11 Settembre 2025 - LAVORO | Nuovi modelli

La Generative AI non decolla in azienda: solo il 5% dei progetti porta risultati

Uno studio del MIT e un rapporto Apple smontano il mito dell’intelligenza artificiale come motore di trasformazione immediata: carenze di competenze, difficoltà di integrazione e rischi di shadow AI

Per mesi la narrativa dominante ha descritto l’intelligenza artificiale generativa come la chiave di volta per la competitività delle imprese. Ma i dati raccontano una realtà diversa. Secondo il report The Generative Use of AI in Business 2025, pubblicato dal MIT Media Lab, solo il 5% dei progetti pilota lanciati dalle grandi aziende con strumenti di Gen AI riesce a generare un impatto economico misurabile. La maggioranza – il 95% – rimane bloccata nella fase sperimentale, senza produrre benefici concreti né ritorni sui margini operativi.

Il problema principale? I modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) faticano a comprendere il contesto e ad adattarsi ai processi organizzativi. Non sanno integrare in modo efficace i feedback ricevuti, non migliorano con il tempo e spesso risultano estranei ai sistemi aziendali già in uso. Ne deriva un divario tra il potenziale della tecnologia e la sua effettiva applicazione.

«Pesano la carenza di competenze interne, le difficoltà di integrazione e infrastrutture ancora non adeguate», spiega Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano. Un ostacolo che si aggiunge al fenomeno della shadow AI: l’uso spontaneo e non governato di strumenti generativi da parte dei dipendenti, spesso attraverso account gratuiti o personali, con il rischio di esposizione di dati sensibili e problemi di conformità normativa.

Il MIT non è il solo ad accendere un faro critico. A giugno, Apple ha diffuso uno studio dal titolo eloquente, The Illusion of Thinking, che mette in discussione le capacità dei cosiddetti modelli “reasoning”, progettati per simulare processi di ragionamento complesso. Secondo i ricercatori, questi strumenti mostrano limiti evidenti man mano che i compiti si fanno più articolati, e le metriche usate per valutarli risultano viziate dal fatto che i dataset di addestramento contengono già le risposte dei test.

Dietro le promesse di rivoluzione tecnologica, dunque, emergono dubbi e cautele. Gli LLM hanno dimostrato straordinarie capacità di generazione di testo e di supporto alla produttività individuale, ma restano strumenti statistici più che vere intelligenze capaci di ragionare. Ecco perché molti progetti aziendali falliscono: mancano ancora una piena comprensione del contesto, una reale capacità di apprendimento dinamico e, soprattutto, le competenze organizzative per gestirne l’impatto.

Il mito dell’AI come scorciatoia verso l’innovazione è così costretto a fare i conti con la realtà: una tecnologia promettente, ma che richiede tempo, investimenti in formazione e infrastrutture adeguate per esprimere davvero il suo potenziale trasformativo.


LEGGI ANCHE

Sanità digitale, l’AI impara senza violare la privacy: la rivoluzione del Federated Continual Learning

Un nuovo paradigma combina apprendimento distribuito e continuo: ospedali connessi che collaborano senza scambiarsi dati sensibili, modelli che si adattano alle evoluzioni cliniche senza dimenticare…

Rapporto Aiga sulla giovane avvocatura: gender gap e guadagni bassi

Gender gap e bassi guadagni: queste le principali difficoltà che riscontrano i giovani avvocati. Lo stabilisce il primo rapporto Aiga sulla giovane avvocatura, pensato e…

L’asse Mosca-Pechino si consolida: gas, terre rare e tecnologia gli assi della sfida all’Occidente

Le relazioni tra Russia e Cina raggiungono "livelli senza precedenti" con la firma di oltre venti accordi strategici. Dalla costruzione del gasdotto "Power of Siberia…

TORNA ALLE NOTIZIE

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Acn
RDP DPO
CSA STAR Registry
PPPAS
Microsoft
Apple
vmvare
Linux
veeam
0
    Prodotti nel carrello
    Il tuo carrello è vuoto