Nordio: Priorità al trattamento psichiatrico nelle carceri

Un nodo ancora tutto da sciogliere è il tema della sicurezza e delle persone con problemi psichiatrici che compiono reati. Il Guardasigilli Carlo Nordio offre le sue soluzioni, durante un convegno al centro congressi Bhr di Quinto, parlando dell’apertura delle strutture para-carcerarie nelle caserme non utilizzate e dismesse.

In dieci anni, 42 pazienti, identificati in quanto autori di reati, sono stati seguiti dal dipartimento di salute mentale di Treviso. I numeri sono destinati a crescere: 8 pazienti nel 2021, 18 nel 2022. Spiega Carola Tozzini, direttrice del dipartimento: «La novità sta nella differenziazione di genere: sono comparse anche le donne. E si è abbassata l’età media, è un andamento che ci preoccupa. Da qui la decisione di iniziare a parlarci e a confrontarci».

Nel 2014 sono stati chiusi ufficialmente gli ospedali psichiatrici giudiziari, anche se non bastano le nuove residenze per eseguire le misure di sicurezza, pensate per l’accoglienza delle persone con disturbi mentali, dopo i pronunciamenti della magistratura.

I trattamenti sanitari obbligatori non sono affatto delle soluzioni stabili. Fa il punto della situazione il Sindaco Mario Conte: «Mi preoccupa il numero di Tso e il fatto che spesso riguardano giovanissimi: le nostre comunità chiedono soluzioni».

Invece, la società italiana di psichiatria forense chiede l’introduzione di un nuovo concetto di vincolo di cura e di maggior attenzione alla salute mentale dei detenuti nelle carceri. La psichiatria non può in alcun modo controllare le anomalie comportamentali.

Spiega Nordio: «Il problema delle carceri e del trattamento psichiatrico è una priorità. Si possono fare delle riforme a costo limitato per ridurre il problema. La mia idea è di recuperare gli spazi che esistono nelle caserme dismesse».

«Se si svuota una parte delle carceri di detenuti che possono essere trasferiti in queste nuove strutture para-carcerarie, si liberano posti per le persone che devono essere sottoposte a trattamenti sanitari in una struttura carceraria adeguata alle esigenze di cura. Per le persone meno pericolose, poi, sarà possibile istituire dei centri di cura intramoenia nelle stesse caserme dismesse».

Aggiunge: «Non si possono riaprire gli ospedali psichiatrici giudiziari. Non si può ritornare indietro, ma si può coniugare il bilanciamento tra il malato e il diritto di sicurezza della società».


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