ROMA, 1° agosto – “La Corte di giustizia Ue nella sentenza sul protocollo Italia-Albania e la definizione di Paese d’origine sicuro conferma in modo inequivocabile la correttezza dell’interpretazione fornita dai giudici italiani, più volte oggetto, in questi mesi, di pesanti attacchi pubblici per l’esercizio della loro funzione. I giudici non fanno le leggi, ma le applicano in modo attento e scrupoloso e, come confermato dalla Corte di giustizia UE, devono poter esercitare un sindacato pieno e indipendente sul rispetto dei diritti fondamentali”. Così la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati in una nota.
“La Corte – aggiunge – conferma inoltre che non possono essere inclusi nell’elenco dei Paesi sicuri quei Paesi che non offrano “protezione sufficiente a tutta la sua popolazione”, escludendo logiche meramente formali o generiche. I magistrati italiani hanno fatto in questi mesi quello che la legge imponeva loro, nonostante i frequenti e brutali attacchi ricevuti da una parte della politica. La sentenza di oggi lo conferma. Hanno dunque agito nel pieno rispetto del diritto nazionale ed eurounitario, garantendo l’effettività della tutela giurisdizionale, uno dei capisaldi dello Stato di diritto. La decisione della Corte di Lussemburgo rafforza e legittima l’operato di chi, in nome della legge, ha tutelato diritti e libertà fondamentali, nel solco della Costituzione e delle norme europee”.
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