27 Ottobre 2025 - ECONOMIA | L'analisi della CGIA di Mestre

Occupazione record ma industria in affanno: l’Italia lavora di più, guadagna di meno

Un milione di occupati in più in tre anni, ma la cassa integrazione cresce del 22%. L’automotive trascina la crisi: a Termoli +1.255% di Cigs

Durante i primi tre anni del governo Meloni, l’Italia ha visto crescere il numero complessivo degli occupati di un milione di unità. Secondo i dati Istat, ad agosto 2025 il totale degli addetti ha raggiunto quota 24,1 milioni, con un picco storico nel mese precedente, quando i lavoratori erano 24,2 milioni.

Un risultato incoraggiante, che tuttavia si accompagna a un segnale d’allarme: l’aumento della cassa integrazione (Cig). Nel primo semestre del 2025, rispetto allo stesso periodo del 2024, il numero di ore autorizzate è salito di quasi il 22%, toccando 305,5 milioni di ore, pari a 54,7 milioni in più.

Cigs in forte crescita: segnali di crisi nella manifattura

Analizzando le diverse tipologie di intervento, la Cig in deroga (Cigd) è crollata del 70%, la Cig ordinaria (Cigo) è aumentata del 7,3%, mentre la Cig straordinaria (Cigs) ha registrato un’impennata del 46,4%.
Un dato preoccupante, secondo l’Ufficio studi della CGIA, che evidenzia difficoltà crescenti in alcuni comparti chiave del manifatturiero.

Più lavoratori, ma retribuzioni ferme

La crescita occupazionale è innegabile, ma non altrettanto quella della produttività e delle retribuzioni. Negli ultimi tre anni, il PIL italiano è cresciuto meno dell’1% annuo, e gli stipendi restano tra i più bassi d’Europa.

Il tasso di occupazione femminile continua a essere tra i più deboli dell’UE, mentre la quota di NEET (giovani che non studiano e non lavorano) rimane preoccupante.
A questo si aggiunge una produzione industriale stagnante e l’aumento della Cig, che fanno temere l’avvio di una crisi strisciante, sulla scia di quanto già avvenuto in Germania e Francia.

La CGIA richiama l’urgenza di spendere bene e presto i fondi del PNRR: oltre 100 miliardi di euro ancora disponibili devono essere “messi a terra” entro giugno 2026 per rilanciare la produttività e modernizzare il Paese.

I settori più colpiti: automotive, metallurgia e macchinari

Tra i comparti industriali, è l’automotive a registrare l’aumento più significativo delle ore di Cigs: 22 milioni nel primo semestre 2025, pari a un +85,8% rispetto all’anno precedente.

Seguono:

  • Metallurgia: oltre 20 milioni di ore (+56,7%)
  • Macchine e apparecchi meccanici: 11,3 milioni (+12,5%)
  • Calzature: 11,1 milioni (+144,3%)

Questi quattro settori, da soli, rappresentano oltre il 55% della Cigs totale nel manifatturiero nazionale.

Stellantis, Termoli maglia nera: +1.255% di Cig

A livello territoriale, la provincia di Campobasso guida la classifica per incremento della Cigs. Nel suo territorio, che ospita lo stabilimento Stellantis di Termoli, le ore di Cig sono aumentate del +1.255% nel primo semestre del 2025.

Seguono:

  • Cuneo: +347%
  • Asti: +289%
  • Potenza: +280%

In controtendenza, invece, Oristano (-74%), Nuoro (-75,6%) e Crotone (-87,8%).
Sul piano geografico, è il Nord-Ovest — in particolare il Piemonte — a risultare più colpito, con un incremento medio del 33,3% delle ore autorizzate.


Il quadro occupazionale italiano appare dunque in chiaroscuro: il numero di lavoratori cresce, ma cresce anche la precarietà di interi comparti produttivi. La sfida, come sottolinea la CGIA, sarà trasformare l’occupazione in lavoro stabile e ben retribuito, investendo in innovazione e produttività prima che le ombre di una nuova crisi tornino ad allungarsi sul Paese.


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