell’Anci, Antonio Decaro. Da tempo, l’incrocio tra bassi livelli retributivi e contratti a tempo determinato risulta letale a livello di attrattività lavorativa.
Nella ripresa post-pandemica, in molti partecipano a più concorsi e selezioni. E, se hanno possibilità di scelta, corrono verso prospettive solide e buste paga più convenienti.
LEGGI ANCHE:
Linguaggio e parità di genere negli atti giudiziari: l’intervento della Crusca