Un caso di ordinaria amministrazione legale si è trasformato in un incubo per un avvocato di Vibo Valentia e la sua famiglia, culminando in una serie di minacce che hanno coinvolto anche le forze dell’ordine e la magistratura. L’episodio ha scosso la comunità locale, mettendo in luce il crescente fenomeno delle intimidazioni contro i professionisti del diritto.
La vicenda ha avuto inizio quando un avvocato, esasperato dai continui ritardi nei pagamenti da parte di un cliente, ha deciso di ricorrere a un decreto ingiuntivo per ottenere il compenso dovuto. Questo atto legale, che ha portato al pignoramento dei conti bancari del cliente moroso, avrebbe dovuto risolvere la questione. Tuttavia, ha invece innescato una catena di eventi drammatici, sfociati in minacce di violenza.
Il cliente, noto alle forze dell’ordine per precedenti episodi di violenza, ha reagito con rabbia alla decisione dell’avvocato. Piuttosto che cercare una soluzione pacifica, ha iniziato a perseguitare il legale con una serie di minacce inquietanti. La situazione è degenerata rapidamente, con il cliente che ha espresso l’intenzione di “diventare un’ombra” nella vita dell’avvocato. Non riuscendo a rintracciare il legale, l’ex cliente ha rivolto la sua ira contro la madre dell’avvocato, minacciandola direttamente per telefono e facendo intendere che anche la sua sicurezza fosse in pericolo.
L’episodio più agghiacciante è avvenuto quando il persecutore ha lasciato sul parabrezza dell’auto del legale un libretto di preghiere intitolato “Massime Eterne”, associato tradizionalmente ai defunti, accompagnato da un messaggio intimidatorio rivolto al figlio di tre mesi dell’avvocato. Questo gesto ha costretto il legale a rivolgersi nuovamente alle autorità per denunciare non solo le minacce, ma anche un tentativo di estorsione.
Le forze dell’ordine, guidate dalla Procura di Vibo Valentia sotto la direzione del procuratore Camillo Falvo, hanno risposto immediatamente. I carabinieri della stazione di Arena hanno avviato un’indagine approfondita che ha portato all’emissione di un’ordinanza cautelare contro il presunto persecutore, imponendogli il divieto assoluto di avvicinarsi all’avvocato e alla sua famiglia, con una distanza minima di 500 metri e il divieto di qualsiasi forma di comunicazione.
Il presidente della Camera Penale di Vibo Valentia, Giuseppe Mario Aloi, ha espresso solidarietà e indignazione per l’accaduto, definendo l’episodio come “un gesto vile e inaccettabile”. Aloi ha sottolineato le difficoltà che gli avvocati locali affrontano quotidianamente, operando in un contesto caratterizzato non solo dalla criminalità organizzata, ma anche da un’economia fragile e da una crescente delegittimazione del ruolo dell’avvocato.
Aloi ha inoltre lodato la tempestiva risposta delle autorità, evidenziando l’efficienza della Procura di Vibo Valentia e del procuratore Falvo. Tuttavia, ha anche richiamato l’attenzione sul fatto che questo non è un caso isolato: di recente, un’altra avvocata di Vibo Valentia è stata minacciata via email, mentre a Crotone un avvocato è stato aggredito nel proprio studio. “Sono segnali allarmanti che richiedono una riflessione seria”, ha aggiunto Aloi, ribadendo l’importanza delle battaglie portate avanti dalla Camera Penale per garantire un sistema di giustizia equo e funzionante.
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