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La Giustizia Climatica debutta alla Corte dei diritti dell’uomo

Sei giovani portoghesi, con età compresa tra 11 e 24 anni, hanno portato 32 Stati di fronte alla Corte europea dei diritti dell’Uomo (Cedu), per non aver rispettato gli obblighi climatici comunitari.

Nel 2017, nella regione di Beira, che si trova tra Portogallo e Spagna, le fiamme sono costate la vita a 66 persone e a 20mila ettari di foresta: per questo motivo, i sei hanno deciso di affidarsi al gruppo di avvocati Glan, per poter cercare giustizia alla corte di Strasburgo.

Commenta Catarina Mota, una dei sei giovani: «I nostri esperti dicono che a 3 gradi ci saranno ondate di caldo ancora più estreme, che dureranno un mese o più. I governi di tutto il mondo hanno il potere di fermare tutto ciò, ma hanno scelto di non fare la loro parte. Non possiamo restare a guardare».

L’accusa è rivolta contro 27 stati membri, più Regno Unito, Norvegia, Svizzera, Russia e Turchia, e non riguarda soltanto l’inadempienza agli obblighi climatici, ma anche la violazione dei diritti umani, sottolineando in tal senso come i diritti fondamentali dell’uomo fanno anche parte della lotta alla crisi climatica.

La Corte si è pronunciata positivamente, e questo potrebbe rappresentare uno storico precedente legislativo, anche se per la decisione potrebbero volerci molti mesi. Fino ad oggi, l’ambiente aveva incontrato la giustizia soltanto all’interno dei singoli Paesi.

In Italia, per esempio, c’è stata la campagna di Giudizio Universale del 2021, nella quale 200 ricorrenti, comprendenti anche 17 minori e 24 associazioni, hanno denunciato l’Italia per inadempienza climatica per quanto riguarda la riduzione di emissioni che alterano il clima, al fine di rientrare negli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi, i famosi 1,5/2 gradi.

Anche l’Italia dovrà difendersi dai giudici della Cedu. Il caso è stato classificato come prioritario, e verrà discusso anche di fronte alla Grande Camera, ovvero l’organo più solenne della Corte.

Prima di pronunciarsi, la Corte dovrà esaminare la ricevibilità del ricorso, e ciò implica il rispetto di alcuni criteri molto rigorosi, sui quali parecchi casi, nel passato, si sono arenati. L’attuale crisi climatica, ricordano i sei giovani, non distribuisce equamente i suoi effetti nei vari stati.

Gli avvocati di Glen parleranno anche della violazione dei diritti alla salute dei giovani, che quest’estate hanno superato i 40 gradi in molte zone. Dichiara il portavoce della campagna, il 15enne André dos Santos Oliveira: «Tutta l’Europa sta vivendo tremendi impatti climatici: in Portogallo quest’estate abbiamo sperimentato ondate di caldo sempre peggiori che stanno limitando la nostra capacità di poter decidere della nostra vita in maniera libera».

Alcuni Paesi avrebbero già inviato i loro pareri alla Cedu. La Grecia, per esempio, avrebbe comunicato: «Non può essere stabilita una relazione di causa-effetto assoluta tra i cambiamenti climatici e problemi sulla salute umana: c’è grande incertezza sul bilancio finale della mortalità: se sia positivo o negativo».


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